martedì 24 aprile 2012

Il registro delle aspettative

Riproviamo. Sperando che stavolta Blogger non impazzisca come settimana scorsa. Ultimamente sembra che la tecnologia si stia animando di vita propria: il mio telefono manda messaggi vuoti alle persone, Blogger decide autonomamente di far sparire dal web i miei post... Bene...
Ma dimentichiamo i problemi tecnologici e dedichiamoci all'argomento di oggi.
Cosa impedisce che un gesto carino sia considerato un semplice gesto rientrante nell'insieme della tanto odiata "mera cortesia"? Cosa impedisce che un saluto, un sorriso, una parola, vengano interpretati come semplici parole parole parole soltanto parole? Cosa impedisce che un silenzio non venga riempito di ansia e illusione? Cosa impedisce che un comportamento normale rimanga solo un comportamento normale?
Le aspettative.
Le aspettative sono una gran brutta cosa. Sono quelle sensazioni positive, apparentemente favorevoli, che ci spingono ad autoconvincerci che certe situazioni volgano a nostro favore. Praticamente le aspettative sono dei trailer, che guardiamo per sapere comesarebbe bello se..... E, si sa, spesso i trailer generano notevoli aspettative, solitamente tradite da film mediocri e incerti. Ma allora, vi chiederete voi (e io con voi) perchè continuiamo a farci delle aspettative che vengono puntualmente disattese? Mah..Forse per masochismo. Forse per quell'irresistibile senso di ottimismo che non riusciamo ad abbandonare nonostante tutte le delusioni e le scottature, un pò come il costante bisogno inconscio di innamorarci, nonostante tutto. V. dice che le aspettative fanno progredire un rapporto: se io ho un'aspettativa che trova riscontro, il rapporto progredisce, fa un salto in avanti. Se invece la mia aspettativa viene disattesa poco male, si creerà una situazione di stasi non migliore nè peggiore di quella che c'era prima. Io invece sostengo che le aspettative siano una cosa stupida. Si rimane costantemente delusi, anche nelle situazioni più promettenti. Il fatto è che la maggior parte delle aspettative, chiamiamole così, pericolose, non rientrano nella nostra sfera di controllo. Posso aspettarmi che un giorno diventerò avvocato, ma quello dipende da me, da quanto studierò (certo, dipende anche da chi leggerà il mio compito d'esame, ma diciamo che questa cosa è nella mia sfera di controllo almeno al 60%). Ma se dico "mi aspetto che Tizio faccia una determinata cosa", non si può dire che questo tipo di aspettativa non abbia un grado di aleatorietà notevolmente diverso! Posso ripetere fino all'esaurimento di senso che se voglio una cosa me la vado a prendere, ma il comportamento di Tizio esula completamente dalla mia sfera di controllo. E allora cosa succede? che rientra in gioco parte del post sulla potenza: quando ho una aspettativa si crea una situazione di potenza. E allora solo una cosa può rompere l'equilibrio della potenza: il coraggio. Fatta una valutazione di convenienza sui pro e contro di un determinato comportamento Tizio prenderà la decisione più idonea per lui, indipendentemente da ogni mia aspettativa. Poi, certo, ci sono anche quelle situazioni in cui la potenza va letteralmente a farsi benedire, perchè non fare una cosa è più doloroso di tutte le possibili conseguenze dannose che deriverebbero dal farla, e allora, con buona pace della potenza, della razionalità e dei calcoli di matematica del sentimento, ci si butta. E sono i casi più belli. Purtroppo sono anche più unici che rari.
Il normale livello di coraggio richiesto per superare la barriera delle aspettative è preceduto da odiose ma necessarie valutazioni prodromiche di opportunità.
Vi racconto una mia esperienza. Nel 2006 ho frequentato un corso preliminare al test per entrare alla facoltà di medicina. Era una specie di scuola estiva. Una volta, al ritorno, avevo perso il treno ed ero andata a mangiare al Burger King di Cadorna. In coda avevo incontrato un mio compagno che mi aveva salutata, credendo che io fossi un'altra persona. Io avevo chiarito l'equivoco, due battute, due risate, ciao, ciao, ognuno nella sua coda. Poi ci ho pensato. Ma se invece avessi continuato a parlare e avessi detto: no, io non sono Caia, sono Tizia, piacere blablabla....? Se avessi dato una spinta all'equilibrio di quella potenza? Mah chissà. Però ogni tanto ci penso. E mi faccio un trailer.
Anche perchè secondo me l'affermazione di J Axiana memoria "la vita non è un film" non è vera. E allora che male c'è a farsi un trailer? Probabilmente lo stesso male che c'è a farsi aspettative. Non è inevitabile non farsi aspettative, solo bisgna chiedersi se si è disposti ad assumersi il rischio di mettere in mani altrui una propria aspettativa. Quanto sarebbe più comodo (e quanto spazio di blog risparmierei!!) se ognuno facesse un catalogo delle proprie aspettative e lo pubblicasse (tipo registri immobiliari) e gli altri potessero segnarsi quali aspettative soddisfare e quali invece lasciare disattese? Così mi regolo, no? Io mi aspetto questo, questo e questo. Tu ti aspetti quello quello e quello. Magari, una volta su dieci, questo e quello corrispondono e si incastrano come aspettativa perfettamente reciproca. E allora che senso ha aspettare, studiare tattiche, friggersi il cervello e farsi venire l'ulcera? Dovremmo avere delle finestrelle sulla fronte, così, quando pensiamo qualcosa, chi ci sta di fronte può leggerla (salvo poi chiudere le tendine a nostro arbitrio...). Non sarebbe tutto più facile?

