domenica 9 dicembre 2012

Claudiano state of mind

Solo due parole, due davvero. E' che ieri sera, quando sarebbe stato il momento giusto per dirle, io e V. avevamo due adorabili elementi disturbatori a distrarci (ovviamente parlo degli spriz ^.^) e quindi non abbiamo potuto concentrarci sul misticismo della situazione.
Claudiano chiude i battenti. I miei aficionados sicuramente hanno leggiucchiato di Claudiano fra le righe di questo blog. E' il bar dove, per qualcosa come 3 anni, ho fatto colazione, pranzato e bevuto spriz. Ormai Claudiano non è un nome, è uno state of mind. Teatro del nostro pollaio e delle nostre idee, sulle poltroncine di Claudiano la nostra follia ha trovato terreno fertile, e non c'è luogo dove ci si senta più a casa di quello in cui si viene accolti con tutto il bagaglio di scemenze, pollaio, problemi e fantasie che ognuno si porta dietro. Come l'aula tutor per un certo periodo, anche Claudiano è stato il mio rifugio di randagio.
Dove andiamo? Da Claudiano. Spriz da Claudiano? Claudiano, per me gargabelli gamberetti e zucchine. Caffè macchiato e ciambella, posso avere il dolcificante per favore? Spriz!! Claudianoooo ci porti da mangiare?! Ciao! Tu la conosci Franci? Niky, se ti trattano male i tuoi avocati siamo noi! Pronto, professore, vorremmo sostenere l'integrazine orale dell'esame. Claudiano, ci fai una foto? All the single ladies, now put your hands up! Wom ci vediamo a pranzo? Si (e trovarsi da Claudiano senza averlo stabilito). Scrivilo sul cazzario! Wom, se ci va male nella vita... No, scusate se mi faccio i fatti vostri ma ve lo devo proprio chiedere: si chiama veramente Claudiano?
E ora cominciano i problemi. Dove andremo a rifugiarci nelle giornate di pioggia?

lunedì 3 dicembre 2012

50 sfumature di banalità

Buongiorno popolo del web! Come butta? Lo so lo so vi sono mancata... E non fate quelle facce scettiche, almeno fatemi credere che la mia presenza nel cyberspazio sia non dico utile, ma almeno un pochino piacevole.
Latito ormai da molto, ma devo dire che non ho molte news da raccontarvi. Solite cose, si studia, si lavora, ci si arrabbia...Ormai credo di aver raggiunto un punto zen della mia esperienza, la rabbia mi attraversa, ristagna un pò e poi scola via lasciandomi nel mare della tranquillità (si, sulla Luna).
Anche perchè se dovessi arrabbiarmi veramente per ogni cosa, come dice F., a 30 anni mi verrà l'ulcera. E allora lascio scolare. Chè se devo star dietro a quello che mi combinano alla SSPL, a quello che combinano sui blog di regolarità, a quello che combinano in tribunale etc etc...poi non avrei più nemmeno il tempo di scrivere questo post insensato e no, non voglio rinunciare a voi, miei cari, non voglio privarvi di questi monologhi lamentosi e lagnosi, so che rallegrano le vostre giornate. E allora, per darvi uno spunto alternativo e altamente innovativo, vi consiglio caldamente la lettura di un romanzo appena uscito e già best seller: "A nudo per te".
Allora, non vorrei anticiparvi troppo perchè la storia è davvero curiosa e ti prende, cioè, ho come l'impressione di non aver mai letto nulla del genere, però mi piacerebbe darvi un'idea della trama, così per invogliarvi.
New York: lei è una giovane laureata con un passato misterioso alla sua prima esperienza lavorativa, lui un multimilionario giovane e bellissimo proprietario del palazzo in clui lei lavora e dal passato altrettanto misterioso. Beh i due, insospettabilmente, si trovano presi da una passione irrefrenabile che li spinge l'uno verso l'altra portandoli a travalicare i rispettivi limiti psicologici, prima attraverso incontri carnali, poi anche con l'innamoramento.
Non potete perdervelo, sul sito Mondadori è indicato come un libro UNICO.
No, no!! Oh lettore stolto che mi stai segnalando atraverso gesticolazioni estreme che questa storia l'hai già letta, che è qualcosa di comparabile alle sfumature di qualcosa, che si avvicina vagamente alla storia di Mr Grey. No, lettore, tu dici questo 1) perchè non capisci niente e 2) perchè non hai ancora visto la copertina di "A nudo per te": sui toni dell'oro con due gemelli in primo piano, sfondo leggermente sfocato (messaggio subliminale: prova a sostituire ai gemelli una cravatta). Avanguardia pura! Cioè non riesco assolutamente a trovare affinità con altri best seller! Uh dimenticavo un fondamentale elemento differenziale rispetto a qualunque altro romanzo: è una trilogia. Cavoli. che innovazione.
Ecco. Ma perchè? Cioè perchè? Gli Harmony c'erano già. E non hanno mai scalato le classifiche. Voglio dire, sono storie piacevoli, da ombrellone, da comodino, una cosa leggera senza pretese. Queste trilogie che balzano agli onori della cronaca da un giorno all'altro con la stessa solfa scritta dentro, non riesco a capire che attrattiva esercitino sul pubblico. Le sfumature di grigio le avevano già scritte, che bisogno c'era della brutta copia? E guardate che la mia non è una critica bigotta del romanzo erotico in quanto tale. E' una critica sulla banalità in generale! Mr Grey l'avevano già inventato, così come avevano già inventato Edward e Bella, non era necessaria tutta la sequela di romanzetti sempre più scadenti, un pò dark che, cavalcando l'onda, descrivevano amori impossibili tra umane e vampiri senza avere nemmeno la fantasia di invertire i generi. Se vogliamo dirla tutta, le regole del gioco le avevano già dettate Buffy e Angel, con una storia molto più accattivante, ma girando in libreria è tutto un fiorire di titoli improbabili su innamoramenti tra vampiri e lupi e umane sfigate ma incredibilmente affascinanti. Ho letto anche qualcosa come "Promessi vampiri". Vogliamo parlarne? E no, non finisce qui, c'è anche il filone di Tiffany/Chanel. Si avete capito bene, c'è in giro un fiorire di volumi con copertine ripiene di cappelli, gioielli e sfondi verdini. I titoli? Spaziano da "Un diamante da Tiffany", "Un amore da Tiffany", "Colazione da Chanel" etc etc...La storia? Lasciatemi indovinare: lui e lei si amano ma hanno dei problemi che lui pensa bene di risolvere con qualche carato. E magari con un mazzo di rose. E lei va in brodo di giuggiole e si sposano.
Ma veniamo al punto, se no potrei star qui tutto il giorno. Lungi da me pensare che tutti debbano uniformarsi ad uno standard di lettura culturalmente eccelso, che le uniche letture ammesse siano Platone e Hesse, io ritengo che leggere sia un piacere, un'evasione, qualcuno disse "finchè avrò un buon libro da leggere avrò sempre un posto in cui rifugiarmi" o qualcosa del genere, il mio libro di lettura delle elementari, l'"Aliante", rendeva bene l'idea che leggere fa volare. Se uno si sente bene rifugiandosi in un mondo di lupi e vampiri o di torbidi incontri sadomaso, padrone. Ma una storia, una volta raccontata, è esaurita! Come fa a diventare nuovamente un best seller la stessa storia riscritta da una persona diversa? Inevitabilmente, continuando a rileggere la stessa solfa, i racconti pubblicati dopo, non potranno che essere banali. E, capitemi, va da sè che il numero di storie narrabili al mondo sia limitato, ma un libro non è solo storia, è anche lettere, forma, spirito, personalità. Questo discorso nulla ha a che vedere con i "generi letterari", i romanzi gialli, le storie d'amore etc etc. Ci sono gialli che hanno tutti gli elementi della storia originale e colma di personalità pur raccontando di fatto sempre la storia di un tizio ucciso e del detective che trova l'assassino!
La scrittura è un parto artistico incompatibile con i ritmi di pubblicazione che si vedono in giro. Immagino che per scrivere un racconto di qualità, serva concentrazione e creatività. E la creatività mica va a comando! Un conto è ispirarsi al lavoro di chi è venuto prima, un conto è riscriverlo cambiando i nomi. Voglio dire: le 50 sfumature hanno fatto furore. Vuoi scrivere una roba simile? E invece di metterci lei sfigatina e lui milionario, prova a fare il contrario! Vuoi che non tiri la trilogia sul toy boy? Ti è piaciuto tanto Twilight e vuoi anche tu parlare di amori fantasy? Scomodiamo lo Yeti e gli elfi di Babbo Natale, invece dei soliti lupi e vampiri! Sarò rompiscatole ma 'ste cose mi sanno tanto di taroccata cinese da discount. Avete presente quelle lattine rosse con la striscia bianca, solo che invece di chiamarsi Coca Cola si chiamano Coca Lola? Ecco, una cosa così.

martedì 6 novembre 2012

Post di una ragazza insonne

Non riesco a dormire. Avete presente quando vi rigirate a vuoto nel letto e poi fa caldo e poi fa freddo e poi ci sono le pieghette delle coperte che danno fastidio e poi il cuscino è scomodo e poi il pigiama è storto? Ecco. Non riesco a dormire e quindi scrivo. Non so bene di cosa, credo che mi lascerò trasportare dagli occhi della notte, come Lilli e il Vagabondo. È che davvero non so cosa scrivere, forse anche perché in questo momento mi sento un po' spenta, non saprei dire. E con "questo momento" non intendo mezzanotte-e-mezzo-con-la-sveglia-che-domani-suona-alle-sei...intendo proprio questo periodo di vita. Non riesco a capire se il torpore che sento nel cervello è dovuto ad un fisiologico calo adrenalinico, ad una sottostimolazione lavorativa, ad una sottovalutazione dei pericoli, ad un inconscio rifiuto di affrontare i miei fuochi sopiti sotto la cenere. Non saprei, dicevo. È allora finisce che passò le serate nel letto a guardare Gordon Ramsay, e Buddy e a pensare che anche io vorrei saper fare delle torte così belle. Si, sono pensieri inutili e si, questo post è il frutto di una mente malata, ma abbiate pazienza, sono reduce da una giornata abbastanza annichilente, e non riesco a dormire. Vi ho mai parlato di quanto sia brutto avere la nebbia nel cervello? Probabilmente si, ve ne ho parlato fino alla nausea. Non so neanche più che domande pormi. E, sinceramente, spero che si tratti di una fase ormonale, perché passare i prossimi mesi nella pace dei sensi non mi sembra una prospettiva auspicabile. Però scrivendo non mi sta venendo sonno. Per nulla. Avete presente quella sensazione strana, quando mettere le mani sotto l'acqua bollente ed è talmente calda che la sentite fredda? O quando i suoni acuti sono talmente acuti che non si sentono? Ecco, penso che il problema potrebbe anche avere questa natura. Che la paura sia talmente forte che non la sento. Solo che c'è anche il fantastico effetto collaterale di non sentire più nulla. Paura di che? Di smentirmi inadeguata. Di non essere all'altezza del mio ruolo (infimo, ma perché sottovalutarlo?), di non ottenere nulla, di non lavorare abbastanza per ottenere qualcosa, che poi le mie sono tante belle parole ma io parlo parlo e di sostanza sotto c'è n'è ben poca. Tante dichiarazioni di intenti, le chiamerebbe V, ma senza reali propositi. Come quando si comincia una dieta. Parole parole parole. Il problema è: se sono conciata così ora... Che ne sarà di me a dicembre prossimo? Mi raccoglierete col cucchiaino, sperando, almeno in quella sede, di non dover correggere gli errori di battitura dell'ipad. Che se per una volta la faccia della medaglia lavorativa, quella sentimentale, quella familiare e quella personale (quante facce ha 'sta medaglia?!) si mettessero d'accordo per raggiungere non dico una iridata colorazione aurea, ma almeno una, che ne so, di bronzo, o anche di legno, ma tutte uguali coordinate (non, come direbbe Carla, in pendant contrasto), invece di dividere la mia esistenza in diversi gradini del podio emozionale...beh non sarebbe male. Ma voi poi non vi stufate? Io mi stufo di smentirmi ripetere sempre le stesse cose...è c'è una personcina ragionevole dentro di me, che si è infilata sotto le coperte e ora sta scalciando per aria sbuffando "che noia che barba che barba che noia". Ma vi dico la verità, la mia speranza è che questo stream di riflessioni sterili ed inutili nonché estremamente poco costruttive fuoriesca da me e di trasfonda in questo blog, come una specie di transfer, come un virus che si deve passare a qualcuno per guarire. È quindi poi finisce che la rava e la fava ve la cuccate voi. Tra l altro, qualche sera fa sono andata a vedere il nuovo film di Bertolucci, una delusione. Spero di riscattar i con "venuto al mondo".

