venerdì 27 maggio 2011

Seconda stella a destra, al semaforo dritto, alla rotonda prendi la terza uscita a sinistra e poi...chiedi.

Ieri sera sono stata ad una conviviale molto carina! Il relatore, se così si può chiamare, era un simpatico signore in tenuta vintage, una sorta di dj vecchio stile, che ci ha fatto ascoltare vecchissimi vinili su un grammofono portatile. Intanto una attrice, anche lei abbigliata a tema, leggeva brani tratti da riviste e romanzi d'epoca. Variazioni sul tema "la donna negli anni '20".
Veramente, veramente carino. A parte il fatto che, in quanto ragazze immagine della serata (noi sì...) io, B. e F. avevamo posti supervip in primissima fila...eravamo proprio di fianco al grammofono. Il Relatore metteva il disco, girava la manovella e posava la puntina. Il piatto cominciava a gracchiare e scricchiolare e poi...usciva la musica. Credo che Pascoli, parlando di fanciullino e di stupore etc. avesse in mente qualcosa di simile alla mia espressione ieri sera: a metà tra l'ebete e il divertito. Sì, perchè credo di aver capito cosa devono aver provato i primi fruitori del grammofono. Cioè...ma come fa la musica ad uscire davvero da lì?! No, sul serio! c'è un disco nero che gira, una puntina appoggiata sopra e...la musica! E' stranissimo perchè senti (fisicamente) il contatto della puntina sul disco e capisci che la musica passa di lì ma non la vedi! Lo so, sto dicendo cose senza senso, ma era davvero impressionante! E no, non pensate che io mi stupisca così perchè sono giovane e non ho mai visto un giradischi... io stessa possedevo un mangiadischi portatile azzurro col quale mi dilettavo con le "Fiabe sonore" (a mille ce n'è....), mio nonno aveva un giradischi vero, bellissimo, col quale mi faceva ascoltare Bach (alcuni dei miei ricordi più belli), ma quella era già tecnologia avanzata! Cioè ascoltare musica da quel grammofono dà più o meno la stessa sensazione che vedere I. con un cacciavite più grande di lei mentre segue G. e il suo equipaggio che guidano una macchina del 1911 (e il cacciavite serve per aprire il serbatoio), ed è inevitabile chiedersi: ma come fa a partire?! (e si capisce anche perchè vigeva un certo scetticismo...).
Comunque, forse questa cosa del grammofono (che poi, vuoi mettere il suono della musica che esce da lì? magico...) mi ha fatto abbandonare un pò. Allo stupore intendo. Ma non mi succedeva da tanto, di abbandonarmi allo stupore. Ho cominciato a preoccuparmi l'altro giorno, seguendo uno dei miei soliti consigli (questa volta di M.). Ho guardato "Il Corvo", 1994.
Aveva tutto: era dark, era punk, era rock, era violento, c'era una bella storia, c'era Brandon Lee.....ma mancava qualcosa. Mancavo io. Mancava il mio abbandono.
Ci ho pensato a questa cosa della razionalità (anche grazie alle riunioni del gruppo d'ascolto SPA: "Studenti Perduti Anonimi"...grazie ragazzi...), ed effettivamente, quando è troppo è troppo. V. dice sempre che varcata la soglia dell'irrazionalità poi si parte per la tangente e si rischia di farsi male. Ma dice anche che non sempre è un male farsi male. Alla fine è così difficile accettare la mancanza di significato, che si finisce a cercare l'isola che non c'è, e a sperare ancora di trovarla (perchè lo so, dove è! Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino, ovvio, no?).