mercoledì 18 aprile 2012

Fogli bianchi

E' un pò che guardo questa pagina bianca. Non so cosa scriverci sopra. Sembra una mia giornata...comincia bianca e io devo riempirla di contenuti. Ultimamente poi sembra che qualcuno abbia deciso di farmi del male tirandomi fogli bianchi da riempire. Risme intere. Così fanno più male.
Alla fine mi dico che devo cogliere queste occasioni, prenderle come trampolini di lancio, scrivere qualcosa di positivo su questi fogli, individuare quello che voglio e andare a prendermelo. Saggio. Ma è più facile a dirsi che a farsi. Perchè a farsi fa male. Fa davvero male. Più di una risma in testa, più di un foglio di carta che taglia in mezzo alle dita.
Oggi D. mi ha detto che gli italiani sono assuefatti a questa mentalità aggrappata con le unghie alla stabilità, per questo i giovani non sono malleabili, non apprezzano le occasioni di cambiamento. Io le apprezzo le occasioni di cambiamento, ma in questo momento speravo di mantenere, non dico una certa stabilità, ma almeno un minimo equilibrio. Invece no. Va beh. Bisognerà prendere provvedimenti, riempire questi fogli bianchi con la mia storia. Alla fine, forse, potrei anche scrivere una storia interessante, tipo: "Praticante in studio legale parte per il brasile e diventa addestratrice di pappagalli", oppure: "Oggi studiamo sul suo manuale di diritto amministrativo, da ragazza voleva fare il medico" o ancora "Huston! Huston! Abbiamo un problema! Scimmie nere tirano ossi contro un monolite nero!" (forse l'ultima è già stata scritta...).
La verità è che non si può scendere dalla giostra, continua a girare e non serve a nulla mettersi sul cavallino e aspettare che la cassiera faccia cadere la coda pelosa sulla nostra spalla. Per acchiappare la coda bisogna essere sleali e cattivi, salire in piedi sul cavallino, saltare, sbracciarsi..e se qualche bambino si intromette tra noi e il posticcio obiettivo, fargli male, graffiarlo e morsicarlo.
Quando ero piccola (bimba ingenua) salivo sulla giostra e aspettavo il mio turno. Si, ero convinta che la cassiera, per accontentare tutti i bambini, facesse in modo che ognuno a turno potesse prendere la coda. Invece la cassiera era di una cattiveria rara e faceva saltare l'elastico con evoluzioni assurde. E io mi arrabbiavo se gli altri bambini si impegnavano in tuffi carpiati e salti Fosbury per giungere alla meta. La giostra scuola di vita (dalla quale a quanto sembra non ho imparato nulla...).
Se il giorno della mia laurea mi sentivo così potente da dire "Franci, se vuoi qualcosa vai a prendertelo, puoi farlo!", ora ho tanto l'impressione di ricevere una grande pedata nel sedere da qualcuno che mi urla "Svegliati Franci! La vità è cominciata!" E se io volessi prendermi una proroga? In fondo è anche per questo che ho deciso di iscrivermi a scuola, no? Prendermi una proroga dall'inizio della vita vera. Ma ho come l'impressione che non ci sia più spazio per le proroghe. Da domani si cambia. Sul serio.