lunedì 29 ottobre 2012

Arringa in difesa dei choosy

Vi ricordate "Fiumi di parole"? E' indubbiamente una delle canzoni più famose uscite dal Festival di S. Remo per aver segnato, con la vittoria della popolare manifestazione, la scomparsa totale dei Jalisse dalla scena musicale italiana. O meglio, alla fine, col fatto che la canzone era davvero bruttina e che loro avevano quel non so che di triste, quell'aura un pò kitch, da festa della Parrocchia, alla fine mi sa che ci si ricorda più di loro che di altri.
Comunque questo post non voleva essere una apologia dei Jalisse, bensì voleva dare a voi, cari lettori, una vaga idea di quello che si sta ammassando nel mio cervello in questo periodo. Fiumi di parole, appunto (lo so ho creato aspettative di un post interessante sui Jalisse e invece è un'altra manfrina sulle mie paturnie...).
Per esempio riflettevo l'altro giorno sulle parole della Ministra Fornero. Quella che ha detto che siamo Choosy. Lo so, qui le notizie viaggiano a ritmi impressionanti e quello che era nuovo ieri, oggi è già superato, ma io ho dei tempi di reazione da Sid il Bradipo.
Dunque dicevo che ho riflettuto su una cosa. Siamo il Paese più educato del mondo. E non sto parlando di Galateo, ma di educazione scolastica. Siamo quelli che studiano per il periodo più lungo al mondo. Usciamo dalle Università, che dovrebbero prepararci a svolgere un lavoro, ad un'età variabile tra i 23 e i 26 anni (quando siamo puntuali) e scopriamo che...siamo già vecchi per qualunque lavoro! Che nel mondo parallelo che ci ha affiancati fino alla maturità intellettuale, i nostri coetanei, non si sa come!!!, alla nostra età hanno già accumulato esperienza lavorativa, 2 lauree e un master negli Stati Uniti e che noi, che pensavamo addirittura di esserci laureati bene, nei tempi, diligentemente, finiamo inesorabilmente in fondo ad una pila di curricola tutti uguali che ci terrorizza a morte perchè piombiamo nel dimenticatoio delle persone che non si distinguono bene nemmeno dalla fototessera allegata.
E allora cosa facciamo? Incarniamo un clichè. Possiamo scegliere tra: precario-da-call-center, mantenuto-da-mamma-e-papà o, per i più fortunati, impiegato-frustrato-laureato-con-110-e-lode.
E giustamente una società di frustrati non può che andare male. E la povera criticata Fornero si chiede perchè siamo così choosy, perchè ci lamentiamo dei promettenti lavori nei call center che sprizzano carriera da tutti i pori? Cominciamo ad entrarenel mondo del lavoro, così possiamo guardarci intorno da dentro. Certo. Peccato che il  c.d. "mondo del lavoro" non sia Fantasylandia, un posto pieno di alberelli dalla chioma rosa in cui uno comincia ad entrare e poi decidiamo de prendere il sentiero verso il meraviglioso mondo di Oz o verso il Paese dei Balocchi.  Se io, laureato in economia, comincio ad entrare nel mondo del lavoro passando dalle casse dell'Esselunga per non fare il choosy, sarà molto ma molto difficile che, fra qualche anno e guardandomi intorno, io possa diventare presidente di una banca d'affari internazionale. Sarà difficile anche che io diventi presidente di Esselunga, figuriamoci!
Il punto non è che siamo choosy (uso la prima plurale anche se il discorso non mi riguarda direttamente, ma mi sento chiamata in causa da un invisibile legame generazionale), cara Ministra, è che forse non siamo abbastanza ambiziosi! In un mondo che sente il bisogno di organizzare la conferenza dal titolo "I giovani: un problema o una risorsa?" (non guardatemi con quelle facce, l'hanno fatto davvero), non sarebbe il caso di dare il consiglio opposto? Siate choosy! Siate selettivi, non accontentatevi mai, mai, mai! Se vi siete laureati in archeologia, prendete esempio dal mio amico R e non fermatevi finchè non avere trovato lo scheletro di un t-rex!
Ah! Oups! Scusate.....scusi, Ministra, ho realizzato solo ora una cosa...E' inutile essere ambiziosi se i posti a cui miriamo sono occupati da raccomandati e inetti, se anche per passare il test alla facoltà di medicina bisogna avere una spintarella, se "meritocrazia" è una parola vuota, dimenticata persino dall'Academia della Crusca che sul sito, alla voce "meritocrazia" scrive "page not found", se i concorsi a numero chiuso hanno un numero chiuso anche di vincitori, se vengono aperti interi dipartimenti universitari per trovare una poltrona al figlio di.., se.....lasciamo stare, sarebbe un discorso lungo, doloroso e che tanto i "senza vergogna" non capirebbero.
Morale: scusate, dimenticate tutto, la Fornero ha ragione: siate choosy.

venerdì 12 ottobre 2012

I giornalisti hanno paura degli zombie

Oggi ho letto un trafiletto della Provincia di Varese (ci tengo a specificare che ho smesso di leggere qualunque giornale e di guardare qualunque telegiornale) che ha confermato la mia teoria secondo la quale o i giornalisti non hanno davvero niente da scrivere o, se ci credono davvero, beh, faccio bene a non leggere i giornali.
Maestra nei guai perchè ha fatto vedere a dei bambini di quinta elementare il video di Thriller.
Pare che i bambini siano rimasti turbati e che ora i genitori, per dirlo in giornalese, "vogliano vederci chiaro".
Ora, a prescindere dai motivi che hanno spinto la maestra a far vedere il video ai bambini, che probabilmente sono gli stessi che hanno spinto il nostro professore del liceo (e ribadisco, del liceo) a farci vedere Shrek, ma dico io, i genitori non si fanno due domandine sui loro metodi educativi?
L'articolo spiegava, molto forbitamente (e la cosa è anche molto interessante, se vogliamo analizzarla bene) che gli horror esercitano sui bambini una forte attrazione perchè sono la proiezione delle loro paure. Il giornalista rifletteva su come molte fiabe abbiano scene o tematiche "horror".  La differenza fra la scena "horror" di una fiaba raccontata o rappresentata, per esempio, con i burattini, e la scena al cinema è che il cinema richiede un realismo molto più marcato e che tale realismo potrebbe causare turbamento nei bambini. In particolare, ancora, il video di Thriller sarebbe ispirato (e forse anche diretto dallo stesso regista, se ho capito bene) al film "Un lupo mannaro americano a Londra" descritto come uno dei film più spaventosi della storia, non certo rivolto ad un pubblico di bambini. Da qui di deduceva la totale inadeguatezza del video per la visione di bambini così piccoli.
Ecco. Qui mi è partito l'embolo. Ho pensato come quel comico di Colorado "ma cosa stai dicendo...esimia testa....."?!?!
A parte il fatto che le mie maestre delle elementari mi hanno fatto vedere a 8 anni Indipendence Day, un film in cui gli alieni attaccano la Terra e staccano la testa alle persone e io non ne sono rimasta turbata, anzi, mi ero pure divertita. A parte il fatto che quando ero piccola trasmettevano cose come i Power Rangers (che combattevano contro i mostri), Jurassik Park (che ho visto al cinema con mio padre, vogliamo arrestarlo per tubativa di minore?), Fantaghirò (avete mai guardato le scene in cui Tarabas e sua madre rapivano i bambini? Le avete viste ad un'età in cui ancora non eravate distratti dal fatto che Tarabas fosse un gran figo?), Biancaneve della Disney (dite quello che volete ma quella vecchietta è davvero terrificante), e chi più ne ha più ne metta.
Ora, non voglio dire che un bambino di otto anni debba o possa guardare Shining, Profondo rosso e It tutti la stessa sera, ma dire che il video di Thriller possa turbare i bambini mi sembra quanto mai una cavolata! Dai, ci sono gli Zombie che ballano! L'esimio pedagogo diceva che la differenza la fa l'indirizzo, mi spiego: cartoon Disney si, perchè sono fatti per i bambini, Thriller no, perchè è fatto per gli adulti. Ma dico io, a parte il fatto che conosco bambini che sono talmente alienati dalla realtà dai propri genitori che si spaventano a morte quando vedono Lucifero di Cenerentola, per non parlare dei vari Bambi, streghe cattive, Malefiche varie etc etc (e lì si, me lo ricordo, la scena in cui Malefica si trasforma in una luce verde e attira Aurora nella trappola è una delle più terrificanti che abbia mai visto e mi mette ansia ancora oggi), ma vogliamo allora dire che i contenuti normali della tv siano adatti ai bambini? A formare una generazione di bambini normali? Si passa da un eccesso all'altro: o  i Teletubbies che sembrano rivolgersi ad un gruppo di cerebrolesi o i vari anime che dall'alba dei tempi sono unanimemente considerati "per bambini" a dimostrazione che chi gestisce queste cose non capisce una cippa, ma tant'è. E se un bambino vedesse un tg per sbaglio, perchè in quel momento sta cenando con la sua famiglia? Beh, ieri sera avrebbe visto il video di un coetaneo trascinato sul marciapiedi dalla polizia. Bello! E soprattutto educativo!
Ma magari questo egregio signore ritiene che i bambini non debbano guardare la tv, come anche i genitori modermi che stanno rendendo i bambini degli alienati sociali. Perchè il tg non è per bambini, e nemmeno i programmi del preserale immagino, vogliamo parlare di "Avanti un altro"? Quello in cui una gnocca bionda che ride come un topino accarezza la schiena del concorrente? Quello in cui sempre il candidato di turno tocca la chiappa di Bonolis come portafortuna (ma anche tu, Paolo, non ti senti un po' svilito?)? Non dovrebbero guardare neanche quello o quello va bene?
Sentite, la verità è che ormai quello che passa la tv è sostanzialmente spazzatura, non si salva quasi nulla e dobbiamo prenderne atto. E' anche vero, però, che i bambini sono e devono essere figli del loro tempo e crescere con i giusti anticorpi. Non si può alienarli dal proprio contesto facendo loro vedere solo ciò che non fa paura, ciò che è rosa come una caramella e sorride beato come un Teletubbies scemo. I bambini non sono deficienti, devono formarsi, e come fanno a formarsi se non rimangono immersi nel contesto socio culturale in cui vivono? Sapete che c'è? Credo che i genitori e questi dottoroni che propinano ogni anno una nuova tecnica educativa (che spuntano come le diete..) non abbiano voglia di riparare i danni che potrebbe provocare il contatto dei bambini con il brutto che ci circonda. E, badate, non sto dicendo che dovremmo tenere delle lezioni di politica o di diritto penale nelle scuole elementari sensibilizzando i bambini ai problemi della corruzione e della mafia, ma semplicemente che dovremmo lasciare che elaborino le loro paure, che le elaborino presto per non doverle subire dopo! Perchè non vogliamo che il nostro futuro sia pieno di persone che a 30 anni hanno potuto cogliere gli insegnamenti di Rafiki perchè i genitori hanno voluto risparmiare loro di vedere la morte di Mufasa! E non so se mi spiego.
Per concludere...Il punto non è COSA far vedere ai bambini. Il punto è COME. Affiancati dai genitori, dalle maestre, dai fratelli maggiori, nemmeno gli zombie fanno paura. Certo, bisogna averne voglia.

martedì 2 ottobre 2012

Provocazioni "di cacca"

Ok, ok. Ora smetto di ridere. Ok, ora. No, ora. Intendevo ora.
Va bene, dai non riesco a smettere di ridere. E' che ho appena letto una notizia esilarante su diretta news.
Tra un bombardamento in Siria e una castronata del Trota, spunta questo fantastico trafiletto, con tanto di foto moooolto esplicative. Titolo? "Il party "di cacca" della consigliera regionale del Lazio". La consigliera in questione è la Cappellaro, che ha organizzato una meravigliosa festa a tema. E che tema! Ben due water ad accogliere gli ospiti all'ingresso, con ruggine e refluvi, tutto molto realistico. A completare il quadretto c'è anche il Village People travestito da cassaintegrato Fiat. E il parterre, stando alla lettera dell'articolo, era composto da grandi personalità dello spettacolo, della politica e della nobiltà romana. Probabilmente gli invitati sono stati scelti tra i partecipanti presenti e passati (e scartati) all'Isola dei Famosi.
Ma la cosa che più lascia sconvolti è la provocazione. Si perchè questi sono capaci di venirmi a dire che si tratta di una provocazione! Sono io che non la capisco, che ho poco senso dell'umorismo! Poca ironia, Franci!
Ora. Ammesso e non concesso che si tratti di una provocazione e non di un mero sfoggio del peggiore cattivo gusto mai visto...Ma provocazione contro cosa, di preciso? E' forse la nobiltà di Roma che deve lanciare provocazioni? Vi pare normale? Soltanto che rimane in silenzio in piazza a Milano circondato da decine di persone, quella è una provocazione. I lavoratori dell'ILVA che si buttano in mare, quella è una provocazione. Le canzoni di De Andrè, quelle sono provocazioni. I dipendenti Vagonlit che passano giorni e giorni in cima ad un palo, quella è una provocazione. Free Hugs è una provocazione. In realtà sarebbe una provocazione anche la fila sempre più lunga di persone che alle sette e mezzo la sera aspetta il pasto offerto dalle suore in via Luini, ma quella chi la vede? E non datemi dell'ipocrita, io sono molto fortunata, ho tutto quello di cui ho bisogno e anche di più, non mi manca niente. E infatti se organizzo una festa con i miei amici ho la creanza di organizzarla per divertirmi e non per lanciare una provocazione. La provocazione è credibile se hai una, per dirlo in giuridichese, legittimazione attiva. Ma vedere un politico che organizza il "party di cacca" per sollevare una reazione contro questa politica "di cacca", beh ha del paradossale, no? Mai sentita la locuzione low profile? No, eh? E' che ormai il tg non lo guardo nemmeno più. Posso farmelo da sola il tg, siamo talmente assuefatti agli scandali che non fanno più scandalo. E' così difficile lanciare una provocazione vera...siamo in overdose da scandali, da notizie, da "sensazione", da onniscienza giornalistica.
L'altro giorno passavo davanti al Tribunale, e c'era un tizio incatenato alla ringhiera. Lo guardo, lui mi guarda. Aveva un cartello di protesta perchè non poteva vedere i suoi figli. Nella piazza la schiera di avvocati del venerdì mattina, praticanti, clienti, la navetta della polizia penitenziaria, Tizio, Caio e Sempronio... E questo da solo, incatenato, che mi guarda. Entro e dico alla guardia giurata: "C'è fuori un signore incatenato al tribunale, ve n'eravate accorti?". Lui trasecola e corre fuori a vedere. Nel giro di trenta secondi 4 carabinieri, 2 poliziotti, la RAI, Varese News e la Provincia hanno circondato con telecamere e taccuini il povero padre divorziato, figlio della crisi e tra un "che vergogna" e un "piove, governo ladro" hanno riempito le pagine del giornale dell'indomani. Ci è voluta la praticante che fotografa i cuori per terra per accorgersi che si, anche quella era una provocazione.