lunedì 23 maggio 2011

Consigli da seguire... e no

Lo ammetto. Qualche anno fa, gironzolando da Blockbuster avevo notato il cofanetto della Trilogia ed ero stata dieci minuti buoni a leggere il retro della copertina per cercare di capire. Ero quasi tentata di comprarlo. A quest'ora probabilmente sarei più avanti nel mio percorso di educazione cinematografica. D'altronde allora ero reduce dal trauma "The Dreamers" (che, per amor del cielo, non è un brutto film...ma ho cominciato ad apprezzarlo dopo la quarta o quinta visione...) e avevo repulsione per qualunque cosa che fosse anche solo lontanamente francese (compreso il formaggio...). In fondo bisogna riconoscere il fatto che anche Juliette Binoche ha i miei stessi problemi con Parigi (mi riferisco ai ratti ovviamente).
Cosa ho notato per prima cosa? Ovviamente il fatto che il Film Blu... non è blu! Almeno, non è blu tanto quanto "La doppia vita di Veronica" è giallo!  E' blu solo in determinate scene, la maggior parte delle quali ha a che fare con l'acqua o con le lacrime (tra l'altro mi è piaciuto il fatto che ogni volta che Julie avrebbe voluto/dovuto piangere la scena si interrompesse: musica-nero).
La seconda cosa che ho notato è stata la vecchietta. Si, la vecchietta gobba, secca secca, che attraversa la strada. C'era anche in "La doppia vita di Veronica" una vecchietta che attraversava la strada. Ho pensato ad una metafora sul tempo ma non vedo il nesso col resto del film (cioè, perchè mettere una metafora sul tempo in un film che dovrebbe avere come motto "Libertè"?).
Terza cosa: ovviamente la musica, si perchè l'influenza del signor Van den Budenmayer (compositore inesistente ma ricorrente) si sente eccome. Sembra quasi, in certi passaggi, che questa colonna sonora sia il controcanto di quella di Veronica. Gli stessi piccoli frammenti che ritornano, poche note, tanto pianoforte. Mi è piaciuto come, alla fine, i protagonisti interagissero con la musica, modificandola a parole (e tra l'altro ho notato come entrambi i film finiscano con un atto creativo: da una parte la storia delle marionette, dall'altra la composizione della musica).
Infine, l'uomo. Anche qui un artista, poco presente (anche un pò sfigato a dire il vero..).
Considerazioni futili:
1) che bella casa ha Julie in campagna...davvero. Io l'avrei illuminata con una luce diversa, non dico più calda, ma sicuramente più bianca, o qualcosa del genere. Avrei aggiunto delle piante, magari. Trovo che le case, soprattutto quelle vecchie abbiano un fascino particolare (con questo non sto giustificando il vecchiume dell'Insubria, c'è una differenza tra vecchio e decadente...). Quando io e V. siamo entrate nella Casa di soppiatto, lo scricchiolio del parquet, l'odore di chiuso, i vasi cinesi coperti di polvere, la luce che filtrava appena dalle tapparelle, i lampadari coperti di ragnatele...come in un film. E se dovessi girare un film personalmente credo che avrebbe proprio un'atmosfera simile.
2) La mamma di Julie, con l'Alzheimer, l'amica prostituta. In particolare la seconda, che ho molto apprezzato, visto che era il personaggio più loquace di tutto il film, mi è piaciuta molto (anche se è uno stereotipo forse un pò inflazionato). Perchè d'altronde se è vero che io sopravvaluto l'importanza delle parole (me lo fanno notare spesso...) è anche vero che Kieslowski sopravvaluta l'importanza del silenzio (oppure no?).
Comunque credo di aver capito quello che diceva Kubrick sul fatto che Kieslowski ha un impatto più emotivo che razionale stamattina, quando mi sono svegliata con il motivetto di Veronica in testa e una miriade di pensieri che ci ballavano intorno nel dormiveglia. Lì ho deciso che oggi avrei seguito il consiglio di vedere il "Film Blu", 1993.
Un consiglio che invece non avrei dovuto seguire era quello di andare a vedere Pirati dei Caraibi non-mi-ricordo-cosa. Sì, perchè dopo "La maledizione della prima luna", diciamolo, siamo andati calando. O meglio... dopo un pò son sempre le stesse cose. Mi ha ricordato quei vecchi film di Zorro o di Sandokan, dove sai cosa aspettarti da ogni personaggio e alla fine rimani deluso in ogni caso, sia che ricalchino il loro stereotipo sia che facciano qualcosa di diverso. Perchè nel primo caso è una noia e nel secondo senti che manca qualcosa.

