martedì 24 aprile 2012

Il registro delle aspettative

Riproviamo. Sperando che stavolta Blogger non impazzisca come settimana scorsa. Ultimamente sembra che la tecnologia si stia animando di vita propria: il mio telefono manda messaggi vuoti alle persone, Blogger decide autonomamente di far sparire dal web i miei post... Bene...
Ma dimentichiamo i problemi tecnologici e dedichiamoci all'argomento di oggi.
Cosa impedisce che un gesto carino sia considerato un semplice gesto rientrante nell'insieme della tanto odiata "mera cortesia"? Cosa impedisce che un saluto, un sorriso, una parola, vengano interpretati come semplici parole parole parole soltanto parole? Cosa impedisce che un silenzio non venga riempito di ansia e illusione? Cosa impedisce che un comportamento normale rimanga solo un comportamento normale?
Le aspettative.
Le aspettative sono una gran brutta cosa. Sono quelle sensazioni positive, apparentemente favorevoli, che ci spingono ad autoconvincerci che certe situazioni volgano a nostro favore. Praticamente le aspettative sono dei trailer, che guardiamo per sapere comesarebbe bello se..... E, si sa, spesso i trailer generano notevoli aspettative, solitamente tradite da film mediocri e incerti. Ma allora, vi chiederete voi (e io con voi) perchè continuiamo a farci delle aspettative che vengono puntualmente disattese? Mah..Forse per masochismo. Forse per quell'irresistibile senso di ottimismo che non riusciamo ad abbandonare nonostante tutte le delusioni e le scottature, un pò come il costante bisogno inconscio di innamorarci, nonostante tutto. V. dice che le aspettative fanno progredire un rapporto: se io ho un'aspettativa che trova riscontro, il rapporto progredisce, fa un salto in avanti. Se invece la mia aspettativa viene disattesa poco male, si creerà una situazione di stasi non migliore nè peggiore di quella che c'era prima. Io invece sostengo che le aspettative siano una cosa stupida. Si rimane costantemente delusi, anche nelle situazioni più promettenti. Il fatto è che la maggior parte delle aspettative, chiamiamole così, pericolose, non rientrano nella nostra sfera di controllo. Posso aspettarmi che un giorno diventerò avvocato, ma quello dipende da me, da quanto studierò (certo, dipende anche da chi leggerà il mio compito d'esame, ma diciamo che questa cosa è nella mia sfera di controllo almeno al 60%). Ma se dico "mi aspetto che Tizio faccia una determinata cosa", non si può dire che questo tipo di aspettativa non abbia un grado di aleatorietà notevolmente diverso! Posso ripetere fino all'esaurimento di senso che se voglio una cosa me la vado a prendere, ma il comportamento di Tizio esula completamente dalla mia sfera di controllo. E allora cosa succede? che rientra in gioco parte del post sulla potenza: quando ho una aspettativa si crea una situazione di potenza. E allora solo una cosa può rompere l'equilibrio della potenza: il coraggio. Fatta una valutazione di convenienza sui pro e contro di un determinato comportamento Tizio prenderà la decisione più idonea per lui, indipendentemente da ogni mia aspettativa. Poi, certo, ci sono anche quelle situazioni in cui la potenza va letteralmente a farsi benedire, perchè non fare una cosa è più doloroso di tutte le possibili conseguenze dannose che deriverebbero dal farla, e allora, con buona pace della potenza, della razionalità e dei calcoli di matematica del sentimento, ci si butta. E sono i casi più belli. Purtroppo sono anche più unici che rari.
Il normale livello di coraggio richiesto per superare la barriera delle aspettative è preceduto da odiose ma necessarie valutazioni prodromiche di opportunità.
Vi racconto una mia esperienza. Nel 2006 ho frequentato un corso preliminare al test per entrare alla facoltà di medicina. Era una specie di scuola estiva. Una volta, al ritorno, avevo perso il treno ed ero andata a mangiare al Burger King di Cadorna. In coda avevo incontrato un mio compagno che mi aveva salutata, credendo che io fossi un'altra persona. Io avevo chiarito l'equivoco, due battute, due risate, ciao, ciao, ognuno nella sua coda. Poi ci ho pensato. Ma se invece avessi continuato a parlare e avessi detto: no, io non sono Caia, sono Tizia, piacere blablabla....? Se avessi dato una spinta all'equilibrio di quella potenza? Mah chissà. Però ogni tanto ci penso. E mi faccio un trailer.
Anche perchè secondo me l'affermazione di J Axiana memoria "la vita non è un film" non è vera. E allora che male c'è a farsi un trailer? Probabilmente lo stesso male che c'è a farsi aspettative. Non è inevitabile non farsi aspettative, solo bisgna chiedersi se si è disposti ad assumersi il rischio di mettere in mani altrui una propria aspettativa. Quanto sarebbe più comodo (e quanto spazio di blog risparmierei!!) se ognuno facesse un catalogo delle proprie aspettative e lo pubblicasse (tipo registri immobiliari) e gli altri potessero segnarsi quali aspettative soddisfare e quali invece lasciare disattese? Così mi regolo, no? Io mi aspetto questo, questo e questo. Tu ti aspetti quello quello e quello. Magari, una volta su dieci, questo e quello corrispondono e si incastrano come aspettativa perfettamente reciproca. E allora che senso ha aspettare, studiare tattiche, friggersi il cervello e farsi venire l'ulcera? Dovremmo avere delle finestrelle sulla fronte, così, quando pensiamo qualcosa, chi ci sta di fronte può leggerla (salvo poi chiudere le tendine a nostro arbitrio...). Non sarebbe tutto più facile?

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