sabato 28 luglio 2012

post olimpico

Ormai lo sappiamo. Gli italiani non hanno più spirito nzionalistico. La mia mamma mi racconta che quando era piccola, la sua nonna le faceva le trecce e alle estremità usava legare due nastrini tricolori. Era una cosa normale, oggi, se una bambina va in giro con i nastrini tricolori in una gionata in cui non gioca la nazionale sembra figlia di pazzi estremisti. D'altronde noi siamo tutti Presidenti del Consiglio e CT della nazionale. Le nostre bocche (la mia non tanto, in effetti) sono piene di "se fossi in lui...", "io farei...", "sostituisci Cassano...", "io avrei fatto ministro mia nonna..." etc etc.
Però guardare Frangilli, oggi, è stato davvero forte. Cioè, in tempi non sospetti, Frangilli, non sappiamo nemmeno chi è. Da spasera Frangilli è un eroe. E' quello che ha tirato una freccia e ha fatto centro. Il Cupido di tutti noi (anzi, credo che se Cupido fosse Frangilli, le cose andrebbero meglio per tutti!). Ha pianto mentre suonava l'inno della sua Nazione, mentre la bandiera sventolava sull'asta, e stringeva in mano la medaglia d'oro. Non credo che sia per spirito nazionalista o di patriottismo, semplicemente credo che abbia raggiunto un grande risultato personale, un traguardo del suo impegno, come le tre spadaccine stanno facendo proprio ora, mentre scrivo. Di certo non possono unirci a loro la fatica, il sudore, le lacrime e le rinunce che hanno subito in questi anni per arrivare dove sono ma, credo, nonostante la distanza, siamo tutti fieri di loro allo stesso modo. Li ammiriamo i nostri atleti. Li guardiamo tenendo in mente la musica di "Momenti di gloria", sentiamo la loro fatica, all'ultima freccia, all'ultima stoccata, all'ultimo volteggio, all'ultima bracciata, all'ultima schiacciata, sentiamo il loro sussulto e la loro emozione, viviamo con loro l'avventura delle olimpiadi, una volta ogni quattro anni almeno.
E poi lo sport, l'unione tra i popoli, il messaggio di uguaglianza, l'importante è partecipare ma chi vince si prende la gloria...
Adoro le Olimpiadi, mi emoziono ogni volta che vedo qualcuno che vince, mi sembra di essere partecipe delle sue fatiche e mi salgono le lacrime quando alzano le medaglie al cielo e parte l'inno nazionale. Penso che i connazionali saranno fieri di loro, che la loro mamma starà piangendo sugli spalti dicendo al vicono: "quello è mio figlio".
Bello, davvero bello. Anche per una poco sportiva come me. Una grande emozione. E se i vincitori portano alto il tricolore, penso che almeno questo lo sappiamo fare bene. E siccome poi tutto il mondo è paese, mi sa che al resto del mondo rode di più che tre italiane si siano aggiudicate il medagliere completo nella scherma, piuttosto che le borse oscillino pericolosamente.

mercoledì 25 luglio 2012

Ragazze, moto e liceo

Primo post dall iPad! Cioè non ricordo se ho già scritto post dall iPad... Poco male. Allora... Il titolo di questo brano (brano...che parolona..), vuole rievocare le canzoni di Max. Si, le avete presenti (se ne avete presente una va più che bene, combinate queste tre parole in alternanza tra loro e otterrete le altre)? Cioè io non ho nulla contro le canzoni di Max, anzi, io adoro Max! É che dopo venti o più anni di carriera può capitare, come dire, di ripetersi. Di trattare sempre gli stessi argomenti. Lo vedo anche io nel piccolo di questo blog, é difficile rinnovarsi sempre, si scade sempre negli stessi temi, alla fine si rischia di farli diventare banali, ed é un peccato perché non lo sono! Peró, caro Max, arrivare anche a reppare sui tuoi tre accordi con j ax mi sembra un po' eccessivo..non so se avete sentito la canzone, é a meta tra "gli anni" e "decadance", ma con i tre accordi di Max. Comunque in questo post non volevo parlare di Max (che comunque adoro, ci tengo a ribadirlo), ma della gente. La grandissima mia Martini diceva: "sai la gente é matta, forse troppo insoddisfatta, cambia idea continuamente". Beh é vero! La gente cambia idea ad una velocità spaventosa, un giorno é sul melo un giorno é sul pero, come dice la mia mamma. Anche io cambio idea spesso eh, é facoltà di ognuno cambiare idea, ma mi sembra che ultimamente stiamo raggiungendo livelli patologici. Mi ci metto dentro anche io, le mie idee si alternano alla velocità della luce.mah. Non saprei spiegare perché. Rassicuro tutti i lettori:non ho cambiato idea su punti fondamentali della mia vita é che forse mi sto ammalando, come dice Barney di teddaggine. Sono passata dall essere lily, all essere robin, per finire qui ad essere ted. Ma un ted meno ted, non so se mi spiego.. Spero di non raggiungere mai il livello marshall, li sarebbe veramente un problema. Nel caso chiedo a tutti voi di ricondurmi ad una dimensione realistica Dell amore! In conclusione di questo pessimo post, vi chiedo scusa per gli errori di battitura...non sono molto pratica con questa tastiera, l iPad corregge automaticamente le parole che non gli piacciono e non so fare le maiuscole...é troppo intelligente, abbiate pazienza...