giovedì 5 aprile 2012

Profili di illegittimità

Mah...a volte ho la sensazione che le persone non si rendano conto di quello che dicono. Ciò comporterebbe che alcuni (molti, per la verità) o non pensano prima di parlare o non pensano affatto e sono come il Maccio Capatonda che tanto prende in giro l'Italiano Medio (ipotesi che ritengo più verosimile...). Invero, la cosa è preoccupante non poco, perchè il livello di scemenze che ho sentito nei tre telegiornali che ho visto stasera, sono tali da offuscare ogni preoccupazione inerente le ultime vicende delle nomination di Kevin del Grande Fratello.
Diciamocelo, la notizia del giorno la conosciamo tutti: Bossi ha lasciato il partito. Perchè? Perchè ha rubato un sacco di soldi. Per farci che? Per pagare la scuola del Trota.
Ora. Va bene tutto. Va davvero bene tutto. Passi che abbia pagato con i soldi dei rimborsi al partito la ristrutturazione di casa, passi la scuola Bosina, passi davvero tutto, ma l'istruzione del Trota mi rifiuto di credere che sia stata pagata dai contribuenti. Mi rifiuto di credere che sia stata pagata affatto!
E in tre telegiornali i servizi ripercorrevano la carriera del Bossi, dal Paleolitico ad oggi, tutte le sue battaglie, l'ampollina del Po, il dito medio, la canottiera e chi ha più fantasia più ne metta...E i militanti, i verdevestiti (tipo sanculotti), che chiamavano Radio Padania e piangevano...Povera stella...
Ma stiamo scherzando?! Voi lo sapete, io non mi addentro mai negli alvei della politica, ci si incasina, ci si compromette e si finisce sempre per indispettire qualcuno, ma questo è ridicolo!
Ma non c'è qualcuno che si indigna e si arrabbia per aver pagato la scuola al Trota? Per tre anni più del necessario, per di più! No, cioè, non ci sono parole! Altro che "dimissioni gesto dovuto degno di rispetto". Il rispetto ce lo si gioca consapevolmente mentre si prendono per i fondelli milioni di persone. Non lo si guadagna dimettendosi dopo aver pagato la ristrutturazione di casa con i soldi degli altri. Quello mi sembra il minimo, una cosa che uno fa perchè si vergogna, per mettere la testa sotto la sabbia, senza affrontare le persone chiedendo scusa, non una dimostrazione di dignità e rispetto.
La verità è che mi sembra che l'italica mentalità non abbia colore politico o un nome specifico, è pervasa, iniettata nelle nostre vene, chi più chi meno, chi per certi versi, chi per altri.  E' banale dirlo ma è estremamente vero. Tutti uguali.