domenica 22 maggio 2011

Carenza di esperienza

Ci pensavo l'altro giorno all'Open day, parlando con L.
Io e V. gli stavamo raccontando di come, vedendo le matricole dare i loro primi esami ci sentissimo cambiate. Mi spiego: se quando sei al primo anno e il prof ti boccia è tutta colpa sua, ce l'aveva con te e ti ha chiesto l'unica cosa che non sapevi e mille altre scuse; quando sei alla fine ti rendi conto che certi votacci erano più che meritati, e certi esami, passati per il rotto della cuffia (rectius, per pietà del professore che probabilmente era stufo di vederti alla sua cattedra ogni due settimane...ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale) avresti anche potuto ridarli un altro paio di volte. Quando poi abbiamo detto che alcune matricole si meritavano proprio la bocciatura, e che la prof in questione aveva chiesto cose tutto sommato semplici, L. ci ha guardate come se fossimo passate al lato oscuro della Forza.
Tutto ciò per dire: quando si da la colpa dei propri errori alla sfiga o agli altri, si è in una fase di carenza. Carenza di esperienza. Questa teoria trova un chiaro esempio nella regolarità. Sì, perchè credo di essere ancora in una fase in cui se mi capita di sbagliare cerco alibi nella congiuntura astrale o nella teoria del caos o nell'allineamento sfavorevole del mio segno con Saturno, quando invece so benissimo che l'unica cosa che mi manca è l'esperienza. Fare gare, gare e ancora gare. Per arrivare un giorno a salire su quel podio a Brescia e stappare una magnum di champagne (e oggi durante l'eterno viaggio di ritorno -4 ore...-ho pensato che, forse, con la 128, potrei diventare top... la prima top driver donna, chissà...)
Ok. terminata la parte razionale del post, posso cominciare con le invettive.
Ma porca miseriaccia nera. Possibile che passi 6 giorni su 7 a fare 300 tubi alla volta per arrivare in gara e sdoppiare a 10?! Possibile che in una gara con tutti i tubi a vista, tutti dritti, con 3 commissari per tubo, dove l'unico ostacolo possibile potrebbe essere un piccione che decide di suicidarsi sul pressostato (ma sono sicura che anche in quel caso un commissario sarebbe intervenuto prima del nostro passaggio), con un mirino perfettamente posizionato (per tutta la gara in pericolosa prossimità della mia tempia, tra l'altro), io sdoppi a 10?! No dico, è davvero possibile? Perchè se sono davvero così rintronata è meglio che mi trovi un altro sport, che so, il curling, il twirling, il tchuckball (non ridete, esiste, e io ci ho anche giocato...). Oggi, dalla delusione, ho stretto la mano a M. dicendo "addio, io non farò mai più una gara di regolarità, non mi vedrete più". Si, perchè già soffro di complessi di inferiorità, ma se poi, tirate le somme, sdoppio peggio di uno che ha iniziato ieri...
Basta.
Per il resto devo aggiornare la classifica del "Comuni Sfigati d'Italia Challange" aggiungendo Badi, microscopico comune in provincia di Pistoia che vanta sul suo cartello all'ingresso del paese un gemellaggio niente meno che con New York. Si perchè me lo vedo il sindaco di New York che non ha di meglio da fare che gemellarsi con Badi...

giovedì 19 maggio 2011

...omissis...

Alta percentuale di Alicità

Forte Erin. Sul serio.
Ieri mi sono fatta parte diligente (non è vero) e ho fatto una cosa che non facevo da mesi.....sono andata a lezione!!
Si sono andata a lezione di inglese giuridico (per l'unico motivo possibile che giustificherebbe la partecipazione ad una lezione di inglese giuridico dopo pranzo: proiettavano un film! "Erin Brokocitch", appunto...).
A parte la mia figuraccia (all'inizio, prima scena, incidente d'auto, e chi è l'unica che caccia un grido terrorizzato?...E' che mi lascio coinvolgere...) e la fatica di gestire con un solo paio di occhi scena e sottotitoli (difficoltà derivante più che altro dal fatto di avere un solo cervello...che per di più somiglia all'ascensore dell'università: ogni tanto si inceppa e qualcosa ci rimane bloccato dentro sospeso tra due piani...), il film è sempre bello.
Io e V., tra le altre cose abbiamo notato che Julia Roberts ha probabilmente la stessa costumista di Pretty Woman...e che non sa (o finge di non sapere) come si cammina con i tacchi.
Comunque riflettevo su una cosa. Dal film Erin esce con un'ottima reputazione. Una donna forte, che riesce, nonostante le difficoltà, a farsi strada tra i pregiudizi, a convincere gli scettici della bontà delle sue intenzioni superando il suo aspetto e il suo catatteraccio. Wow. Una vera Woman on a mission!
Si. Ma se fosse successo qui? Se fosse successo davvero? Cioè lo so che è tratto da una storia vera. Ma è un film. E se c'è una cosa che ho imparato dalla mission del video (che ha ricevuto critiche entusiaste, tra l'altro) è che per rappresentare la realtà in un film bisogna essere il più finti possibile. Che la realtà sembra tanto più reale quanto più è finta. Da qui il corollario che la storia di Erin Brokovitch non può essere andata davvero così.. a parte questo volevo dire che se davvero una rompipalle maleducata come Erin entrasse in contatto, che so, con un ufficio delle nostre pubbliche amministrazioni...non so quanti ragni caverebbe dal buco. Ho pensato questo perchè sono andata in Questura ieri mattina e ad ogni mia domanda sul passaporto, l'agente dell'urp mi guardava come se fossi sempre più scema (e assicuro che le mie non erano domande più sceme della media..). Se mi fossi rapportata a lei come Erin avrei ottenuto qualcosa di meglio? Ok, Ok, lettore, smetti di ridere (so che stai pensando che non sono per niente credibile nei panni di aggressiva rompipalle) era solo per dire. Un ragionamento sterile. Pour parler...pour ragioner...per capire le dosi giuste di aggressività e ...chiamiamola "Alicità" (tra l'altro l'altra notte ho sognato di dare una gomitata nello stomaco ad uno che mi chiamava Alice...). Fifty-fifty? Quaranta-sessanta? Il prof Sacchi (Sacchi, non Sacco stavolta...) diceva che una persona carismatica è quella che alterna, a seconda della situazione, fermezza e...e...Alicità. Deduco dunque che non ci sia una percentuale fissa. Come direbbe qualcuno, dipende.