domenica 16 settembre 2012

Sprangate sul cofano

Ok. Questo blog ha anche una funzione terapeutica, giusto? Bene, allora ciao, sono Franci - Ciao Franci - e ho un problema nella gestione della rabbia.
O meglio. Ho un problema con le persone intrinsecamente ed ingiustificatamente cafone che mi fanno scattare istinti omicidi insopprimibili.
La fattispecie: me ne vado belbella sulla strada del lago, sto tornando a casa, il traffico è rallentato dagli Europei di canottaggio ma tant'è. All'altezza del curvone che sale a Bobbiate il Signor Lancia Delta nera targata EA qualcosa, con degli evidenti problemi di ego mi supera da sinistra strningendomi contro il muro. Io suono e lui mi fa il dito. Reazione nel mio cervello: ora scendo e gli prendo a sprangate il cofano. Ma a sprangate sul serio. Con forza e violenza. Poi ho analizzato i profili penali della cosa e mi sono data una controllata. Ho reagito come ho potuto senza infrangere le regole del codice (non specifico quale...): mi sono attaccata come una cozza al sedere della Delta, pensando "adesso vai. Dai vai!". E non poteva andare da nessuna parte perchè il traffico era troppo serrato. Ogni tanto Mr educazione civica 2012 mi faceva dei gesti eloquenti su quanto fossi fuori di testa. L'ho mollato solo per entrare in casa.
Ora. Gentile Sig. Io-sono-più-figo-di-te, dove dovevi andare? DOVE, quale meta imprescindibile avrebbe giustificato la mia morte?! Bravo, Mr. Pericolo Pubblico, bravo. No davvero, bravo. Anche quando hai zigzagato tra il pulmino della Fondazione Piatti e le altre macchine costringendolo ad accostare...bravo. Hai guadagnato ben due metri su di me, arrivando per primo al semaforo rosso di via Metastasio. Son soddisfazioni. Hai vinto.
Ok. Ora mi sono calmata. Grazie.

giovedì 6 settembre 2012

Grazie

Una volta una persona saggia mi disse: "Attenta, Franci, ai desideri che esprimi, perchè potrebbero avverarsi".
Detto così sembra una frase scontata. In realtà, riflettendoci, ne ho fatto discendere due corollari di sicurezza: 1) mai desiderare il male degli altri. 2) Desiderare un sacco di borse!
Scherzi a parte, credo che sia vero che i desideri si avverano. Magari non come nelle favole, o forse proprio come nelle favole. Non c'è il genio nella lampada da strofinare, non c'è la stella cadente a cui aprire il proprio cuore, niente animali parlanti o scrigni magici ma....ma la magia che fa realizzare i desideri, quella c'è: è nell'aria, nell'autunno, nella neve, nelle parole, nei fatti, più probabilmente nelle persone. Le persone sono magiche a volte. Le persone sono magiche sempre, ma non tutti e non sempre riescono a vedere le scintille.
Scintille scintille scintille, l'altra sera le ho viste, ne ho viste tantissime.
Grazie, grazie veramente. Non avete idea di quanto mi sia sentita amata lunedì sera. Credo che la parola giusta sia questa.
Grazie a chi c'era, a chi non c'era ma avrebbe voluto esserci, a chi non c'era ma avrebbe dovuto esserci, a chi c'era ma non avevo idea di chi fosse, a chi ha ballato (con me o con Beyonce, a seconda), a chi ha sorriso, a chi ha bevuto (5 spriz o 6 o 10 o uno solo), a chi ha cucinato (torte dietetiche o Germani cavalcati da unicorni), a chi ha organizzato (la più bella festa del mondo), a chi ha prestato (il proprio cappello o il proprio bar, dipende), a chi mi ha fatta rimanere, in generale, senza parole.
Tuttora a distanza di due giorni non so ancora esprimere bene quanto questa cosa mi abbia emozionata. E l'emozione più grande, credo sia stata vedervi tutti lì, vedere che tutti i miei amici interagivano tra loro, anche se molti non si conoscevano. Bene o male tutti avevano sentito parlare gli uni degli altri e avere una visione di insieme delle persone che hanno voluto partecipare mi ha riempita di gioia.  Grazie per avermi stordita d'affetto.

domenica 26 agosto 2012

L'ora della rivoluzione

Ho quasi finito di leggere la mia grande fatica dell'estate. No, non le 50 sfumature di noia che, da brava lettrice da ombrellone, ho letto e cestinato più o meno a metà del secondo libro della trilogia. No, sto leggendo un libro sulla nostra storia. Ebbene si, affascinata dalle vicende della delinquenza nostrana approfondite attraverso le avventure degli antieroi della Magliana in "Romanzo Criminale", ho deciso di darmi al romanzo storico. Ma proprio storico. Il romanzo in questione si intitola "Patria" ed è la storia d'Italia dal 1978 al 2008. Ora chiederei a chi tra voi, mi ha già gentilmente fatto notare  che quella che per me è storia per altri è vita, di non leggere oltre.
Ai rimanenti lettori nati dall'87 in poi, vorrei esprimere tutto il mio sgomento per aver preso coscienza dell'abisso della mia ignoranza. Cioè, di essere ignorante lo sapevo, ci mancherebbe, ma che il fondo delle mie lacune storiche non potesse nemmeno essere intravisto dalla superficie, beh questo non me l'aspettavo.
Dal rapimento di Aldo Moro, agli omicidi Falcone e Borsellino, perfino gli avvenimenti più recenti, come il rapimento di Giuliana Sgrena, hanno risvolti che alla mia scarsa attenzione al tg della sera erano sfuggiti. Anche perchè, diciamocelo, di certe cose è difficile capre fino in fondo tutte le sfaccettature finchè le si vive. Si nota anche dalla struttura del libro: se la storia degli anni 70/80 era dotata di un punto di vista critico e completa di tutti i retroscena, quella degli anni più recenti no, è maggiormente documentata ma meno critica.
Le cose che più mi hanno sconvolta sono le strutture a strati, tipo pasta sfoglia, di cui è dotato lo Stato. Abbiamo lo Stato, appunto, il Sovrastato, il Substato, il Controstato, l'Antistato, il Parastato...non mi vengono più desinenze greche. Qualcuno, dopo lo scandalo P2, disse che se era stata scoperta una piramide di potere occulta, una ulteriore, rovesciata, è ancora sepolta e nascosta.
Altra cosa che ho notato è il fatto che rispetto agli anni 70, l'attenzione del pubblico si è sempre più spostata dal corpo politico al corpo di Belen. Mi spiego. Oggi come oggi riescono ad intortarci senza nemmeno raccontarci frottole. Le priorità dell'italiano medio sono davvero relative al Grande Fratello e alla futura (im)probabile vincitrice di Veline. Ciò è terribilmente triste perchè questa realtà non fa altro che fomentare l'inconsapevolezza e sopire le lamentele. E qualcuno, mi pare De Andrè, disse che la vera morte è quando si smette di lamentarsi per ciò che non va. La lamentela è ciò che ci tiene socialmente vivi. Lamentiamoci.
Caro Sig. Presidente del Consiglio,
Sono una studentessa-praticante avvocato di Varese. Sono una italiana come tante: frequento la SSPL, lavoro, mi do da fare, faccio qualche cavolata ogni tanto, ma ci sta. Ho la macchina, faccio shopping, per quanto mi riguarda credo di fare il mio dovere per far girare la nostra martoriata economia. Sul serio, mi impegno al massimo!
Però, voglio dire....Ieri ho fato 20 euro di benzina. Oggi ero di nuovo in riserva. Andare e tornare in treno da Milano (volendo fare gli alternativi) costa 10,40 euro più eventuali 3 euro di andata e ritorno con metropolitana. Praticamente mi (ci) sta diventando impossibile spostarmi (ci).
Ma stasera ho sentito la notizia che più mi ha lasciata sgomenta. Lei vuole tassare la Coca Cola?! Ma perchè? Ce l'ha con me, lo so. Non c'è altra spiegazione. Uno si impegna, fa il suo dovere, ci prova, e la ricompensa è che mi mette 3 cent in più sulla Coca Cola?!
Coca (Cola, meglio specificare)-dipendenti di tutto il mondo, unitevi! Se rivoluzione deve essere, rivoluzione sarà!

venerdì 24 agosto 2012

Il cuscino mangiapaura

Piccolo segreto: da quando ero piccolina, ho sempre avuto problemi ad addormentarmi. Quando avevo 5 o 6 anni, il problema era che avevo paura. Non era una paura ben identificata, avevo paura e basta. Sostanzialmente avevo paura dei cattivi. In generale. Così, nel mio cervellino in via di sviluppo, ho elaborato una soluzione elementare: se io sono dalla parte dei cattivi è ovvio che non mi faranno del male. Così, ogni volta che vedevo un film o un cartone che mi faceva paura, io mi mettevo nel lettino, la notte, e immaginavo delle storie in cui ero uno dei cattivi. Incarnavo un cattivo già esistente oppure ne inventavo uno nuovo che interagiva con quelli esistenti, creavo delle sorte di spin off. Spesso immaginavo di essere la donna del cattivo, altre volte mi immedesimavo addirittura nei personaggi maschi. Tendenzialmente comunque, le mie invenzioni erano molto più cattive dei cattivi, talmente cattivi che anche i cattivi avevano paura. Così, giusto per essere sicura.
 Crescendo, la razionalità delle mie paure è sfumata verso qualcosa di più, come dire, femminile. Paura e basta, insomma. Immaginavo storie romantiche, che non avevano più quasi nulla a che vedere con i cattivi dei film, ma che mi vedevano donzella in difficoltà salvata dall'eroe di turno. E mi addormentavo abbracciata al mio cuscino rotondo. Ora, riesco a dormire abbastanza bene, ma fino a qualche mese fa, nel dormiveglia, immaginavo di essere una donna realizzata, di avere potere, non so, di avere tutto ciò che si può desiderare dalla vita, con il mio cuscino rotondo a riempire lo spazio accanto a me, e mi addormentavo abbracciandolo.
Oggi, in tutta sincerità, non riesco più a fare questo gioco. Ho sempre pensato, anche quando ero piccola e il mio problema più grande erano i mostri dei Power Rangers, che prima o poi questa cosa sarebbe finita, che non ne avrei più avuto bisogno. Ma non credo che sia questo il caso. No, io ho ancora bisogno di immaginare qualcosa, di stringere il mio cuscino. E' semplicemente che non so cosa immaginare. Perchè ho talmente tanta compagnia da sentirmi fondamentalmente sola, e la mia paura per il futuro, credo sia di sentirmi sempre più sola. O di svegliarmi un giorno con qualcuno accanto a me che non riesce a riempire lo spazio bene come il mio cuscino rotondo. Prima, il mio cuscino, prendeva il volto dei miei desideri. Oggi non saprei che volto dare al mio cuscino. Lo stringo sempre, me lo metto sopra la testa, ovatta tutta la mia camera, mi scalda le orecchie. Ma è solo un cuscino. Mi sento sballottata, emotivamente sballottata, impaurita, un randagio, ancora una volta. Ma se prima c'era l'aula tutor, il rifugio dei randagi, ora cosa c'è? Il mio lavoro? La determinazione professionale? Cosa c'è? Nemmeno più il mio cuscino rotondo sa darmi una risposta. Proverò a stringerlo fino a domani.

domenica 5 agosto 2012

Dieci cose

AVVERTENZA: Si ricorda ai gentili utenti che si apprestano a leggere questo post, che l'età è un mero dato anagrafico che prima o poi incombe su tutti noi. Tenetene conto e leggete con serenità.