Ma basta con le dissertazioni politiche (anche se credo che il mio sdegno non sia sufficientemente espresso in questo post, un pochino troppo tenero) e passiamo ad altro. Ho riservato per voi, miei affezionatissimi, una vera chicca.
Siete stati al Libraccio recentemente? Hanno messo in piedi una iniziativa molto carina: "Assicura il tuo libro di scuola". In cosa consiste? Praticamente viene concesso ai gentili clienti (di seguito "Polli") di poter sostituire i libri di scuola che, per un catalogo limitato e tassativo di casi della vita, non sono più utili ai fini didattici. Mi spiego meglio. I prof vi fanno comprare determinati libri, ma poi cambia il prof e il prof sostituto vi fa comprare altri libri. Che fate, pagate due volte? No, restituite quelli vecchi, che Libraccio ritira (solo se: 1) sono in ottime condizioni, non pasticciati, non rilegati, non spiegazzati e non sottolineati, 2) date idonea prova della realizzazione della condizione), e prendete quelli nuovi, pagando solo l'eventuale differenza. Se la differenza è a vostro favore, vi verrà consegnato un buono da spendere in libri. Punto non trascurabile, questa possibilità vi costa 50 cent a libro.
Ok, detto così, sebbene non mi convinca più di tanto, l'idea è passabile. Possiamo vederla come una miniassicurazione sul rischio, invero decisamente remoto, che la classe venga smembrata, che il prof cambi, che si cambi scuola, che esca una nuova edizione o addirittura che veniate bocciati. Stipulate una polizza che vi permette di assorbire parzialmente i costi della sostituzione dei libri, a patto ovviamente che non li abbiate nemmeno sfogliati, senza specificare limiti di tempo (quando finisce questo rischio? alla fine dell'anno? Dopo sei mesi? Una volta cominciata la scuola? Boh). Va beh. Ma la cosa oltrepassa il limite del mero sospetto se la commessa vi avverte che Libraccio, per nuova politica aziendale, non cambia più i libri. Cioè? Si, insomma, se comprate il libro di matematica e a casa vi accorgete che l'isbn è diverso da quello indicato dal prof, non lo potete più sostituire. La suddetta commessa, prospettatovi il paurosissimo rischio, vi invita dunque a contrarre la suddetta polizza per 50 cent, così potrete sicuramente restituire il libro.
Ma non stiamo negoziando il diritto di recesso? Beh si. Se perfino da Zara posso restituire un vestito dopo un mese (quindi probabilmente anche dopo averlo usato per bene), senza se e senza ma, perchè per restituire un libro devo assicurarmi? La legge mi assicura un diritto di recesso determinato, perchè devo pagare per poterlo esercitare? Passi conferire un compenso per avere in cambio la possibilità di restituire il libro a distanza di mesi, ma che mi dicano che non posso cambiare il libro affatto se non pago mi sembra una cosa a metà tra la minaccia e la truffa, con sbilanciamenti di qua e di là a seconda del momento contrattuale!
Facciamo anche due conti, se volete. Immaginate, fine agosto, inizio settembre. Mamme impazzite riempiono il Libraccio per comprare i libri di scuola (una media di venti libri a studente). 20 X 0,50= 10X il numero di persone che ipotizzabilmente comprerà i libri al Libraccio, per esempio, di Varese (ma l'offerta è attiva in tutta la catena) 500= 5000 euro in più sul'incasso, ai quali andrebbero sottratti i soldi che Libraccio ci rimetterebbe sui libri eventualmente sostituiti, che ammontano praticamente a zero, perchè la differenza sui libri nuovi è comunque a carico del cliente e la combinazione tra realizzazione del rischio tassativo prospettato e del perfetto stato del bene richiesto è una condizione pressochè impossibile.
Voi quanti profili di illegittimità vedete?

