giovedì 17 novembre 2011

Un Sacco di....

Oggi SUPERmission. Col SUPER maiuscolo.
Ovviamente il destino avverso, che ha deciso di ostacolarci per quanto possibile, non ha tenuto conto della forza di volontà delle wom (che si chiamano wom mica per niente). Sta di fatto che la congiuntura astrale che ha voluto che proprio oggi, tra tutti i giorni disponibili, i sindacati si mettessero in testa che era assolutamente necessario attuare uno sciopero generale dei mezzi, non ci ha impedito di prendere la macchina e trasferirci a Milano. Nemmeno il fatto di aver sbagliato strada e di esserci trovate su Viale Certosa invece che a Lampugnano ha potuto diminuire la nostra determinazione. D'altronde Milano è una città magica, quando perdi la speranza ti salva con un Deus ex Machina: disperse nei meandri di viuzze sconosciute, tra boschi (a Milano?!) e palazzi, alla disperata ricerca di un parcheggio, dopo aver chiesto ai passanti (una delle quali è stata massimamente esauriente: "Eh, è lontano...là in fondo"), e dopo che V. scoraggiata dalla scarsa presenza di candidati idonei a fornire indicazioni ha esclamato: "Ma non c'è nessuno in 'sto paese?!" (a Milano?!), ecco che compare il familiare profilo della stazione Cadorna! Ormai rassegnate a pagare in parcheggio ciò che avevamo risparmiato in treno,  abbiamo mollato la macchina in Foro Bonaparte e ci siamo dirette, senza nemmeno accertarci che entrambe fossimo d'accordo (d'altronde la telepatia servirà pure a qualcosa, no?), verso il consueto schifezzopranzo. Trangugiati i cheesburger, ingollato il caffè, ci siamo dirette là. Verso la nostra meta. Verso il compimento della nostra mission: la Statale.
Aula stracolma, centinaia di studenti, decine di dottorandi, ricercatori e Chiarissimi. Ma soprattutto Lui. Si, Lui. Ha fatto il suo ingresso in capo ad una piccola processione (che sembrava il Vescovo seguito dai chierichetti coi ceri alla messa di Natale..), passo dopo passo, un pò traballante. Dopo qualche chiacchera si è seduto e ha cominciato la sua Lectio.
No comment. Non mi sento nemmeno in grado di riassumere l'argomento in due parole. E' stata una emozione fortissima sentir parlare il mio libro. Il Sacco. Era lì davanti a noi, faceva battute e spiegava.  l'incubo di non so quante generazioni di studenti e studiosi del diritto civile. Colui che, da solo, forma correnti dottrinali autonome al grido di "secondo Sacco..." o "Sacco dice che...". L'uomo che abbiamo invocato, nominato invano, maledetto e ringraziato, da un anno a questa parte, decine di migliaia di volte, perchè è sempre nei nostri discorsi, perchè almeno venti volte al giorno ci chiediamo: "Cosa direbbe Sacco?". Ero quasi tentata di chiedergli di dirimere la nostra annosa disputa sull'opzione.
Tanto di cappello. 88 anni e non sentirli. Al diavolo la meritocrazia se i baroni sono tutti così. Perchè da un cervello del genere fa anche piacere imparare, anzi, ci si sente sempre in debito di sapere. Perchè raggiungere una cultura del genere è praticamente impossibile. E la pressione diventa quasi insostenibile quando ti dicono: "lo vedi quello che stringe la mano a Sacco? E' Trimarchi". Ecco, appunto. "Ma chi era quello in fondo alla sala?" "De Nova". Ah, ok. "E quello è Carnevali". Bene. No, bene. Ecco, diciamo che eravamo nella stessa aula con una buona parte dei nostri libri di scuola. Sembrava di stare ad un concerto rock. Ad un certo punto, quando Sacco ha esordito dicendo "Colleghi!" ho creduto che la platea si alzasse in una standing ovation con striscioni, lacrime e strappamenti di capelli. Invece è rimasta seduta in composta attenzione ad aspettare il resto del discorso. Due ore di lezione volate. Sul serio, nemmeno sentite. Eppure intensissime. E alla fine un applauso che non so se si sarebbe fermato se Sacco stesso non avesse ordinato che finisse. Una lunga fila di studenti si sono accalcati intorno a lui per avere un suo pensiero sul libro. E mi sono sentita dieci volte più scema per non aver portato il libro oggi che non per aver dimenticato i codici un paio di settimane fa. Comunque anche chi non aveva il libro, faceva scrivere il Professore un pò ovunque, uno anche su un pentagramma. Io su un foglietto azzurro della mia agenda che da domani finirà in una cornice sulla mia scrivania in studio, alla faccia di D. che mi da della pazza. Perchè su quel foglietto SACCO IN PERSONA MI HA DATO DELLA COLLEGA.
Davvero sembrava di essere davanti ad una vera rock star. Anzi meglio. Ad un certo punto pensavo che qualcuno si facesse autografare la maglietta. Per fortuna non è successo..
Poi va beh, ci siamo anche immatricolate a scuola, ma quella è una cosa secondaria, perchè abbiamo sentito parlare Sacco, praticamente un pezzo di storia dal vivo, e siamo state irrorate di cultura giuridica (sperando che qualcosa sia penetrato, almeno per osmosi...), abbiamo rivolto anche la parola a Sacco. Ci siamo palesate e abbiamo avuto uno scambio di battute sullo sciopero dei treni (e avevo paura di sbagliare risposta....).
Scusate per la frenesia e la confusioe di questo post...è l'emozione (e non ho ancora subito il calo adrenalinico...).
E comunque, per concludere con le Sue parole: "i magistrati di domani sono gli studenti di oggi".

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