 
Buongiorno cari, come state? Quanti di voi si stanno chiedendo, da 1 a 10, quanto è inutile il mese di agosto? Se devo essere del tutto sincera, quest'anno mi sembra meno inutile del solito. Ho tempo di recuperare tutto ciò che (paradossalmente) non ho potuto studiare in pendenza di SSPL, di leggere i libri che non ho potuto leggere, di guardare le serie tv che non ho potuto guardare (ovviamente i più accorti tra voi avranno la premura di invertire questo ordine di priorità...). La verità, però è che: agosto è composto da 4 settimane. Leggere il Mantovani, il Gazzoni e il Caringella, i 4 libri (di cui uno di 1034 pagine) che mi ero prefissata per l'estate e guardare tutte le puntate di Romanzo Criminale 2 (più di un'ora ciascuna), lasciando anche spazio ai pasti, a Real Time, al sonno e alla vita sociale è IMOSSIBILE. Morale: anche per quest'anno arriverò a settembre con la sensazione di non aver combinato nulla.
Tra l'altro, qualche settimana fa, V. mi ha messo un tarlo in testa. Mi fa: "ho trovato una lista di 300 cose da fare prima dei 30 anni. Io ne ho fatte 117".
Sono andata su Google a cercare la succitata lista ma non l'ho trovata. In verità su internet di liste del genere ce ne sono a bizzeffe e sono anche piuttosto banali. Riconducendo tutto nell'alveo della mera e fredda statistica posso dire che al primo posto tra le cose che a 30 anni saremo troppo vecchi per sopportare ci sono le sbronze. In varie forme intese. C'è chi dice che prima dei 30 anni bisogna vomitare ubriachi (cit. da "Noi no"), chi dice che bisogna giocare a dama con i bicchierini di grappa, chi bere dieci drink di fila, chi fare il gioco del "ma ahm" (cit.da...??), ne ho trovato uno che suggeriva di uscire dal supermercato con un carrello pieno solo di alcolici e poi (probabilmente dopo averli consumati tutti) di gettarsi in un lago a bordo di detto carrello. Ecco non credo che questa nello specifico sarà una cosa che farò prima dei 30 anni.
Al secondo posto nella graduatoria delle cose più gettonate da fare prima dei 30 troviamo la simbologia della rinascita: in un sacco di liste abbiamo cose come guardare l'alba, stare svegli tutta la notte per veder sorgere il sole (probabilmente ubriachi), vedere il sole di mezzanotte, l'aurora boreale, il sole sul mare e via di seguito. Ecco, a parte che non capisco il legame tra l'età e l'assistere a fenomeni naturali come l'aurora boreale (che problema c'è se la vedo a 50 anni?), mi sembrano dei desiderata un pò banali. Capisco però anche che per passare la notte in bianco e vedere l'alba ci vuole il fisico, soprattutto per sopravvivere il giorno dopo, quindi capisco che questa cosa, se dolosamente intesa, va effettivamente collocata in un punto della vita abbastanza arretrato. Dal canto mio, posso dire di aver visto più volte l'alba (non immaginate nulla di romantico: sole che sorge pallido sulla Pianura Padana, mentre io mangiucchio una brioche dell'Autogrill andando in gara), ma non ho mai avuto la forza di privarmi del sonno per vederla. Solo una volta mi è capitato di stare sveglia fino alle sei del mattino e di rientrare in camera che albeggiava (e che sensazione strana), ma avevamo appena vinto la Winter Marathon, voglio dire...ci sta!
Al terzo posto di questa superclassifica abbiamo tutte le più estrose e stravaganti trovate erotiche. dalle sperimentazioni in sequenza di tutto il Kamasutra, alle prestazioni alla Sting, dalle maratone notturne di cinema di settore (probabilmente ubriachi e con panorama sull'alba alla fine), alla promozione di indagini approfondite sui migliori luoghi dell'amore. E vi assicuro che qui la fantasia si spreca davvero. Sarà che la maggior parte delle liste che ho trovato erano scritte da uomini. Alcune erano intitolate "100 cose da fare prima dei 30", ma 85 punti riguardavano acrobazie improponibili in spiagge, cinema, centri commerciali e bagni di discoteche, e 15 erano modi alternativi di ubriacarsi.
Appena fuori dal podio troviamo le avventure. Buttarsi col paracadute, fare il salto con l'elastico, andare in un bosco di notte a caccia di streghe etc etc. Tutte quelle cose che fanno battere forte il cuore e che, personalmente, mi fanno venire l'angoscia. Però devo dire che stavolta condivido. Credo che, finchè si è abbastanza giovani e scemi per fare certe cose, birognerebbe farle. Si, dai, l'avventura ci sta. Per potersela godere con la spensieratezza e l'incoscienza che merita, per potersi guardare indietro tra 20 anni e dire: "mamma mia come ho potuto fare una cosa del genere?!" (e intanto l'ho fatta).
In via residuale troviamo tutta una serie di romanticherie, idiozie o stramberie quali, tra le perle: fotocopiarsi il culo, mettere un messaggio in una bottiglia e affidarlo al mare (notare la velata differenza tra le liste scritte dagli uomini e quelle scritte dalle donne), scrivere una canzone d'amore, bere birra e cereali (ma forse questo rientra nella prima categoria), mungere una mucca (perchè?!), variazioni sul tema matrimonio-figli-casa (e non sono solo donne, credetemi!), molto gettonato anche viaggiare da soli e, non so perchè, andare in Irlanda (cioè, bello, ma perchè proprio in Irlanda?).
Bene. Prima considerazione: sempre V. l'altro giorno, mi faceva notare che la linea-soglia della vita dell'uomo moderno si è spostata avanti di 10 anni. A 30 una persona può ancora (e anche se non può, lo fa) permettersi di essere indecisa. Di vivere il limbo che fino a 10 anni fa si viveva a 20 anni. Da un lato è una bella cosa perchè uno a 30 anni è ancora abbastanza giovane per fare tutte queste cose. L'incoscienza, la spensieratezza e la follia della gioventù non si perdono di punto in bianco a 30 anni. Ma sono convinta che ci siano alcune cose che a 30 anni sarebbero assolutamente da abolire e di questo terrei conto nella stesura della mia lista, che così diventerebbe un elenco di cose che vanno fatte perchè poi non si POSSONO più fare (per intenderci, l'aurora boreale e le sbronze non vanno in pensione quando uno compie 30 anni...). Per esempio certi tipi di look, oltre i 16 anni andrebbero aboliti (e non tutti/e i/le 30enni sembrano consapevoli di ciò). E non c'entra con il sentirsi vecchi ma con il non essere ridicoli. Innamorarsi è una cosa che andrebbe fatta prima dei 30 perchè, per quanto l'amore non abbia età, l'innamoramento ai tempi del liceo è una cosa, a 20 anni è un'altra, a 30 un'altra ancora e così via. Ma vale assolutamente la pena di vivere il rimbambimento completo dell'innamoramento inconsapevole. Anche perchè, e qui si inserisce la seconda considerazione, ad una certa età, senza contare che l'orologio biologico suona più forte, subentra un livello tale di esperienza di vita, per cui fare certe cose e vivere certe esperienze è considerato per natura meno importante, meno emozionante, più pericoloso. Interviene immediatamente il calcolo delle conseguenze, che prima non c'era, o c'era ex post, la valutazione dei pericoli, l'istinto di conservazione...
A questi due parametri vorrei dunque votare la mia lista personale, che non ha molte voci e segue una tecnica di stesura sintetica e non analitica perchè, Mantovani docet, quest'ultima conduce ad un elefantismo legislativo indesiderabile in un ordinamento completo liberale.
Quindi abbiamo detto:
1) Vivere eserienze che dopo i 30 non avrò più il fisico per affrontare;
2) Oziare per una quantità di tempo sufficiente a compensare tutto l'ozio che non potrò più permettermi dopo;
3) Usare le energie per costruire le fondamenta della mia vita nella maniera più solida possibile;
4) Prendermi il lusso di ascoltare il cuore più del cervello;
5) Costruire, oggi, il maggior numero possibile di ricordi che, domani, genereranno nostalgia (in senso greco);
6) Creare, oggi, una serie di rapporti umani da coltivare per sempre (ove il "per sempre" è ammesso);
7) Viaggiare viaggiare viaggiare, tanto e con tanta musica;
8) Innamorarmi;
9) Scrivere un libro;
10) Non chiudermi nessuna porta.
Un piccolo decalogo omnicomprensivo, di ampio respiro, una norma di chiusura da vivere giorno per giorno, da costruire, come un kit di Lego, perchè quando avrò 30 anni il trampolino di lancio non si spezzi al salto della mia rincorsa.
Ma, vorrei chiedere una cosa alla larga parte di lettori che ha già raggiunto il trampolino: quante, delle cose che avete inserito nella vostra lista, avete realizzato davvero e quante avete realizzato che, invece, non vi sareste mai aspettati?

sabato 28 luglio 2012

post olimpico

Ormai lo sappiamo. Gli italiani non hanno più spirito nzionalistico. La mia mamma mi racconta che quando era piccola, la sua nonna le faceva le trecce e alle estremità usava legare due nastrini tricolori. Era una cosa normale, oggi, se una bambina va in giro con i nastrini tricolori in una gionata in cui non gioca la nazionale sembra figlia di pazzi estremisti. D'altronde noi siamo tutti Presidenti del Consiglio e CT della nazionale. Le nostre bocche (la mia non tanto, in effetti) sono piene di "se fossi in lui...", "io farei...", "sostituisci Cassano...", "io avrei fatto ministro mia nonna..." etc etc.
Però guardare Frangilli, oggi, è stato davvero forte. Cioè, in tempi non sospetti, Frangilli, non sappiamo nemmeno chi è. Da spasera Frangilli è un eroe. E' quello che ha tirato una freccia e ha fatto centro. Il Cupido di tutti noi (anzi, credo che se Cupido fosse Frangilli, le cose andrebbero meglio per tutti!). Ha pianto mentre suonava l'inno della sua Nazione, mentre la bandiera sventolava sull'asta, e stringeva in mano la medaglia d'oro. Non credo che sia per spirito nazionalista o di patriottismo, semplicemente credo che abbia raggiunto un grande risultato personale, un traguardo del suo impegno, come le tre spadaccine stanno facendo proprio ora, mentre scrivo. Di certo non possono unirci a loro la fatica, il sudore, le lacrime e le rinunce che hanno subito in questi anni per arrivare dove sono ma, credo, nonostante la distanza, siamo tutti fieri di loro allo stesso modo. Li ammiriamo i nostri atleti. Li guardiamo tenendo in mente la musica di "Momenti di gloria", sentiamo la loro fatica, all'ultima freccia, all'ultima stoccata, all'ultimo volteggio, all'ultima bracciata, all'ultima schiacciata, sentiamo il loro sussulto e la loro emozione, viviamo con loro l'avventura delle olimpiadi, una volta ogni quattro anni almeno.
E poi lo sport, l'unione tra i popoli, il messaggio di uguaglianza, l'importante è partecipare ma chi vince si prende la gloria...
Adoro le Olimpiadi, mi emoziono ogni volta che vedo qualcuno che vince, mi sembra di essere partecipe delle sue fatiche e mi salgono le lacrime quando alzano le medaglie al cielo e parte l'inno nazionale. Penso che i connazionali saranno fieri di loro, che la loro mamma starà piangendo sugli spalti dicendo al vicono: "quello è mio figlio".
Bello, davvero bello. Anche per una poco sportiva come me. Una grande emozione. E se i vincitori portano alto il tricolore, penso che almeno questo lo sappiamo fare bene. E siccome poi tutto il mondo è paese, mi sa che al resto del mondo rode di più che tre italiane si siano aggiudicate il medagliere completo nella scherma, piuttosto che le borse oscillino pericolosamente.

mercoledì 25 luglio 2012

Ragazze, moto e liceo

Primo post dall iPad! Cioè non ricordo se ho già scritto post dall iPad... Poco male. Allora... Il titolo di questo brano (brano...che parolona..), vuole rievocare le canzoni di Max. Si, le avete presenti (se ne avete presente una va più che bene, combinate queste tre parole in alternanza tra loro e otterrete le altre)? Cioè io non ho nulla contro le canzoni di Max, anzi, io adoro Max! É che dopo venti o più anni di carriera può capitare, come dire, di ripetersi. Di trattare sempre gli stessi argomenti. Lo vedo anche io nel piccolo di questo blog, é difficile rinnovarsi sempre, si scade sempre negli stessi temi, alla fine si rischia di farli diventare banali, ed é un peccato perché non lo sono! Peró, caro Max, arrivare anche a reppare sui tuoi tre accordi con j ax mi sembra un po' eccessivo..non so se avete sentito la canzone, é a meta tra "gli anni" e "decadance", ma con i tre accordi di Max. Comunque in questo post non volevo parlare di Max (che comunque adoro, ci tengo a ribadirlo), ma della gente. La grandissima mia Martini diceva: "sai la gente é matta, forse troppo insoddisfatta, cambia idea continuamente". Beh é vero! La gente cambia idea ad una velocità spaventosa, un giorno é sul melo un giorno é sul pero, come dice la mia mamma. Anche io cambio idea spesso eh, é facoltà di ognuno cambiare idea, ma mi sembra che ultimamente stiamo raggiungendo livelli patologici. Mi ci metto dentro anche io, le mie idee si alternano alla velocità della luce.mah. Non saprei spiegare perché. Rassicuro tutti i lettori:non ho cambiato idea su punti fondamentali della mia vita é che forse mi sto ammalando, come dice Barney di teddaggine. Sono passata dall essere lily, all essere robin, per finire qui ad essere ted. Ma un ted meno ted, non so se mi spiego.. Spero di non raggiungere mai il livello marshall, li sarebbe veramente un problema. Nel caso chiedo a tutti voi di ricondurmi ad una dimensione realistica Dell amore! In conclusione di questo pessimo post, vi chiedo scusa per gli errori di battitura...non sono molto pratica con questa tastiera, l iPad corregge automaticamente le parole che non gli piacciono e non so fare le maiuscole...é troppo intelligente, abbiate pazienza...

