mercoledì 18 luglio 2012

Ritorno dall'Isola che non c'è

Un anno fa non faceva così caldo. Cioè caldo faceva caldo ma non così. Dimostrazione che l'effetto serra sta devastando il nostro pianeta e che entro il 21 dicembre i ghiacci polari si scioglieranno e ci sommergeranno. Cavoli tutto questo studio per niente. Non farò in tempo nemmeno a provarlo questo fantomatico mefistofelico esame di abilitazione alla professione forense. Peccato, sono quelle esperienze che prima o poi uno deve provare.
Dicevo che un anno fa in effetti più o meno a quest ora pioveva di brutto. Cioè era una pioggia strana. Pioveva un pò con il sole. Però veniva gù bene. A Mustonate si era addirittura formata una enorme pozzanghera in cui le macchine rimanevano impantanate. E noi eravamo nel gabbiotto a ripararci e bere tè caldo. E ridevamo delle macchine che si impantanavano (di gusto).
Un anno fa avevo 23 anni. Ora ne ho quasi 25. Mi sembra che siano passati 2 anni in uno solo. Invece ne è passato uno. La mia qualifica professionale e culturale compie oggi ufficialmente un anno. Piiiiicola, lei!
Un anno fa, uscita da lì, sentivo addosso un senso di onnipotenza che non credo proverò mai più. L'immagine che mi viene in mente è quella di un'altalena che viene spinta e dondola, dondola, dondola finchè, per inerzia, si ferma. Ecco un anno fa, qualcuno ha dato una spinta alla mia altalena facendomi entrare in un dondolio non sempre piacevole di incertezza e salti nel vuoto, di "lasciati andare" di "vivilo finchè puoi". Ora l'altalena ha dondolato dondolato dondolato e io ho anche un pò di nausea, soffro pure il mal di mare, rimanere un anno a dondolare sull'altalena non è esattamente il mio ideale. Ripenso ad un anno fa, alle promesse che avevamo fatto su quel sagrato, a quali abbiamo mantenuto e quali no. Ai miei supereroi, alle persone che non conoscevo e ora conosco e si sono ingarbugliate nel groviglio che è la mia esistenza non sempre in eleganti fiocchi ma, più spesso, in nodi gordiani (V. apprezzerà la metafora) inestricabili, tipo quelli che si formano sulle cuffie dell'ipod quando le metto in bosa senza arrotolarle.
Penso alle esperienze che ho vissuto nella realtà a quelle che ho vissuto nella mia immaginazione, a quelle che ho immaginato in maniera talmente forte da essermi convinta che siano successe davvero. Penso ai salti nel vuoto che ho fatto e a quelli che non ho avuto il coraggio di fare. Ai luoghi di cui ora conosco i colori e gli odori mentre un anno fa non ne conoscevo nemmeno l'esistenza. Penso alle cose che ho imparato e che non credevo che avrei mai potuto imparare, alle ambizioni che ho e che non credevo di poter avere.
Ho sempre pensato che nella vita c'è un momento per formarsi e uno per contribuire. Noi, piccoli giovani praticanti nemmeno abilitati siamo un pò in una fase intermedia in cui contribuiamo formandoci e ci formiamo contribuendo. Ma questa è una cosa che un anno fa avevo messo in conto.
Ora però, sento il bisogno che il dondolio dell'altalena rallenti. Che si fermi per un pò. Che possa trovare una dimensione. Qualunque dimensione. Purchè sia una dimensione non dondolante. Basta dondolare. Credo che questo anno così intenso e così particolare lo terrò sempre in un cantuccio di me, dove custodirò la persona che sono stata finora e che, inevitabilmente costituirà la chiave di volta della mia personalità. Ma l'adolescenza è finita da un pezzo. Forse solo ora me ne accorgo. Non è che stia dicendo che sono vecchia o cose del genere, o che da domani bisogna diventare persone serie etc etc. No, sto parlando di qualcosa di più intimo, che forse nel breve periodo non influenza il quotidiano, ma a lungo andare si. Non saprei nemmeno definire bene il concetto che sto cercando di esprimere. Forse può essere utile un'altra immagine.
Mi sento un pò come Wendy che fa ritorno dall'Isola che non c'è. E capisce che non c'è. Ma sa di esserci stata, e questo l'ha cambiata per sempre.

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