mercoledì 18 luglio 2012

Ritorno dall'Isola che non c'è

Un anno fa non faceva così caldo. Cioè caldo faceva caldo ma non così. Dimostrazione che l'effetto serra sta devastando il nostro pianeta e che entro il 21 dicembre i ghiacci polari si scioglieranno e ci sommergeranno. Cavoli tutto questo studio per niente. Non farò in tempo nemmeno a provarlo questo fantomatico mefistofelico esame di abilitazione alla professione forense. Peccato, sono quelle esperienze che prima o poi uno deve provare.
Dicevo che un anno fa in effetti più o meno a quest ora pioveva di brutto. Cioè era una pioggia strana. Pioveva un pò con il sole. Però veniva gù bene. A Mustonate si era addirittura formata una enorme pozzanghera in cui le macchine rimanevano impantanate. E noi eravamo nel gabbiotto a ripararci e bere tè caldo. E ridevamo delle macchine che si impantanavano (di gusto).
Un anno fa avevo 23 anni. Ora ne ho quasi 25. Mi sembra che siano passati 2 anni in uno solo. Invece ne è passato uno. La mia qualifica professionale e culturale compie oggi ufficialmente un anno. Piiiiicola, lei!
Un anno fa, uscita da lì, sentivo addosso un senso di onnipotenza che non credo proverò mai più. L'immagine che mi viene in mente è quella di un'altalena che viene spinta e dondola, dondola, dondola finchè, per inerzia, si ferma. Ecco un anno fa, qualcuno ha dato una spinta alla mia altalena facendomi entrare in un dondolio non sempre piacevole di incertezza e salti nel vuoto, di "lasciati andare" di "vivilo finchè puoi". Ora l'altalena ha dondolato dondolato dondolato e io ho anche un pò di nausea, soffro pure il mal di mare, rimanere un anno a dondolare sull'altalena non è esattamente il mio ideale. Ripenso ad un anno fa, alle promesse che avevamo fatto su quel sagrato, a quali abbiamo mantenuto e quali no. Ai miei supereroi, alle persone che non conoscevo e ora conosco e si sono ingarbugliate nel groviglio che è la mia esistenza non sempre in eleganti fiocchi ma, più spesso, in nodi gordiani (V. apprezzerà la metafora) inestricabili, tipo quelli che si formano sulle cuffie dell'ipod quando le metto in bosa senza arrotolarle.
Penso alle esperienze che ho vissuto nella realtà a quelle che ho vissuto nella mia immaginazione, a quelle che ho immaginato in maniera talmente forte da essermi convinta che siano successe davvero. Penso ai salti nel vuoto che ho fatto e a quelli che non ho avuto il coraggio di fare. Ai luoghi di cui ora conosco i colori e gli odori mentre un anno fa non ne conoscevo nemmeno l'esistenza. Penso alle cose che ho imparato e che non credevo che avrei mai potuto imparare, alle ambizioni che ho e che non credevo di poter avere.
Ho sempre pensato che nella vita c'è un momento per formarsi e uno per contribuire. Noi, piccoli giovani praticanti nemmeno abilitati siamo un pò in una fase intermedia in cui contribuiamo formandoci e ci formiamo contribuendo. Ma questa è una cosa che un anno fa avevo messo in conto.
Ora però, sento il bisogno che il dondolio dell'altalena rallenti. Che si fermi per un pò. Che possa trovare una dimensione. Qualunque dimensione. Purchè sia una dimensione non dondolante. Basta dondolare. Credo che questo anno così intenso e così particolare lo terrò sempre in un cantuccio di me, dove custodirò la persona che sono stata finora e che, inevitabilmente costituirà la chiave di volta della mia personalità. Ma l'adolescenza è finita da un pezzo. Forse solo ora me ne accorgo. Non è che stia dicendo che sono vecchia o cose del genere, o che da domani bisogna diventare persone serie etc etc. No, sto parlando di qualcosa di più intimo, che forse nel breve periodo non influenza il quotidiano, ma a lungo andare si. Non saprei nemmeno definire bene il concetto che sto cercando di esprimere. Forse può essere utile un'altra immagine.
Mi sento un pò come Wendy che fa ritorno dall'Isola che non c'è. E capisce che non c'è. Ma sa di esserci stata, e questo l'ha cambiata per sempre.