mercoledì 18 luglio 2012

Ritorno dall'Isola che non c'è

Un anno fa non faceva così caldo. Cioè caldo faceva caldo ma non così. Dimostrazione che l'effetto serra sta devastando il nostro pianeta e che entro il 21 dicembre i ghiacci polari si scioglieranno e ci sommergeranno. Cavoli tutto questo studio per niente. Non farò in tempo nemmeno a provarlo questo fantomatico mefistofelico esame di abilitazione alla professione forense. Peccato, sono quelle esperienze che prima o poi uno deve provare.
Dicevo che un anno fa in effetti più o meno a quest ora pioveva di brutto. Cioè era una pioggia strana. Pioveva un pò con il sole. Però veniva gù bene. A Mustonate si era addirittura formata una enorme pozzanghera in cui le macchine rimanevano impantanate. E noi eravamo nel gabbiotto a ripararci e bere tè caldo. E ridevamo delle macchine che si impantanavano (di gusto).
Un anno fa avevo 23 anni. Ora ne ho quasi 25. Mi sembra che siano passati 2 anni in uno solo. Invece ne è passato uno. La mia qualifica professionale e culturale compie oggi ufficialmente un anno. Piiiiicola, lei!
Un anno fa, uscita da lì, sentivo addosso un senso di onnipotenza che non credo proverò mai più. L'immagine che mi viene in mente è quella di un'altalena che viene spinta e dondola, dondola, dondola finchè, per inerzia, si ferma. Ecco un anno fa, qualcuno ha dato una spinta alla mia altalena facendomi entrare in un dondolio non sempre piacevole di incertezza e salti nel vuoto, di "lasciati andare" di "vivilo finchè puoi". Ora l'altalena ha dondolato dondolato dondolato e io ho anche un pò di nausea, soffro pure il mal di mare, rimanere un anno a dondolare sull'altalena non è esattamente il mio ideale. Ripenso ad un anno fa, alle promesse che avevamo fatto su quel sagrato, a quali abbiamo mantenuto e quali no. Ai miei supereroi, alle persone che non conoscevo e ora conosco e si sono ingarbugliate nel groviglio che è la mia esistenza non sempre in eleganti fiocchi ma, più spesso, in nodi gordiani (V. apprezzerà la metafora) inestricabili, tipo quelli che si formano sulle cuffie dell'ipod quando le metto in bosa senza arrotolarle.
Penso alle esperienze che ho vissuto nella realtà a quelle che ho vissuto nella mia immaginazione, a quelle che ho immaginato in maniera talmente forte da essermi convinta che siano successe davvero. Penso ai salti nel vuoto che ho fatto e a quelli che non ho avuto il coraggio di fare. Ai luoghi di cui ora conosco i colori e gli odori mentre un anno fa non ne conoscevo nemmeno l'esistenza. Penso alle cose che ho imparato e che non credevo che avrei mai potuto imparare, alle ambizioni che ho e che non credevo di poter avere.
Ho sempre pensato che nella vita c'è un momento per formarsi e uno per contribuire. Noi, piccoli giovani praticanti nemmeno abilitati siamo un pò in una fase intermedia in cui contribuiamo formandoci e ci formiamo contribuendo. Ma questa è una cosa che un anno fa avevo messo in conto.
Ora però, sento il bisogno che il dondolio dell'altalena rallenti. Che si fermi per un pò. Che possa trovare una dimensione. Qualunque dimensione. Purchè sia una dimensione non dondolante. Basta dondolare. Credo che questo anno così intenso e così particolare lo terrò sempre in un cantuccio di me, dove custodirò la persona che sono stata finora e che, inevitabilmente costituirà la chiave di volta della mia personalità. Ma l'adolescenza è finita da un pezzo. Forse solo ora me ne accorgo. Non è che stia dicendo che sono vecchia o cose del genere, o che da domani bisogna diventare persone serie etc etc. No, sto parlando di qualcosa di più intimo, che forse nel breve periodo non influenza il quotidiano, ma a lungo andare si. Non saprei nemmeno definire bene il concetto che sto cercando di esprimere. Forse può essere utile un'altra immagine.
Mi sento un pò come Wendy che fa ritorno dall'Isola che non c'è. E capisce che non c'è. Ma sa di esserci stata, e questo l'ha cambiata per sempre.

giovedì 28 giugno 2012

L'Esercito delle Tenebre è in camera mia

Sono le 04.18 del mattino e vorrei esprimere tutto il mio sdegno.
Per prima cosa sappiate che l'Esercito delle Tenebre dei vampiri, pippistrelli e zanzare tigre ha stabilito il proprio quartier generale in camera mia. Ancora non ho scoperto dove, ma nn posso credere che tutto ciò che si sta dipanando sul mio corpo sia generato da un animale solo. 11, no lo ripeto 11, lo ridico ancora UNDICI punture sparse ovunque! Ho il mignolo destro grande come una zampogna e non riesco nemmeno a piegarlo, lo stesso per il quarto dito del piede sinistro, sull'insice della mano destra oltre al gonfiore c'è anche un bellissimo pallino grande come l'unghia. Poi una sul polpaccio sinistro, una sull'avambraccio, sul gomito e sul polso sinistri, rigonfiamenti irregolari, una sul polso e una vicino al gomito destri, gonfissime. Dulcis in fundo, in vero stile Twilight, c'è quella sul collo, a destra. No, cioè, ma questi prodotti dell'inferno non hanno qualcosa di meglio da fare che torturare me?! Che poi sono furbe!!! Si sono evolute! Non ti ronzano più nelle orecchie, che poi ti svegli, le cerchi e le spiaccichi!! No! Ora ti pungono e basta, così tu passi la notte a macerare nel prurito una volta qui e una volta lì, accendi la luce cerchi, non trovi, si nascondono nelle ombre, dietro i pelouches, nelle pieghe dei vestiti sulla sedia, sotto al letto... Ma pungessero l'Uomo Nero sotto al letto!! No, anche lui è scappato da qui, dal territorio dei mangiatori di sangue...Nemmeno Sqweegel vuol più stare in questa camera!
Che poi vorrei dire una cosa a quelli di Real Time:
Carissimi,
io vi adoro, lo sapete, siete la mia droga, forse è per questo che se le mefistofeliche creature vomitate dalle radici del Male mi assalgono accendo la tv e vi guardo, nella speranza di riusire almeno a chiudere gli occhi un paio d'ore.
Ecco, sappiate (questo valga come ricerca di marcketing generale) che se uno vi guarda alle 4.30 o è perchè sta tornando a casa, o è perchè sta andando a lavorare o è perchè soffre d'insonnia e vorrebbe dormire. Nel primo caso probabilmente il Tizio in questione sarà troppo ubriaco per non dormire e accende la tv solo per avere un sottofondo amico nella solitudine della notte. Nel secondo caso Tizio avrà bisogno di rimanere sveglio il tempo necessario per farsi un caffè e uscire di casa. Nel terzo caso il Tizio sono io e NON VOGLIO VEDERE PROGRAMMI SUGLI ESORCISMI E SUL DIAVOLO!!!
Grazie per l'attenzione, ora vado a continuare il mio safari alla ricerca dei generali dell'Esercito prima che il delirio si impadronisca definitivamente del mio cervello.

martedì 26 giugno 2012

Cuore in affido

Oggi in Tribunale, invece di ascoltare il Giudice (si, lo ammetto...), leggevo un libro. Nel libro si diceva che il nostro corpo altro non è che una cassaforte per il cuore. Che tutto parte dal cuore, che il cuore è custode della parte più importante di noi perchè contiene le emozioni, i sentimenti, i desiderata...ed è anche la parte più forte perchè sopporta pesi enormi, come la solitudine.
Conoscete 4'33'' di John Cage? E' un componimento musicale per strumento e cuore. Il compositore da istruzioni al musicista di non suonare per un tempo stabilito in ogni movimento per un totale di 4 minuti e 33 secondi. In questa frazione temporale il musicista è come sospeso e non deve far altro che star fermo davanti al proprio strumento e ascoltare i battiti del proprio cuore. Che dicono? Suggeriscono un ritmo, una melodia? Sussurrano parole d'amore e di ricordo? Solo loro sanno cosa dice il cuore ma, da musicista a musicista, il sussuro sicuramente cambia, rendendo ogni esecuzione unica in assoluto e riempiendola, di volta in volta, della personalità di chi partecipa.
Riflettendo su questa cosa, mi è tornata in mente quella volta in cui sono andata a visitare con la mamma e il fratello non ricordo quale museo d'arte contemporanea di Milano vicino alla Bicocca (Bicocca Village?). Oltre alle varie installazioni di abiti usati e mucchi di calcinacci, oltre ai video di gabbiani al Polo Nord riprodotti in loop, c'era anche una galleria in cui si poteva entrare e, al buio, ascoltare i battiti di migliaia di cuori. All'esterno del museo c'era un gabbiotto in cui ognuno poteva essere partecipe di quest'opera e far registrare il proprio battito da riprodurre insieme agli altri nella galleria, ognuno unico ma unito  agli altri per formare una specie di pulsante sentimento comune. Potevo mai rinunciare a lasciare la mia impronta in cotale monumentale opera? Certo che no. Il mio battito è ufficialmente censito e potete sentirlo, insieme agli altri, se riuscite a recuperare traccia di questa avvenieristica iniziativa. Tra l'altro l'artista si proponeva non solo di proiettare l'avventore in questa galleria di voci misteriose, ma anche di raccogliere e catalogare il maggior numero di battiti cardiaci al mondo. Una specie di collezione del cuore. Una bella idea, no? Anche io lo faccio. Ultimamente, quando trovo un cuore per strada lo fotografo. Ho un sacco di foto di cuori. Sapeste quanti ne trovo, anche per caso: coriandoli a forma di cuore per terra calpestati senza pitetà, cuori stampati sulla tazza del cuoco intravista dalla fessura della porta della cucina di un ristorante, cuori incisi sui banchi delle aule penali del Tribunale (ebbene sì, praticanti del Foro di Varese in ascolto, vi sfido a trovarlo!), l'altro giorno ho trovato anche dei cuori indirizzati ai marziani (scena surreale: io e G. che camminiamo in via Veratti e, ad un certo punto, ci atterrano davanti 3 palloncini mezzi sgonfi con attaccato un foglio recante un messaggio per i marziani...ho foto che possono provarlo).
Ma per venire al succo di questo discorso molto rosa e molto pulsante, che posso dire?
Il cuore... il cuore... sole cuore amore.
Una metafora scontata, una rima inflazionata e una parola abusata.
La voce che mi parla quando nessun altro lo fa, l'amico che sa sempre cosa è meglio per me, il famoso cassetto dei miei sogni, la custodia dei gioielli più belli e più splendenti, ma anche il serbatoio del peggiore dei veleni. 
La linea intercettata dalla Procura del mio cervello, il cavallo che galoppa verso l'infinito e oltre, la vela spinta dalle note della mia musica e musicista di sinfonie composte e comprese solo dal mio petto.
Il misterioso pozzo profondo che contiene il meccanismo del quadrante del mio personalissimo orologio, il cronometro del mio tempo, il metronomo del mio ritmo.
E tutto così fragile. Esposto, come dire, alla pubblica fede. Abbiatene cura.

mercoledì 13 giugno 2012

Una frangia d'amore

Ok. Volevo provare l'ebbrezza di scrivere un post in diretta dalla sspl (come a confermare, per gli scettici, che ci vado davvero...). Dunque eccomi qui, direttamente per voi dall'esercitazione di procedura penale. Eddai, sono le 18.30 e nessuno sta ascoltando, fa caldissimo e sto morendo di fame, potete biasimarmi? Direi di no. Il guaio è che non ho nulla di cui parlare nello specifico in questo post, ma visto che sono latitante da un pò, mi sembrava giusto intervenire giusto per farvi sapere che ci sono ancora (magari non vi interessava, ma questo è il mio blog e ci scrivo quello che voglio, voi non siete obbligati a leggere).
La verità è che ho sviluppato la convinzione che alla fine questa scuola non sia altro che una gara di resistenza fisica e mentale. Nel senso che il mio cervello ha raggiunto lo stesso livello di saturazione di una salina di Trapani e sta cominciando a secernere informazioni inutili che non trovano più spazio nei celeberrimi cassettini. Ormai nemmeno facendo il cambio stagiponale potrei far entrare qualche altra informazione nel cervello. Non ci sta più nulla. Pieno. Sold out. Full. No vacancy. Ormai le parole fluiscono libere e senza filtro dalla testa alla bocca senza che io ne abbia alcun controllo. La situazione personale è anche peggio, perchè le parole contenute nel cuore passano anche loro senza filtro alla bocca e va a finire che tra le une e le altre si crea una enorme confusione assolutamente fuori controllo. L'immagine che ho sviluppato è quella di un bicchiere d'acqua in cui si versa della sabbia: bisogna aspettare che la sabbia si depositi sul fondo, perchè l'acqua torni limpida. Invece qui dentro c'è un continuo versare sabbia e shakerare, agitare, e versare ancora...Credo di aver seriamente bisogno di una vacanza.
Oggi ho trovato appeso al muro del teatro di Varese un annuncio (di quelli con le frangette di numeri): "AMORE, Prendine quanto te ne serve." e sotto, nelle frangette, c'era la scritta "amore". Ne ho staccata una e ho fotografato l'annuncio. Mi sembrava una cosa bella. Certo, se avessi veramente preso tutto l'amore che mi serve avrei staccato tutte le frangette...E non ce ne sarebbe stato più per gli altri. Allora ho riflettuto sul fatto che l'amore è escludente, se qualcuno se lo prende tutto non ce n'è più per gli altri (parlo ovviamente di amore in senso umano, non in senso puramente cristiano, quello è un amore universale della cui esistenza non vorrei entrare nel merito). Ma è anche una di quelle cose che, come dire, fa bene ad essere così.
Al di là di ciò, trovo che l'iniziativa dello sconosciuto (che, più probabilmente è una sconosciuta..) sia mirabile, un pò come free hugs, conoscete? Ragazzi che girano per il mondo abbracciando la gente. Loro dicono che lo fanno  contro la discriminazione e per la diffusione della pace e cose del genere. Voglio dire, bella iniziativa, ma obiettivo poco concreto. Il punto è che, tante volte, si ha bisogno di un abbraccio o di una frangetta d'amore, gratuita, sconosciuta, innocente e confortante. Ho fatto un sorriso. E per quei dieci secondi in cui questa cosa è rimasta nella mia mente, prima di tornarci poco fa, mi sono sentita piena d'amore. Poi è passato. Come uno starnuto, veloce e squassante. E' bastato poco. Appena una frangia d'amore. Ormai resta quello.