domenica 15 maggio 2011

Perchè senza senso

Ok, lo ammetto. Le ho cercate. Non lo faccio mai, perchè preferisco farmi un'idea mia e poi confrontarla con le altre. Invece stavolta sono andata a cercare le interpretazioni date di questo film. Si, perchè se la persona stessa che te lo consiglia, in calce ti dice che non ha senso, qualche dubbio te lo fai venire. Se poi la presentazione dice testualmente: "Film enigmatico in bilico tra realtà e mistero, da sentire più che da capire razionalmente, tentati dalla smania dell'interpretazione...", beh come direbbe Barney Stinson "sfida accettata!".
La prima domanda che mi sono fatta è perchè Parigi nei film sembri sempre così bella (e perchè in questo film in particolare sia così gialla...itterica!). Io ci sono stata a Parigi...e dopo che un ratto gigante ha attraversato la strada a due centimetri dai miei piedi, la storia tra me e Parigi è finita per sempre. Ratti a parte...La Parigi dei film è come l'amore dei film (sarà che entrambi sono falsi?). Alimenta un sacco di aspettative sbagliate.
La seconda cosa che ho pensato riguardava appunto il giallo (che tuttora non mi spiego...cioè cosa vuol dire? Ha a che fare con la luce? Un mondo a lume di candela? Un colore uniforme che impedisca di distinguere il giorno dalla notte? Mah..) e ho pensato alla scena di Arancia Meccanica in cui Alex sta guardando uno dei film della Cura Ludovico e dice che è buffo come i colori del mondo sembrino realmente veri solo quando li si vede sullo schermo. E notavo appunto, non tanto quanto sembrassero veri i colori sul mio schermo, ma quanto mi dessero l'impressione della realtà.
La terza cosa che ho pensato, l'ha pensata anche Kubrick (e sono soddisfazioni!), e preferisco farla dire a lui: "Esemplificando i concetti attraverso l'azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente raccontarglielo. Lo fanno con tale abbagliante abilità, che non riesci a percepire il sopraggiungere dei concetti narrativi e a materializzarli prima che questi non abbiano già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore."
Questa frase era riferita al regista Kieslowski e alla sua capacità di drammatizzare.
Effettivamente questo, è uno di quei film che non raccontano nulla, o meglio, non raccontano una storia ma lasciano che sia lo spettatore a viverla. Sono film difficili, che richiedono una certa concentrazione, e che spesso ho paura di non saper affrontare. Solitamente la storia si dispiega lungo la pellicola in maniera abbastanza elementare...soprattutto ad Hollywood. Diciamo che la maggior parte dei film sono a prova di idiota. Altre storie invece non vengono raccontate. E' difficile da spiegare, perchè una storia deve pure esserci, è che certe volte mi sento sola davanti ad un racconto senza narratore, e ho paura di arrivare alla fine e non aver capito nulla.
Comunque, in tutta sincerità, io un senso l'ho trovato. Magari un senso che trascende la realtà, magari un senso troppo senso...però un senso c'è, secondo me. Anche perchè che senso avrebbe raccontare una storia senza senso? Che poi, voglio dire, al di là del senso che si può trovare, va da sè che certi perchè rimangono senza risposta...
Comunque, nella foga mi sono anche dimanticata di fornire i dati essenziali: "La doppia vita di Veronica", Kieslowski, 1991.

E c'è da dire anche che quando ho letto l'anno del film (di solito mi informo prima, stavolta dopo) mi ha fatto specie una cosa! Non mi sono sprpresa, avevo capito che giravamo intorno alla fine degli anni '80, ma nel 1990 è uscito "Pretty Woman"! Non vorrei sollevare inopportuni paragoni (anche perchè "Pretty Woman" è proprio uno di quei film a prova di idiota...) ma ho avuto un flash!

mercoledì 11 maggio 2011

Io ci credo...voi?