martedì 3 aprile 2012

International Blog

Parliamo di statistica. Anche perchè non ho voglia di analizzare sentimenti e stati d'animo, di legiferare sulle relazioni umane, di pontificare su quanto mi ha delusa la nuova edizione di Scherzi a Parte (arriverà un post anche su questo...), ormai mi sento come chi ha mangiato chili di caramelle molto zuccherose: groppo allo stomaco e sensazione di nausea pervasa.
Allora ho deciso di parlare di statistica. Sapevate che Blogger mette a disposizione un fantastico servizio statistico? Mi permette di vedere come il mio blog viene visitato, da quali fonti proviene il traffico, quante volte vengono letti i post, in quali momenti della giornata, da quali paesi...
Non è una cosa molto utile, e sicuramente ai miei avventori non può fregare di meno, però è abbastanza divertente controllare, ogni tanto.
Per esempio è curioso che il post più letto di sempre sia "La gente che sta bene vive a Monza" con ben 145 visualizzazioni, seguito da "sfoglio il mio libretto" con 101 e da "Il cervello di Biancaneve" al terzo posto con 91 visualizzazioni. Devo dire che i post, come dire, da podio, sono sempre in voga e vengono letti con regolarità quasi tutte le settimane.
Altro dato interessante è che, dalla nascita di questo blog, i periodi di maggior traffico sono stati giugno 2011 (668 visualizzaizoni) e novembre 2011 (750), mentre gli altri periodi si attestano abbastanza regolarmente intorno alle 300/400 visualizzazioni più o meno, con una fossa depressiva ad aprile 2010 (270 visualizzazioni).
Altro dato divertente è la provenienza del traffico: chiaramente la stragrande maggioranza degli accessi proviene da Facebook, qualcun'altro da Google, ma la cosa che veramente mi ha sorpresa è scoprire di avere dei lettori sparsi tra Svizzera, Francia, Germania, Russia e USA Lussemburgo, Lettonia, Singapore, Ucraina Regno Unito e Malesia. Ogni settimana e comunque ogni post, il traffico proveniente dal motore di ricerca Russo è puntualmente uno dei primi ad accedere! E dagli USA conto 550 accessi dalla nascita del blog, contro i 5.503 dall'Italia. Ma nell'ultimo mese la differenza si riduce perchè abbiamo 138 accessi dagli USA contro i 198 dall'Italia! Quindi vorrei chiedere a chi legge da questi Paesi (e credo che tutti sappiano leggere l'italiano, vista la loro assiduità...) di palesarsi! Cioè che bello! Sono lusingata, grazie!
Ho tenuto comunque il dato più divertente alla fine. Sapete quali sono le parole chiave che vengono inserite sul motore di ricerca e che portano direttamente al mio blog? Al terzo posto abbiamo "sinusite psichica"! E mi sento davvero onorata che il mio blog compaia su Google prima dei siti cinematografici, su queste parole chiave! Al primo posto abbiamo chiaramente "il mondo secondo Franci", e mi sembra scontato, ma rilevo anche che qualcuno inserisce su google il titolo del blog con l'esatto intento di cercarlo e ciò mi lusinga molto! Ma la vera sorpresa sta al secondo posto, con le parole "come si vive a Monza"... Ebbene si, se inserite su Google l'amletica domanda "come si vive a Monza", al secondo o terzo posto esce questo blog. Non so se questo sia dovuto alla attendibilità della descrizione o ad altro, sta di fatto che la cosa mi fa ridere non poco! Attesto anche un accesso nell'ultima settimana avvenuto inserendo le parole "evoluzione Nina Morich"...non chiedetemi perchè.
Nell'ultimo mese siamo stati particolarmente fantasiosi e annoveriamo accessi con le parole: "diritto privato mezzo avvocato", "Alex di Arancia Meccanica come il fanciullino di Pascoli" (?!) ma, al top abbiamo "clichè dello scambismo". Ecco, ci tengo a precisare che ho verificato la circostanza e devo dire che è vero...inserendo su Google "clichè dello scambismo",  al decimo posto circa, compare questo blog con il post "Film d'atmosfera", dove in effetti compaiono tutte queste parole, in contesti ovviamente diversi. Incuriosita dalla parola chiave su Alex, ho verificato anche in questo caso e il blog compare al secondo posto con il post "Seconda stella a destra, al semaforo dritto, alla rotonda prendi la terza uscita a sinistra e poi...chiedi".
Per esempio mi risulta che in questo momento ci sia del traffico attivo dagli Stati Uniti e che la parola chiave utilizzata riguardi Monza...Signor Sindaco, vorrei una percentuale sull'IMU versata dai neocittadini trasferiti dall'estero a partire dall'autunno 2011, grazie...
Beh diciamo che, data la giornatina di oggi, che mi ha vista protagonista di crisi maniacodepressive di rabbia repressa, di proposte di prescrizione di benzodiazepine, di attacchi di panico e di una lentra transizione dalla tristezza profonda alla stizza più antipatica di cui sono capace, questo fantastico post in pieno stile "La criminalità in Italia" (chi l'ha letto mi capisce) è il massimo che potevo dare. Buona notte a voi (o buongiorno, se vivete in una parte del mondo con fuso orario diverso...ormai mi sa che dovrò tenerne conto!).