venerdì 1 giugno 2012

La mia prima volta

Ho avuto una strana sensazione stamattina. Il Tribunale sembrava un posto diverso: chiuse le porte dell'aula D, sembrava addirittura di non essere in Tribunale. Ho notato l'arredamento trash-chic con lampade di tre colori che proiettano luci sugli archi a sesto acuto che sovrastano le finestre, la bandiera italiana un pò sbrindellata e con il bianco ingrigito, le sedie scompagnate che si accumulano, secondo la moda del momento, almeno dagli anni '70, i microfoni un pò incantati che, sssssssa ssssssa prova prova, tagliano le frasi del Giudice a metà.
Quando ero piccola, la mamma mi portava con lei nella scuola in cui insegnava e mi lasciava con la suora portinaia mentre lei faceva il collegio docenti o gli scrutini. Io, eludendo la sorveglianza sonnecchiosa della suora occupata prevalentemente a ricamare centrini, me ne andavo a zonzo per i corridoi alti e silenziosi, lunghissimi e luminosi. Mi aggiravo spiando nelle aule deserte e apprezzavo la penombra e l'odore di carta e di matite colorate. Le mie stanze preferite in assoluto erano l'aula di scienze e il teatro (si, era una scuola meravigliosa, almeno nei miei ricordi d'infanzia). Nell'aula di scienze c'erano vetrinette che lasciavano intravvedere modellini del corpo umano, vasi pieni di formalina e sconosciute forme ingrigite il cui mistero era svelato da adesivi ingialliti e sbiaditi. E poi c'era un gufo impagliato, lo adoravo. Il teatro invece era grande e aveva le poltroncine rosse. Mi divertivo a cambiare poltroncina per valutare da quale posizione si vedesse meglio il palco, poi salivo sul palco e cantavo Bennato. Tutto questo, per dire che guardando il Giudice e la bandiera sbrindellata dietro di lui, oggi, specialmente l'asta della bandiera, mi sono tornati alla mente quei momenti un pò ancestrali, un pò viscerali di quando accompagnavo la mamma al lavoro. Non so per quale motivo. Quelle sedie, quell'odore, quella luce, quei pannelli di legno smangiucchiati dal tempo, l'atmosfera da ufficio pubblico, di quelli con le pareti gialline, l'orologio marrone cubico appeso al soffitto e, alla parete, il calendario dei carabinieri, una veduta assolutamente anonima e la foto del Presidente della Repubblica. Ci si accorge che il tempo passa solo quando cambia il Presidente della Repubblica. Ecco, ho avuto la netta sensazione che lì dentro il tempo non passi, visto che non c'era la foto del Presidente della Repubblica. C'era solo la scritta "La legge è uguale per tutti" e non ho saputo ricondurla ad un epoca storica particolare, di certo non è un segnale di modernità. A conferma che lì dentro il tempo è fermo all'Assemblea Costituente. In effetti, seguendo lo stream di pensiero di questo inutile post, in un'altra aula del Tribunale ho trovato un'atmosfera da tempo immoto: l'aula H. Lì però è una caratteristica triste: alle pareti sono appesi ritratti di grandi giuristi del passato. Vecchi. Tutti. Cioè, lo so che il giudizio di grandezza di una persona va operato ex post, a posteriori, mica si può sapere in anticipo se qualcuno compirà grandi gesta. Ma vedere quei ritratti di vecchietti mi fa una certa tristezza. E' come se fossero lì ad osservare le mancanze dei giovani, a fissare nell'immobilità delle loro espressioni risultati che non raggiungeremo mai, diffondendo nella polvere la convinzione che si stava meglio quando si stava peggio e che nulla di buono ci si può aspettare da questa generazione perchè il bello e il buono che c'era nell'uomo si è esaurito nei mustacchi dei vegliardi e nella severità del loro sguardo. Come quel ritratto, nella stanza accanto alla tua, ti ricordi? Non da la stessa sensazione? Lascio a questo blog una disposizione da applicare se dovesse capitarmi la fortuna di entrare nel novero di coloro che vengono definiti "padri della materia" (di una qualsiasi materia, chissà...): io voglio che la mia fotografia nelle stanze delle istituzioni pubbliche mi ritragga giovane. Non perchè io sia particolarmente bella, o (tanto meno) fotogenica. Ma perchè trovo che sia più utile avere davanti l'immagine di un giovane che ce la può fare piuttosto che quella di un vecchio che ce l'ha fatta, no? E' la regola della potenza.
E con questo vi ho raccontato le mie più o meno deliranti  sensazioni durante la mia prima volta ad una udienza penale (si, ero molto attenta all'udienza..).

mercoledì 30 maggio 2012

Apologia del Capitano Schettino

L'abbiamo preso in giro, l'abbiamo deriso senza pietà, senza considerare alcuna attenuante. Ci siamo presi gioco di lui, è diventato l'oggetto più gettonato delle nostre barzellette, peggio dei carabinieri.
Ma non abbiamo considerato la situazione: spostare una nave enoooorme ed ingombrante come la crocera Costa,  non è uno scherzo. Cioè, è ingombrante, pesante, occupa gran parte dello spazio disponibile, non si vede bene dagli specchietti retrovisori, cioè non è mica come la Panda che la parcheggi dove ti pare. E' più come la Mini, che ha il cruscotto talmente piccolo che non si vede nulla. Però più maxi, non so se mi spiego.
Ok, la smetto, chiaro, sto scherzando.
E' che volevo fare una metafora partendo da lontano (come mio solito, se no che ci scrivo su questo blog?).
Il fatto è che oggi mentre pranzavo da Claudiano pensavo alla classica metafora della strada: cercare la propria strada, mantenersi sulla strada maestra e cose del genere. Ecco, secondo me non è adatta.  Perchè, alla fine, scegliere tra una strada e l'altra, da una determinata percentuale di errore. Se le strade sono 3, una sola è quella giusta, avrò il 33% circa di possibilità di imbroccarla. Come dire, il danno è prevedibile nel quantum. Ma pensavo al mare e al fatto che è una estesa, sterminata tavola ondosa che gli esperti impiegano anni per conoscere ed interpretare bene e di cui, anche i migliori, non si fidano mai completamente. Ecco, secondo me la ricerca del proprio posto nel mondo somiglia più alla ricerca di una rotta. Nel mare sconfinato. Per questo ho pensato che non è poi tanto giusto biasimare il povero Schettino. E' difficile cercare la propria rotta, è difficile, senza vedere la terra rimanere a galla, magari con la chiglia sfondata. Soprattutto è difficile perchè la rotta non si vede, solo chi sa leggere bussole, sestanti e Johnny Depp, sanno trovarla senza difficoltà. E poi onde, tzunami, correnti del Golfo, scogli sommersi... molto meno agevole che trovarsi ad un bivio e scegliere. D'altronde in questo periodo penso che sia anche normale sentirsi un pò sballottata dalle onde. Di qua, di là...incertezza.  E' anche vero che mi sono recentemente accorta di soffrire di una particolare insofferenza alla stabilità. In tutti i sensi. V. dice che ho un talento particolare per i salti nel vuoto, mi riescono bene. Sarà. Il fatto è che sento la necessità di molti salti nel vuoto. Per avere un brivido. L'ignoto fa paura, è vero. Ma saltare dall'alto è notoriamente uno sport estremo, da vuoto allo stomaco. Non lo farei mai da un ponte o da una scogliera, ma dai trampolini della vita si. Perchè stare sul ponte della nave a fissare l'orizzonte mi fa venire la nausea, la barca beccheggia, su e giù, e io divento verde. E poi fa caldo, sudo, c'è il sole e mi viene l'eritema. No, ogni tanto devo fare un tuffo, un salto nel mare (perdonate l'incoerenza della metafora, ma preferisco immaginare di saltare in una piscina, non per i limiti dei bordi, ma per la rassicurante e igienica presenza del cloro), sguazzare un pò nella frescura e salire su un'altra barca prima che le braccia diventino troppo pesanti per tenermi a galla. Non voglio dire che l'equilibrio mi faccia schifo, che non vorrei che l'altalena si fermasse. Verrà un giorno (come diceva Fra Cristoforo) in cui il mio istinto mi chiederà di fermare l'altalena, di piantare radici, di accettare di percorrere la rotta costeggiando la riva. Non ora, ma verrà un giorno. Lo so.

martedì 22 maggio 2012

Chi si fa poche domande avrà tutte le risposte

Il titolo di questo post è una citazione, direttamente da "Figli degli hamburger" degli Ex otago. Breve ritratto della generazione dei trentenni allo sbaraglio: quelli che si fanno troppe domande e non ottengono alcuna risposta e quelli che se ne fanno poche (e spesso sono quelle sbagliate) che ottengono almeno la risposta a quelle più scontate. Comunque il pretesto per cominciare lo prendo da un'altra canzone che vi consiglio di ascoltare: "Non siamo gli alberi" Dimartino, Picicca records, 22/05/2012. 
Avete mai pensato al duplice significato della parola "abbandonarsi"? Non parlo del verbo abbandonare, quello di significato ne ha uno soltanto e non è neanche tanto bello. Ma abbandonarsi ha due significati (almeno, due che io sappia, magari ne ha di più..): uno direttamente derivato dal suddetto verbo, ovvero (usato nel significato corrente dell'avverbio, non in quello giuridico) lasciarsi, distaccarsi, abbandonarsi appunto, reciprocamente. L'altro è sì derivato dal significato tradizionale, ma traslato su un piano più, come dire, introspettivo, interiore, interinale, intestinale: abbandonare qualcosa di se stessi, tipo le proprie ancore emozionali, lasciarsi andare, mollare le zavorre della razionalità per evadere verso una realtà interna più leggera. E in questo senso allora sì, "sarebbe bello non lasciarsi mai, ma abbandonarsi ogni tanto è utile", come dice Dimartino (tra parentesi, lunedì 11, in apertura del MIAMI serata di musica e boesia presso il circolo arci Bellezza di Milano con, tra gli altri, Dimartino che leggerà alcuni brani dal libro "cosa volete sentire", non bisogna mancare!). A. dice che è utile abbandonarsi ogni tanto anche nel primo senso, e forse un pochino ha ragione (ma solo un pochino). Abbandonarsi ogni tanto da la possibilità di mancarsi. Ma non andrei oltre, nell'abbandonarsi, se no è troppo. Che poi, sinceramente nutro anche dei dubbi sull'utilità di abbandonarsi nel secondo senso, oltre un certo limite. Ne parlavamo oggi in treno. Tra gli zombie e i fantasmi che aprivano la porta del bagno, con la luce di un tramonto dorato, dicevamo, con somma gioia dei nostri compagni di viaggio, che non è facendo la cosa giusta che ci si salva (da noi stessi, claro). No, è il nostro istinto che ci dice cosa dobbiamo fare, perchè lancia dei segnali, che di solito vengono recepiti direttamente dal nostro personalissimo karma, che ci fanno capire ciò di cui abbiamo bisogno. Tranquillità, amore, tenerezza, emozione, brivido, stabilità, equilibrio...
Nella mia testa c'è una grande confusione. Più o meno come in camera mia, come sulla panca della cucina, dove ho ammassato tutti i libri e gli appunti, come nella stanza delle necessità di Harry Potter. E' una stanza segreta dove finiscono le cose dimenticate, dove c'è sempre quello che si cerca, dove si trova sempre ciò di cui si ha bisogno. Nella mia testa c'è quello di cui ho bisogno. C'è, lo so. E lo sa anche il mio istinto, lo sa il mio karma. Ma la mia dimensione conscia vive meno serenamente questa pseudoconsapevolezza. Una volta C. mi ha detto che quando il nostro fisico è molto sotto pressione, si può tirare la corda fino ad un certo punto. Poi si ferma. Da solo e senza preavviso. Se non ti fermi da solo, ti ferma lui. Ecco, io credo di trovarmi in una fase simile. Il mio cervello è saturo. E allora si ferma. Il problema è che è saturo di scemenze e di cose sconclusionate, come mucchi di libri polverosi che uno si ostina a tenere nella consapevolezza che non li leggerà mai. E questa saturazione di scemenze lo porta a rallentarsi anche con riguardo alle cose serie, per esempio il mio futuro. Parlavmo anche di questo in treno, tra gli zombie, del nostro futuro, del fatto che nella vita c'è un tempo per formarsi ed un tempo per contribuire. Noi siamo in mezzo. Divisi tra la necessità di formarci ancora e il desiderio di cominciare a contribuire. D'altronde lo sapevamo che questa scuola è una gara di resistenza. Non si può mollare ora, bisogna andare avanti, bisogna tenere duro, bisogna mordere più forte. Facile dirlo, difficile farlo (soprattutto con il cervello spento). Forse dovrei prendermi una vacanza, lunga, da sola e con il cellulare spento, senza facebook, senza internet, in un posto tranquillo, possibilmente frequentato solo da persone anziane. Leggere, dormire, non parlare, mangiare, dormire ancora, scoprire piacere nelle cose estremamente semplici, le venature del petalo di un fiore, l'odore di un asciugamani pulito, il profumo del cappuccino che entra dalla porta della camera la mattina, un raggio di sole che filtra dalle nuvole dopo la pioggia e il suono cristallino della chitarra. E forse il mio cervello si riaccenderà. Una mattina mi sveglierò e ci troverò dentro le risposte a tutte le domande che mi premono alla bocca dello stomaco. Perchè non posso avere un lavoro normale, perchè non riesco meglio in quello che faccio, perchè non trovo il coraggio di prendermi quello che voglio, perchè cerco ancora qualcuno che mi salvi invece di salvarmi da sola, perchè rimpiango ancora i fili rossi spezzati senza darmi pace, perchè ogni tanto torna al mio cuore il rigurgito di un ricordo doloroso, perchè sento spesso l'odore dell'umido e dei ragni della soffitta, perchè Delfini è così noioso e non ci fa lezione la Tagliaferri, perchè il tempo è così troppo spesso troppo poco, perchè faccio sempre quello che dicono gli altri invece di capire cosa è meglio per me, perchè per prendere l'iniziativa è necessario aspettare ancora un altro sogno?