Cambio di tendenza a quanto pare.
Se il Presidente della Repubblica era off limits per noi aspiranti giuristi, il Presidente del Senato Schifani, in visita lunedì prossimo, vivrà l'emozione di vedere presenti in platea alcuni rappresentanti della componente studentesca universitaria. Beato lui.
Non credo che la cosa sia scaturita dal pentimento di chi di dovere...sembra più una svista, o una qualche forma di svogliatezza (si, la mia vis polemica, dopo la ciambella, è tornata :)).
Ma la mia nota di biasimo oggi non va all'Università, alla sua disorganizzazione, alla sua precarietà (in tutti i sensi...non so se mi spiego) bensì a questi benedetti studenti.
Oggi pomeriggio, strano ma vero, non ero in aula tutor. Ero a casa mia a farmi gli affari miei, quando ricevo una telefonata di V.. Mi racconta quello che mi sono persa, un attimo di tensione, le solite due o tre polemiche, un paio di battute e...una richiesta degli studenti che sinceramente mi ha fatta dubitare per un attimo di loro.
Devono sapere i miei lettori (sempre pochi...però ho scoperto che cliccando alcune parole su google, questo blog è il primo link! Cioè wow! Per esempio cliccando "sinusite psichica" esce prima il blog che i siti su Nanni Moretti!) che il 20 maggio si svolgerà il nostro Open day.
Noi tutor abbiamo lavorato l'inverosimile per preparare una giornata accattivante per le future matricole... ci siamo messi in gioco in prima persona con il video, ci abiamo messo la faccia e ci abbiamo messo anche dei soldi (io nella fattispecie ben 3 euro per comprare due dvd vergini- e Sossoldi- cit da?). Sono mesi che facciamo telefonate, pensiamo, montiamo fotogrammi...Mancava solo una cosa da fare: trovare una piccola rappresentanza di studenti e professori che venisse a parlare della propria esperienza ai maturandi al nostro stand. Un paio di professori hanno accettato di buon grado e hanno anche spostato le loro lezioni. Quando l'abbiamo chiesto agli studenti...si, ma vogliamo un punto di credito.
Cooooooosa?! Cosa 'è che vuoi per venire a fare tre ore di pollaio insieme ad altri 100 ragazzi all'Open day?! Cos'è che vuoi per stare fermo ad uno stand a parlare sostanzialmente di quello che fai ogni giorno per di più con bouffet finale offerto (che come compenso per una giornata del genere sinceramente mi sembra anche troppo)?! Ma dai...
Ci sono persone che si fanno il mazzo tre mesi, sei mesi, un anno per avere tre crediti da stage in Prefettura o in tribunale e tu vuoi un credito per venire a divertirti all'Open day?
-Eh ma c'è chi ottiene crediti andando ai cineforum...
Si, ma i cineforum sono organizzati durante tutto l'arco dell'anno, occupano un pomeriggio intero, prevedono discussione finale e addirittura un piccolo esame. E comunque portano un plus culturale che sinceramente nell'Open day non vedo.
Nessuno vi costringe a venire. Nessuno vi chiede il martirio per un'università che disprezzate.
Forse anche io fomento un pò questo disprezzo. Per questo vorrei chiarire una cosa, dissociandomi e disapprovando qualunque richiesta di ricompensa per la partecipazione all'Open day che si estenda oltre una maglietta blu: se a volte mi lascio infervorare da quello che sento in segreteria, se spesso mi lamento della disorganizzazione dell'università, se scrivo cose che sembrano "polemica sterile", come la chiama R., non è perchè disprezzo la mia università (anche perchè nessuno mi ha costretta a rimanere per 5 anni...avrei potuto tranquillamente andarmene in LIUC e magari essere già laureata), ma perchè CREDO nella mia università.
Vorrei poter dire un giorno con fierezza che sono stata una delle prime laureate in giurisprudenza della facoltà degli studi dell'Insubria (e vorrei poterlo fare usando le parole Facoltà e Varese nella stessa frase),vorrei vantarmi, un giorno (magari con i miei studenti) di essere stata allieva di un professorone che ha cominciato la sua carriera come ricercatore all'Insubria, uno di quei ricercatori arrabbiati (cavoli, l'altro giorno ho visto F...mi ha fatto quasi paura tanto era arrabbiata, poverina...per non parlare di L... o di B...), vorrei che si svegliassero, che ci svegliassimo, e cominciassimo a sfruttare le potenzialità di questo ateneo, meglio, di questa sede. Siamo piccoli e disastrati. Peggio di così non può andare, può andare solo meglio! Ma bisogna rendersene conto. Serve qualcuno che lotti per noi. Dimostriamo che ci crediamo, però.
Fogli per le fotocopie, libri, banchi, misure di sicurezza...sembra che nulla ci sia dovuto, è vero, ma noi ci comportiamo come se tutto ci fosse negato invece di sfruttare bene quel poco che abbiamo. Professori giovani, disponibili a parlare con noi, e a venirci incontro non si trovano in tutte le università. Esami semestrali, possibilità di fissare preappelli con estrema libertà sono una comodità che in Cattolica si sognano. Un contatto con il personale amministrativo così stretto, con la possibilità di far sapere sempre e in maniera diretta quello che non va ce l'abbiamo solo noi. Morale? L'unica risorsa dell'Insubria sono le persone. Siamo noi. Non fatemi pentire dei miei pensieri.