domenica 1 aprile 2012

Gli occhi delle stelle

La conoscete la storia "Gli occhi delle stelle"?
Quando ero piccolina mia mamma mi ha regalato un libricino che io adoravo. Me lo facevo leggere decine di volte di seguito, e io guardavo i disegni. Volevo rendervi partecipi del fatto che credo di aver capito solo ora il significato di quel libro. Dopo una sbronza epocale, una lunga dormita, un caffè e un vano tentativo di studiare amministrativo per mercoledì.
Era la storia di una Talpina che viveva tranquilla sotto terra. Ogni tanto, la notte, usciva per fare una passeggiata e guardava il cielo, e vedeva le stelle bellissime, luminose e brillanti, che trapuntavano il cielo a migliaia, rendendolo un immenso prato diamantato. Immaginava che anche tutto il resto del mondo dovesse essere all'altezza di tali bellezze: i fiori (di cui sentiva solo il profumo), gli animali, il bosco etc, ma di giorno non usciva mai, perchè era molto miope e i suoi occhi, abituati al buio delle viscere della terra, vedevano male. Un giorno, presa dalla voglia di vedere finalmente tutte queste meraviglie, decise di andare dal Signor Gufo, di professione ottico, per farsi fare un paio di occhiali. Dopo una accurata visita ocuistica il Gufo preparò gli occhiali per la Talpina ma, prima di consegnarglieli, le disse: -Ma Talpina, tu sei fortunata, vedi le cose con gli occhi delle stelle, perchè vuoi gli occhiali per vedere tutte le brutte cose che ci sono in giro? La Talpina, emozionatissima, si infischiò dei consigli del saggio Gufo e inforcò gli occhiali.
Le si aprì davanti una distesa desolata di alberi inframezzati a rifiuti abbandonati dagli uomini, la strada in cemento che attraversava il bosco, cimitero di ricci e ranocchi, il torrente che scorreva schiumoso e torbido. -Signor Gufo, ma perchè tutto quello che io mi immaginavo bellissimo in realtà è così orribile? E il Gufo rispose qualcosa come: - Talpina cara, cosa vuoi che ti dica... Quello che uno si immagina è sempre meraviglioso ma la realtà fa i conti con le persone e la loro inciviltà.
La Talpina, dopo un giro nel bosco con gli occhiali, prese una decisione: -Signor Gufo, guardi, grazie mille per avermi costruito gli occhiali. Io la pago lo stesso, per amore del Cielo, ma se li riprenda che non li voglio più. Preferisco guardare il mondo con gli occhi delle stelle.
Ora. Questa è chiaramente una storiella per sensibilizzare i bambini al problema dell'inquinamento. E' un libretto "verde" teso a instillare il senso di colpa nell'ignara creatura che pensa "povera Talpina...io non getterò mai per terra i rifiuti, così lei vedrà un mondo bello anche con gli occhiali".
Io infatti piangevo per la povera Talpina ma credo, più che per i sensi di colpa sul fatto che il detersivo dei piatti contribuisse ad aumentare i livelli di schiuma dell'Arnetta, per il romanticismo intrinseco della frase "preferisco guardare il mondo con gli occhi delle stelle" (che, guarda caso, è l'unica che riesco a citare testualmente, per quanto i miei ricordi mi consentono).
Oggi, dopo la sbronza, appunto, e con la sensazione di aver completamente resettato il cervello, come se avessi avuto bisogno di arrestare il sistema per poter installare gli aggiornamenti, penso che il motivo per cui questa frase mi suonava tanto triste mi sia finalmente chiaro. La Talpina è fondamentalmente una rinunciataria consapevole e non meritevole di biasimo.