lunedì 7 maggio 2012

un momento di tranquillità

Eccomi di nuovo su questi schermi. Dunque, novità dell'ultima ora? Si, sono andata a vedere il concerto di Brunori SAS. Bellissimo. No, sul serio, voto: O (per i profani: oltre ogni aspettativa).
Cioè, immaginavo che mi sarebbe piaciuto molto, ma devo dire che ha superato davvero la mia immaginazione (e meno male che ogni tanto capita..). Dario è un vero showman, simpatico, sarcastico e un pò cinico, molto molto divertente. E i dipendenti della Brunori Sas sono davvero fantastici: due elementi che valgono un'orchestra: uno che suonava tutti i fiati possibili e immaginabili, nonchè batteria e xilofono (molto spesso contemporaneamente) e l'altro addetto agli archi in generale, dal violoncello al mandolino americano, passando per...beh per le maracas. Poi c'era la stagista, lucia, violinista. E la musica, chiaramente era....beh era la musica di Brunori. Ma con quel quid pluris che dovrebbe esserci in ogni esibizione dal vivo, una cosa che non si sentirà mai registrata...V. dice che è come le vetrate di una chiesa a Parigi di cui non ricordo il nome..i disegni si vedono bene solo quando c'è il sole, ma quando c'è il sole non si possono fotografare, è una cosa che va solo vissuta ma non catturata. E così anche il concerto di Brunori, che la mia macchina fotografica si è rifiutata di registrare.
Piccola nota: la band "scaldapubblico"...ho sentito un piccolo brivido. Ottimo arrangiamento, pessimo cantato. chi di dovere prenda appunti: biascicare non attacca.
E che altro? Sono andata allo Shed, l'altra sera. Carino, devo dire che mi sono divertita parecchio. Sarà stata la compagnia! Ne ho approfittato per operare uno studio antropologico sulle evoluzioni sociologiche dai tempi di Jovanotti e "Gente della notte". La gente della notte del 2012 indossa la camicia bianca. O azzurro chiaro. Tutta la gente della notte. Impressionante. Orde di pocopiùcheventenni maschi tutti con lo stesso look. Vige la regola delle cheerleader di stinsoniana memoria, anche per le ragazze: il gruppo rende più fighi.
Oggi invece, e con questo vorrei chiudere questo post assolutamente inutile, sono stata a fare il mio turno di sorveglianza alla mostra benefica del Rac, nel convento dei frati Cappuccini. C'erano un volontario dell'associazione, una signora anche lei volontaria e il mio enorme Gazzoni. Ho trovato un clima sereno, silenzioso e pacifico, quasi irreale rispetto agli ambienti in cui vivo normalmente (compreso l'interno del mio cervello). I vecchietti sorridevano e parlavano delle loro eroiche gesta di volontariato. Sinceramente positivi. Per la prima volta dopo diverso tempo ho ritrovato persone che provavano sincero piacere nel fare qualcosa di buono, nel fare del bene. Del tutto disinteressati, semplici. Ho ripensato al discorso che ho fatto con R. l'altro giorno a scuola. Il fatto che lei ritenesse che lo stato di tranquillità si possa raggiungere solo con la morte mi aveva messo un pò di angoscia. In realtà, io credo di essere stata tranquilla per un paio d'ore stasera. Non felice. Non serena. Tranquilla. Pacifica. Insieme a persone cordiali, ho studiato tranquillamente, senza sentire la tensione per il compitino, ho ritrovato un pò di piacere nel fare cose che possano portare del bene anche agli altri, senza farmi venire l'angoscia. Ho vissuto un momento bello, vorrei viverne di più. Qualche mese fa ho sognato di essere in mezzo al mare in tempesta, su una barca, con uno sconosciuto. Tra le sue braccia mi sentivo assolutamente tranquilla, della tranquillità irreale che prova chi si affida totalmente a qualcuno, senza dubbi e senza riserve. Ecco, tralasciando il fatto che C. ha riso di me quando gliel'ho raccontato, dicendo (come al solito) che i miei sogni sono elementari, e che google da le più svariate interpretazioni alla faccenda, arrivando persino ad individuare il nocchiero dell'Aldilà (-.-), oggi ho provato una sensazione di tranquillità simile. Poi, ovviamente, è scemato nel giro di tre secondi. Durante il tragitto dalla sala dell'esposizione alla macchina. Però, non so perchè, ma uscita da lì il cielo sembrava più alto e più azzurro.

martedì 24 aprile 2012

Il registro delle aspettative

Riproviamo. Sperando che stavolta Blogger non impazzisca come settimana scorsa. Ultimamente sembra che la tecnologia si stia animando di vita propria: il mio telefono manda messaggi vuoti alle persone, Blogger decide autonomamente di far sparire dal web i miei post... Bene...
Ma dimentichiamo i problemi tecnologici e dedichiamoci all'argomento di oggi.
Cosa impedisce che un gesto carino sia considerato un semplice gesto rientrante nell'insieme della tanto odiata "mera cortesia"? Cosa impedisce che un saluto, un sorriso, una parola, vengano interpretati come semplici parole parole parole soltanto parole? Cosa impedisce che un silenzio non venga riempito di ansia e illusione? Cosa impedisce che un comportamento normale rimanga solo un comportamento normale?
Le aspettative.
Le aspettative sono una gran brutta cosa. Sono quelle sensazioni positive, apparentemente favorevoli, che ci spingono ad autoconvincerci che certe situazioni volgano a nostro favore. Praticamente le aspettative sono dei trailer, che guardiamo per sapere comesarebbe bello se..... E, si sa, spesso i trailer generano notevoli aspettative, solitamente tradite da film mediocri e incerti. Ma allora, vi chiederete voi (e io con voi) perchè continuiamo a farci delle aspettative che vengono puntualmente disattese? Mah..Forse per masochismo. Forse per quell'irresistibile senso di ottimismo che non riusciamo ad abbandonare nonostante tutte le delusioni e le scottature, un pò come il costante bisogno inconscio di innamorarci, nonostante tutto. V. dice che le aspettative fanno progredire un rapporto: se io ho un'aspettativa che trova riscontro, il rapporto progredisce, fa un salto in avanti. Se invece la mia aspettativa viene disattesa poco male, si creerà una situazione di stasi non migliore nè peggiore di quella che c'era prima. Io invece sostengo che le aspettative siano una cosa stupida. Si rimane costantemente delusi, anche nelle situazioni più promettenti. Il fatto è che la maggior parte delle aspettative, chiamiamole così, pericolose, non rientrano nella nostra sfera di controllo. Posso aspettarmi che un giorno diventerò avvocato, ma quello dipende da me, da quanto studierò (certo, dipende anche da chi leggerà il mio compito d'esame, ma diciamo che questa cosa è nella mia sfera di controllo almeno al 60%). Ma se dico "mi aspetto che Tizio faccia una determinata cosa", non si può dire che questo tipo di aspettativa non abbia un grado di aleatorietà notevolmente diverso! Posso ripetere fino all'esaurimento di senso che se voglio una cosa me la vado a prendere, ma il comportamento di Tizio esula completamente dalla mia sfera di controllo. E allora cosa succede? che rientra in gioco parte del post sulla potenza: quando ho una aspettativa si crea una situazione di potenza. E allora solo una cosa può rompere l'equilibrio della potenza: il coraggio. Fatta una valutazione di convenienza sui pro e contro di un determinato comportamento Tizio prenderà la decisione più idonea per lui, indipendentemente da ogni mia aspettativa. Poi, certo, ci sono anche quelle situazioni in cui la potenza va letteralmente a farsi benedire, perchè non fare una cosa è più doloroso di tutte le possibili conseguenze dannose che deriverebbero dal farla, e allora, con buona pace della potenza, della razionalità e dei calcoli di matematica del sentimento, ci si butta. E sono i casi più belli. Purtroppo sono anche più unici che rari.
Il normale livello di coraggio richiesto per superare la barriera delle aspettative è preceduto da odiose ma necessarie valutazioni prodromiche di opportunità.
Vi racconto una mia esperienza. Nel 2006 ho frequentato un corso preliminare al test per entrare alla facoltà di medicina. Era una specie di scuola estiva. Una volta, al ritorno, avevo perso il treno ed ero andata a mangiare al Burger King di Cadorna. In coda avevo incontrato un mio compagno che mi aveva salutata, credendo che io fossi un'altra persona. Io avevo chiarito l'equivoco, due battute, due risate, ciao, ciao, ognuno nella sua coda. Poi ci ho pensato. Ma se invece avessi continuato a parlare e avessi detto: no, io non sono Caia, sono Tizia, piacere blablabla....? Se avessi dato una spinta all'equilibrio di quella potenza? Mah chissà. Però ogni tanto ci penso. E mi faccio un trailer.
Anche perchè secondo me l'affermazione di J Axiana memoria "la vita non è un film" non è vera. E allora che male c'è a farsi un trailer? Probabilmente lo stesso male che c'è a farsi aspettative. Non è inevitabile non farsi aspettative, solo bisgna chiedersi se si è disposti ad assumersi il rischio di mettere in mani altrui una propria aspettativa. Quanto sarebbe più comodo (e quanto spazio di blog risparmierei!!) se ognuno facesse un catalogo delle proprie aspettative e lo pubblicasse (tipo registri immobiliari) e gli altri potessero segnarsi quali aspettative soddisfare e quali invece lasciare disattese? Così mi regolo, no? Io mi aspetto questo, questo e questo. Tu ti aspetti quello quello e quello. Magari, una volta su dieci, questo e quello corrispondono e si incastrano come aspettativa perfettamente reciproca. E allora che senso ha aspettare, studiare tattiche, friggersi il cervello e farsi venire l'ulcera? Dovremmo avere delle finestrelle sulla fronte, così, quando pensiamo qualcosa, chi ci sta di fronte può leggerla (salvo poi chiudere le tendine a nostro arbitrio...). Non sarebbe tutto più facile?