martedì 10 maggio 2011

Apologia della ciambella

Perchè le ciambelle hanno il buco?
Me lo chiedevo stamattina (che pensieri profondi stilla il mattino nella mia mente appena desta dal sonno...) mentre prendevo il caffè al Central. Un caffè macchiato, prego, e una ciambella rosa.
Bevo il caffè, prendo in mano la ciambella e la guardo (intanto pego e mi avvio in università). E' piccola, morbida e ricoperta di glassa rosa e granelli di zucchero bianchi, ha un profumo buonissimo.
L'avvicino alla bocca e mordo. La sua dolcezza mi pervade, e mentre mastico libero miliardi di endorfine e un immenso sorriso mi si dipinge in faccia. Un altro morso e ogni pensiero negativo svanisce, l'ansia per il futuro, per la tesi, i dubbi esistenziali, c'è solo il presente, ci siamo io e la mia ciambella. Ancora un morso e ogni mio spirito combattivo si spegne, quella vis polemica che mi caratterizza si assopisce, il mondo è un posto meraviglioso, il buco nell'ozono è chiuso, la guerra è finita, la fame nel mondo estinta, l'ebola debellata. Ultimo morso e vedo realizzarsi ogni mio più recondito e inconscio desiderio. Raggiungo il  Nirvana. Un Nirvana lungo appena un passo, perchè mando giù, guardo davanti a me e vedo la portineria dell'Insubria, il portinaio che mi guarda, la nuvola di Fantozzi che sovrasta l'edificio (e che continuerà a seguirci nella sede nuova, anzi, credo sia già lì che ci aspetta...) e "tutto smette di essere come nei caroselli" (citazione da...?).
Morale: Secondo me nel buco della ciambella c'è la felicità. Una breve ma intensa, come direbbe qualcuno. Una bomba in cui il numero di calorie è direttamente proporzionale a quello di endorfine (la sostanza che ci fa percepire la felicità, per intenderci). Secondo me dovrebbero mettere un cartellino legato ad ogni ciambella: "ATTENZIONE, contiene felicità. Genera assuefazione e dipendenza. Consumare responsabilmente".

venerdì 6 maggio 2011

Sinusite psichica (se non avete visto il film leggete a vostro rischio e pericolo)