Perchè stamattina mi sono svegliata e mi sono chiesta: ok, ma io cosa voglio? La verità è che non lo so. E che vorrei smettere di arrovellarmi il gulliver per cercare di capirlo. Vorrei avere il coraggio della Talpina. Un coraggio che va oltre il semplice chiudere gli occhi davanti alle cose brutte. E' più un istinto di autoconservazione. Ferita dalle crudeltà del mondo, preferisce togliere gli occhiali, rimettersi le celeberrime fette di salame sugli occhi, se vogliamo allargare la metafora, fuggire (chiaramente leggendo queste parole, vi prego di contestualizzare le parole "crudeltà del mondo"...).
L'avevo già fatto questo discorso, tempo fa, parlando dei Testimoni di Geova e dei loro opuscoli pieni di felicità, forse avevo anche citato la favoletta degli occhi delle stelle. Ma è vero, cavolo!
Perchè devo farmi del male passando le giornate a farmi venire l'ulcera, quando potrei tranquillamente ignorare tutto e accontentarmi di quello che capita? Perchè devo lasciarmi influenzare dal fatto che quello che mi capita non è quello che voglio (e qui andrebbe aperto un dibattito sul tema "perchè per ottenere di più, a volte, basta desiderare di meno")? C'è anche gente che crede che la vita e il destino sappiano scegliere per loro, come una specie di istinto esterno che sa sempre qual'è la cosa giusta per ognuno, un karma deformato e piatto. Alla fine, con gli occhi delle stelle si affrontano con innocente e beata inconsapevolezza le cose brutte e con altrettanto innocente beatitudine le cose belle, che a pensarci è molto positivo, no? Lasciarsi scorrere addosso le cose brutte e invece vivere con la gioia di bambini quelle belle, invece di somatizzare le une e dubitare delle seconde, diffidando addirittura della loro genuinità e comunque percependo in anticipo sui tempi la loro fugacità. Perchè rendersi impossibile concepire l'idea del "per sempre", insopportabile l'idea di "amore", lontana l'idea di "sincerità", quando si potrebbe vivere con la leggerezza di un inquilino della casa del Grande Fratello e piangere finte lacrime per finti casi umani, e baciare ed abbracciare finti amici fraterni (ovviamente credendo che sia tutto vero, tipo "The Truman show").
E, credete, non sono l'unica a pensarla così! Consiglio di autorevole dottrina: vuoi trovare un uomo? Fingiti scema. Agli uomini non piacciono le ragazze troppo impegnative. Tu sei troppo impegnativa.
Bene. Sono pure impegnativa. Questa è la dimostrazione che cercare dentro sè stessi la consapevolezza del mondo circostante, cercare di capire le cose, inquadrare l'amore nelle infallibili leggi di wom, fare ore di pollaio in treno per decriptare quanto ci circonda, studiare nuove frontiere della genetica (tra cui che l'incapacità di parcheggiare è sicuramente contenuta un gene posizionato sul cromosoma x, e non per un assunto scontato come quello che sicuramente è venuto in mente agli egregi lettori uomini di questo blog...) è una fatica inutile che fa male a me e agli altri! Dovrei semplicemente smettere di preoccuparmi (oltre che di farmi aspettative, ma questo è un altro discorso, che affronteremo in un altro post), rinchiudermi nel guscio del mio clichè, invece di abbandonarlo per cercare una concreta identità di donna. Accettare il dato di fatto che Armando è uscito dalla Casa e il fatto che io faccia di questo un patema non cambierà le cose.
E' come rinunciare a capire per studiare a memoria. Conosco gente che lo fa e che a scuola è sempre andata molto meglio di me, che invece di studiare a memoria non ne ho mai voluto sapere. Visto? Mettersi in gioco non paga, quindi la soluzione è: mettere gli occhiali, vedere che è troppo difficile, togliere gli occhiali e continuare a vedere il mondo con gli occhi delle stelle.