mercoledì 18 aprile 2012

Fogli bianchi

E' un pò che guardo questa pagina bianca. Non so cosa scriverci sopra. Sembra una mia giornata...comincia bianca e io devo riempirla di contenuti. Ultimamente poi sembra che qualcuno abbia deciso di farmi del male tirandomi fogli bianchi da riempire. Risme intere. Così fanno più male.
Alla fine mi dico che devo cogliere queste occasioni, prenderle come trampolini di lancio, scrivere qualcosa di positivo su questi fogli, individuare quello che voglio e andare a prendermelo. Saggio. Ma è più facile a dirsi che a farsi. Perchè a farsi fa male. Fa davvero male. Più di una risma in testa, più di un foglio di carta che taglia in mezzo alle dita.
Oggi D. mi ha detto che gli italiani sono assuefatti a questa mentalità aggrappata con le unghie alla stabilità, per questo i giovani non sono malleabili, non apprezzano le occasioni di cambiamento. Io le apprezzo le occasioni di cambiamento, ma in questo momento speravo di mantenere, non dico una certa stabilità, ma almeno un minimo equilibrio. Invece no. Va beh. Bisognerà prendere provvedimenti, riempire questi fogli bianchi con la mia storia. Alla fine, forse, potrei anche scrivere una storia interessante, tipo: "Praticante in studio legale parte per il brasile e diventa addestratrice di pappagalli", oppure: "Oggi studiamo sul suo manuale di diritto amministrativo, da ragazza voleva fare il medico" o ancora "Huston! Huston! Abbiamo un problema! Scimmie nere tirano ossi contro un monolite nero!" (forse l'ultima è già stata scritta...).
La verità è che non si può scendere dalla giostra, continua a girare e non serve a nulla mettersi sul cavallino e aspettare che la cassiera faccia cadere la coda pelosa sulla nostra spalla. Per acchiappare la coda bisogna essere sleali e cattivi, salire in piedi sul cavallino, saltare, sbracciarsi..e se qualche bambino si intromette tra noi e il posticcio obiettivo, fargli male, graffiarlo e morsicarlo.
Quando ero piccola (bimba ingenua) salivo sulla giostra e aspettavo il mio turno. Si, ero convinta che la cassiera, per accontentare tutti i bambini, facesse in modo che ognuno a turno potesse prendere la coda. Invece la cassiera era di una cattiveria rara e faceva saltare l'elastico con evoluzioni assurde. E io mi arrabbiavo se gli altri bambini si impegnavano in tuffi carpiati e salti Fosbury per giungere alla meta. La giostra scuola di vita (dalla quale a quanto sembra non ho imparato nulla...).
Se il giorno della mia laurea mi sentivo così potente da dire "Franci, se vuoi qualcosa vai a prendertelo, puoi farlo!", ora ho tanto l'impressione di ricevere una grande pedata nel sedere da qualcuno che mi urla "Svegliati Franci! La vità è cominciata!" E se io volessi prendermi una proroga? In fondo è anche per questo che ho deciso di iscrivermi a scuola, no? Prendermi una proroga dall'inizio della vita vera. Ma ho come l'impressione che non ci sia più spazio per le proroghe. Da domani si cambia. Sul serio.

giovedì 5 aprile 2012

Profili di illegittimità

Mah...a volte ho la sensazione che le persone non si rendano conto di quello che dicono. Ciò comporterebbe che alcuni (molti, per la verità) o non pensano prima di parlare o non pensano affatto e sono come il Maccio Capatonda che tanto prende in giro l'Italiano Medio (ipotesi che ritengo più verosimile...). Invero, la cosa è preoccupante non poco, perchè il livello di scemenze che ho sentito nei tre telegiornali che ho visto stasera, sono tali da offuscare ogni preoccupazione inerente le ultime vicende delle nomination di Kevin del Grande Fratello.
Diciamocelo, la notizia del giorno la conosciamo tutti: Bossi ha lasciato il partito. Perchè? Perchè ha rubato un sacco di soldi. Per farci che? Per pagare la scuola del Trota.
Ora. Va bene tutto. Va davvero bene tutto. Passi che abbia pagato con i soldi dei rimborsi al partito la ristrutturazione di casa, passi la scuola Bosina, passi davvero tutto, ma l'istruzione del Trota mi rifiuto di credere che sia stata pagata dai contribuenti. Mi rifiuto di credere che sia stata pagata affatto!
E in tre telegiornali i servizi ripercorrevano la carriera del Bossi, dal Paleolitico ad oggi, tutte le sue battaglie, l'ampollina del Po, il dito medio, la canottiera e chi ha più fantasia più ne metta...E i militanti, i verdevestiti (tipo sanculotti), che chiamavano Radio Padania e piangevano...Povera stella...
Ma stiamo scherzando?! Voi lo sapete, io non mi addentro mai negli alvei della politica, ci si incasina, ci si compromette e si finisce sempre per indispettire qualcuno, ma questo è ridicolo!
Ma non c'è qualcuno che si indigna e si arrabbia per aver pagato la scuola al Trota? Per tre anni più del necessario, per di più! No, cioè, non ci sono parole! Altro che "dimissioni gesto dovuto degno di rispetto". Il rispetto ce lo si gioca consapevolmente mentre si prendono per i fondelli milioni di persone. Non lo si guadagna dimettendosi dopo aver pagato la ristrutturazione di casa con i soldi degli altri. Quello mi sembra il minimo, una cosa che uno fa perchè si vergogna, per mettere la testa sotto la sabbia, senza affrontare le persone chiedendo scusa, non una dimostrazione di dignità e rispetto.
La verità è che mi sembra che l'italica mentalità non abbia colore politico o un nome specifico, è pervasa, iniettata nelle nostre vene, chi più chi meno, chi per certi versi, chi per altri.  E' banale dirlo ma è estremamente vero. Tutti uguali.

Ma basta con le dissertazioni politiche (anche se credo che il mio sdegno non sia sufficientemente espresso in questo post, un pochino troppo tenero) e passiamo ad altro. Ho riservato per voi, miei affezionatissimi, una vera chicca.
Siete stati al Libraccio recentemente? Hanno messo in piedi una iniziativa molto carina: "Assicura il tuo libro di scuola". In cosa consiste? Praticamente viene concesso ai gentili clienti (di seguito "Polli") di poter sostituire i libri di scuola che, per un catalogo limitato e tassativo di casi della vita, non sono più utili ai fini didattici. Mi spiego meglio. I prof vi fanno comprare determinati libri, ma poi cambia il prof e il prof sostituto vi fa comprare altri libri. Che fate, pagate due volte? No, restituite quelli vecchi, che Libraccio ritira (solo se: 1) sono in ottime condizioni, non pasticciati, non rilegati, non spiegazzati e non sottolineati, 2) date idonea prova della realizzazione della condizione), e prendete quelli nuovi, pagando solo l'eventuale differenza. Se la differenza è a vostro favore, vi verrà consegnato un buono da spendere in libri. Punto non trascurabile, questa possibilità vi costa 50 cent a libro.
Ok, detto così, sebbene non mi convinca più di tanto, l'idea è passabile. Possiamo vederla come una miniassicurazione sul rischio, invero decisamente remoto, che la classe venga smembrata, che il prof cambi, che si cambi scuola, che esca una nuova edizione o addirittura che veniate bocciati. Stipulate una polizza che vi permette di assorbire parzialmente i costi della sostituzione dei libri, a patto ovviamente che non li abbiate nemmeno sfogliati, senza specificare limiti di tempo (quando finisce questo rischio? alla fine dell'anno? Dopo sei mesi? Una volta cominciata la scuola? Boh). Va beh. Ma la cosa oltrepassa il limite del mero sospetto se la commessa vi avverte che Libraccio, per nuova politica aziendale, non cambia più i libri. Cioè? Si, insomma, se comprate il libro di matematica e a casa vi accorgete che l'isbn è diverso da quello indicato dal prof, non lo potete più sostituire. La suddetta commessa, prospettatovi il paurosissimo rischio, vi invita dunque a contrarre la suddetta polizza per 50 cent, così potrete sicuramente restituire il libro.
Ma non stiamo negoziando il diritto di recesso? Beh si. Se perfino da Zara posso restituire un vestito dopo un mese (quindi probabilmente anche dopo averlo usato per bene), senza se e senza ma, perchè per restituire un libro devo assicurarmi? La legge mi assicura un diritto di recesso determinato, perchè devo pagare per poterlo esercitare? Passi conferire un compenso per avere in cambio la possibilità di restituire il libro a distanza di mesi, ma che mi dicano che non posso cambiare il libro affatto se non pago mi sembra una cosa a metà tra la minaccia e la truffa, con sbilanciamenti di qua e di là a seconda del momento contrattuale!
Facciamo anche due conti, se volete. Immaginate, fine agosto, inizio settembre. Mamme impazzite riempiono il Libraccio per comprare i libri di scuola (una media di venti libri a studente). 20 X 0,50= 10X il numero di persone che ipotizzabilmente comprerà i libri al Libraccio, per esempio, di Varese (ma l'offerta è attiva in tutta la catena) 500= 5000 euro in più sul'incasso, ai quali andrebbero sottratti i soldi che Libraccio ci rimetterebbe sui libri eventualmente sostituiti, che ammontano praticamente a zero, perchè la differenza sui libri nuovi è comunque a carico del cliente e la combinazione tra realizzazione del rischio tassativo prospettato e del perfetto stato del bene richiesto è una condizione pressochè impossibile.
Voi quanti profili di illegittimità vedete?

martedì 3 aprile 2012

International Blog

Parliamo di statistica. Anche perchè non ho voglia di analizzare sentimenti e stati d'animo, di legiferare sulle relazioni umane, di pontificare su quanto mi ha delusa la nuova edizione di Scherzi a Parte (arriverà un post anche su questo...), ormai mi sento come chi ha mangiato chili di caramelle molto zuccherose: groppo allo stomaco e sensazione di nausea pervasa.
Allora ho deciso di parlare di statistica. Sapevate che Blogger mette a disposizione un fantastico servizio statistico? Mi permette di vedere come il mio blog viene visitato, da quali fonti proviene il traffico, quante volte vengono letti i post, in quali momenti della giornata, da quali paesi...
Non è una cosa molto utile, e sicuramente ai miei avventori non può fregare di meno, però è abbastanza divertente controllare, ogni tanto.
Per esempio è curioso che il post più letto di sempre sia "La gente che sta bene vive a Monza" con ben 145 visualizzazioni, seguito da "sfoglio il mio libretto" con 101 e da "Il cervello di Biancaneve" al terzo posto con 91 visualizzazioni. Devo dire che i post, come dire, da podio, sono sempre in voga e vengono letti con regolarità quasi tutte le settimane.
Altro dato interessante è che, dalla nascita di questo blog, i periodi di maggior traffico sono stati giugno 2011 (668 visualizzaizoni) e novembre 2011 (750), mentre gli altri periodi si attestano abbastanza regolarmente intorno alle 300/400 visualizzazioni più o meno, con una fossa depressiva ad aprile 2010 (270 visualizzazioni).
Altro dato divertente è la provenienza del traffico: chiaramente la stragrande maggioranza degli accessi proviene da Facebook, qualcun'altro da Google, ma la cosa che veramente mi ha sorpresa è scoprire di avere dei lettori sparsi tra Svizzera, Francia, Germania, Russia e USA Lussemburgo, Lettonia, Singapore, Ucraina Regno Unito e Malesia. Ogni settimana e comunque ogni post, il traffico proveniente dal motore di ricerca Russo è puntualmente uno dei primi ad accedere! E dagli USA conto 550 accessi dalla nascita del blog, contro i 5.503 dall'Italia. Ma nell'ultimo mese la differenza si riduce perchè abbiamo 138 accessi dagli USA contro i 198 dall'Italia! Quindi vorrei chiedere a chi legge da questi Paesi (e credo che tutti sappiano leggere l'italiano, vista la loro assiduità...) di palesarsi! Cioè che bello! Sono lusingata, grazie!
Ho tenuto comunque il dato più divertente alla fine. Sapete quali sono le parole chiave che vengono inserite sul motore di ricerca e che portano direttamente al mio blog? Al terzo posto abbiamo "sinusite psichica"! E mi sento davvero onorata che il mio blog compaia su Google prima dei siti cinematografici, su queste parole chiave! Al primo posto abbiamo chiaramente "il mondo secondo Franci", e mi sembra scontato, ma rilevo anche che qualcuno inserisce su google il titolo del blog con l'esatto intento di cercarlo e ciò mi lusinga molto! Ma la vera sorpresa sta al secondo posto, con le parole "come si vive a Monza"... Ebbene si, se inserite su Google l'amletica domanda "come si vive a Monza", al secondo o terzo posto esce questo blog. Non so se questo sia dovuto alla attendibilità della descrizione o ad altro, sta di fatto che la cosa mi fa ridere non poco! Attesto anche un accesso nell'ultima settimana avvenuto inserendo le parole "evoluzione Nina Morich"...non chiedetemi perchè.
Nell'ultimo mese siamo stati particolarmente fantasiosi e annoveriamo accessi con le parole: "diritto privato mezzo avvocato", "Alex di Arancia Meccanica come il fanciullino di Pascoli" (?!) ma, al top abbiamo "clichè dello scambismo". Ecco, ci tengo a precisare che ho verificato la circostanza e devo dire che è vero...inserendo su Google "clichè dello scambismo",  al decimo posto circa, compare questo blog con il post "Film d'atmosfera", dove in effetti compaiono tutte queste parole, in contesti ovviamente diversi. Incuriosita dalla parola chiave su Alex, ho verificato anche in questo caso e il blog compare al secondo posto con il post "Seconda stella a destra, al semaforo dritto, alla rotonda prendi la terza uscita a sinistra e poi...chiedi".
Per esempio mi risulta che in questo momento ci sia del traffico attivo dagli Stati Uniti e che la parola chiave utilizzata riguardi Monza...Signor Sindaco, vorrei una percentuale sull'IMU versata dai neocittadini trasferiti dall'estero a partire dall'autunno 2011, grazie...
Beh diciamo che, data la giornatina di oggi, che mi ha vista protagonista di crisi maniacodepressive di rabbia repressa, di proposte di prescrizione di benzodiazepine, di attacchi di panico e di una lentra transizione dalla tristezza profonda alla stizza più antipatica di cui sono capace, questo fantastico post in pieno stile "La criminalità in Italia" (chi l'ha letto mi capisce) è il massimo che potevo dare. Buona notte a voi (o buongiorno, se vivete in una parte del mondo con fuso orario diverso...ormai mi sa che dovrò tenerne conto!).