- Andiamo a vedere "Habemus Papam"?
- No, Nanni Moretti è anticlericale...
- Andiamo a vedere "Habemus Papam"?
- No, che palle, Nanni Moretti mi fa venire il latte alle ginocchia...
Che fatica andare a vedere questo film. Comunque ne è valsa la pena. Smentita la teoria del "latte alle gincchia", si è rivelato divertente e meno polemico di quanto mi aspettassi (anche se ho come il sospetto che la mia comprensione non sia andata in profondità...o meglio, che ci sia qualcosa di ancora nascosto che non ho colto...poi mi farò spiegare).
La scena si apre sul funerale del vecchio Papa: Piazza San Pietro piena, bandiere, candele, folla e tutto il companatico (e già qui mi sono chiesta se avessero ricostruito la piazza in studio o se il Vaticano avesse autorizzato le riprese di un finto funerale papale), processione di Cardinali verso la Cappella Sistina e ritiro in Conclave.
E qui la prima cosa che ha fatto ridere l'intera sala (che poi...che bello andare al cinema a vedere un film del genere. Niente adolescenti scemi- come quelli che c'erano ieri sera...ciuffo a banana tipo "Tutti pazzi per Mary"=V.=- niente ciccioni che intimano silenzio...ci saranno state 10 persone ma a tutte, noi comprese, piaceva commentare ogni scena e ridere sguaiatamente, e nessuno si sentiva disturbato...): il perfetto emblema del giornalismo idiota, quello delle domande stupide, quello invadente e inutile. Quanto mi è sembrato vero quel giornalista del Tg2 che blaterava cose senza filo logico cercando di intervistare Cardinali che lo ignoravano.
I Cardinali in Conclave sono dubbiosi, pregano di non essere scelti per l'annoso compito, nessuno vuole assumersi la responsabilità (e sembra che non sappiano nemmeno chi scegliere...visto che scopiazzano l'un l'altro...). Alla terza votazione, fumata bianca. Il prescelto (da Dio, ovviamente) è un Cardinale dato 90 a 1 dai bookmaker.
Alla domanda se volesse assumere l'incarico, spinto forse dai canti e dall'atmosfera, risponde sì. E io e V. ci siamo poi chieste per tutto il film perchè avesse risposto sì (non so se il diritto canonico preveda la risposta negativa...dovrei informarmi). La folla è ora pronta ad acclamare il nuovo Santo Padre, i giornalisti sono in agguato nascosti dietro le loro frasi fatte (un pò più avanti, verrà inquadrata una copia del Corriere intitolata "E' già il Papa di tutti"...tutti chi, che non l'ha ancora visto nessuno??), l'annuncio dal balcone raddensa l'emozione.....quando l'aria viene rotta dal grido del neoPontefice.
E da qui comincia il film.
Cioè. Come mio solito sono riuscita a dividerlo in due parti, ma questa volta non in senso strettamente temporale, bensì in senso trasversale. Ho tracciato una lunga linea che passa attraverso questo povero uomo e lo divide in due durante tutto il film. Ovviamente le due parti sono "il Papa" e "l'uomo". Ma la parte del Papa non è stata molto attiva...cioè questo poveretto traspostato dagli eventi mi è sembrato solo uomo. E lo dimostra il fatto che non chiede aiuto ad un altro esponente del clero, per risolvere i suoi dubbi, ma ad un medico. Cerca di dare al suo stato un nome di malattia, qualcosa di concreto, di clinico: depressione. Forse perchè se il Papa è il massimo esponente della Chiesa, non c'è nessuno a cui potersi rivolgere? Ma perchè, se sopra al Papa c'è solo Dio, il Papa stesso non cerca risposte nella fede ma nella medicina? Per giunta presso uno psichiatra non credente (che viene brutalmente sequestrato e che, tra l'altro mi sembra abbia più psicosi dei suoi pazienti).
Questo tentativo clinico di curare il Papa attraverso la psichiatria (in un susseguirsi di scene degne di un film sul Re Sole...Cardinali che assistono al risveglio, Cardinali che assistono al pasto, Cardinali che assistono alla psicoanalisi...) fallisce e porta alla conseguente fuga del malato e alla reclusione del medico in Vaticano, senza modo di comunicare con l'esterno, in compagnia dell'intero Conclave.
A questo punto la storia si divide in "storia dell'uomo" e "storia della chiesa", sullo sfondo i fedeli che attendono la proclamazione di un Padre che sembra non avere nessuna intenzione di mostrarsi ai suoi figli (la televisione parla di morte improvvisa, di sostituzioni e sotterfugi.....il portavoce del Vaticano- per inciso, il personaggio più odioso del film- cerca di nascondere la scomparsa di Sua Santità facendo alloggiare nei suoi appartamenti una guardia svizzera grassa con l'incarico di agitare le tende ogni tanto per simulare la presenza del legittimo occupante della stanza...esilarante).
Mentre il Papa vaga per Roma cercando se stesso, in Vaticano lo Psichiatra prende il potere e mette in evidenza la profonda umanità dei Cardinali. Perchè c'è poca differenza tra 30 ottantenni all'ospizio e 30 ottantenni in Vaticano: sempre di 30 ottantenni si tratta...Santi ottantenni, certo, ma pur sempre ottantenni, con le loro abitudini, le loro fisime, le loro convinzioni sulla migliore tattica di gioco a scopone scientifico, le loro medicine e la loro immensa solitudine.
Lo Psichiatra organizza un torneo di pallavolo nel Chiostro e qui ho visto la scena più cristiana (in senso cattolico) di tutto il film (e questo è uno dei punti che non ho capito...cioè magari la cristianità ce la vedo solo io dalla mia prospettiva di cattodubbiosa, e in realtà si voleva esprimere la più bassa blasfemia...): la squadra dell'Oceania è composta da solo 3 Cardinali ("se farete un buon lavoro con i fedeli, magari al prossimo Conclave sarete di più!"), e subisce pesantemente la brillante tecnica del Sud America. Ma quando riesce a realizzare un punto, uno solo, la folla in delirio invade il campo in un megabbraccio collettivo, tutti felici del punto dei deboli strapato ai forti ( tra l'altro notavo...ma che suore giovani! tutte, e ripeto, tutte le suore del film non superavano i 40 anni, erano tutte giovani e carine! Che belle...meno male che Moretti ci ha risparmiato lo stereotipo della suora vecchia-pinguino-bacchettona...magari anche sorda).
Nel frattempo il Papa sta ancora cercando di ritrovare il suo passato, il suo presente e anche il suo futuro. Trova qualcosa in teatro, o meglio, in un pazzo che declama "Il Gabbiano" di Chechov. Perchè lui è un attore, l'aveva detto anche alla nuova psichiatra (per ironia della sorte?) ex moglie di quello vecchio.
Mentre assiste alla rappresentazione del dramma, i Cardinali fanno la loro silenziosa irruzione in teatro e la folla al fine capisce di essere alla presenza di colui che è stato eletto Papa. Perchè alla fine il dubbio che il film voglia insinuare che Dio ha scelto male viene. Se Dio opera attraverso il Conclave per eleggere il Padre della Chiesa, e questo Padre non si sente di prendersi l'impegno, è perchè Dio ha scelto male? 
La verità è che questa è una chiesa di uomini fatta da uomini con le debolezze di tutti gli uomini. E, sebbene sia stata (e non sono l'unica) un pò delusa dalla fine (non che sperassi in una redenzione), mi ha colpita la frase "non sono pronto per prendermi la responsabilità di un popolo da giudare, ho bisogno di essere giudato" (più o meno). Trovo che sia un ammissione moto sincera, ma mi sento in disaccordo con la scelta di far operare a questo Papa il dantesco "gran rifiuto". Perchè va bene che l'uomo è debole, ma c'è differenza tra debole e codardo... e io lo facevo senza dubbio più coraggioso.
Per concludere, le scene salienti:
Mentre un Cardinale elenca allo Psichiatra le cose di cui non si può parlare al Papa, tiene a precisare che "il concetto di anima e quello di inconscio non possono in alcun modo coesistere"..."Poi vediamo"(risposta che entrerà negli annali! Sarà il nuovo "Lei ha perfettamente ragione", il nuovo "con rinovata stima"!).
Il Papa dalla Psichiatra, dice di soffrire di "sinusite psichica". Bella, la riciclerò. 
La medesima psichiatra parla continuamente di "deficit da accudimento", malattia di cui,  a giudicare dalla breve gita in macchina, soffrono anche i suoi figli, e forse lei stessa. ("Ho il deficit da accudimento... non so cosa sia ma ce l'ho").
E infine, menzione speciale alla guardia svizzera che ha passato tutto il film a mangiare torte e ad agitare tende, a tenere ridicolmente in piedi una situazione di facciata, sostanza di un'apparenza risibile.

domenica 1 maggio 2011

Cavi di sicurezza

Supermission per le WoM a Baveno City (Ridente località sul Lago Maggiore iscritta al "Comuni sfigati d'Italia Challange")!
Questa volta hanno partecipato alla scampagnata anche i MoM (che suona molto peggio...).
Nella sfida tra i generi risulta decisamente vittorioso quello femminile. Gli uomini, ben lontani dal modello a cui ci abituano il cinema e la letteratura, sono stati surclassati in quasi tutte le prove da noi femminucce: mentre loro portano i segni di una dura lotta fisica tra escoriazioni e tagli, graffi e contusioni, noi portiamo sulla pelle solo il segno del sole.
Bene, dopo questo inno femminista, devo dire che sono stanca morta e che non credo che riuscirò a muovere un dito per le prossime settimane. Non oso immaginare come saranno ridotti i miei muscoli (poveri, loro...) domani mattina, quando il livello di adrenalina si sarà adeguato alla nuova mission (ricerca bibliografica a Como...decisamente basso livello adrenalinico..).
La verità è che non ho più (o meglio, non ho mai avuto) il fisico per queste cose.
Nonostante le mie carenze sportive, è stata una giornata estremamente divertente. Credo di aver superato ogni barriera che la natura mi ha imposto scalando una parete da arrampicata e arrivando persino in cima (nonostante l'enorme difficoltà negli ultimi 2 metri per arrivare alla campanella...), avanzando pericolante su un cavo d'accaio, attraversando ponti semovibili...Agli atti che ho superato C. sul ponte sospeso perchè non aveva il coraggio di lanciarsi nel vuoto e aggrapparsi alla rete. Agli atti anche che io, aggrappata alla benedetta rete, sono andata a sbattere con le ginocchia (che ora sono blu...), ho subito l'effetto "ritorno" e l'istruttore ha dovuto venir su a prendermi per un piede e farmi scorrere fino alla piattaforma. Agli atti infine che C. mi ha spinta giù dalla piattaforma, durante l'ultima prova, per questo ho provato a vendicarmi minacciando ritorsioni su A., e lei mi ha atterrata con una mossa di Judo... 2 volte.
Nonostante la stanchezza e tutto, le mie conclusioni sulla giornata le ho tratte.
Nel gioco (e nella vita, spero), ho dei cavi di sicurezza più resistenti dell'acciao, che mi avvertono se metto un piede in fallo, mi spingono a buttarmi (a volte anche in maniera troppo letterale...) e fanno il tifo per me. Perchè credono che, anche se ci metto il doppio del tempo, anche se ho paura e anche se faccio fatica, posso arrivare in cima anche io (e suonare la campanella..). Grazie.