domenica 13 novembre 2011

film d'atmosfera

I film americani, italiani, inglesi etc. hanno una storia (di solito). Quelli francesi hanno un'atmosfera. Come Bande a part, Godard, 1962.
Con un'atmosfera (appunto) fuori dal tempo ma ben calata nello spazio (Parigi), con la solita finta semplicità intrisa di dietrologie filosofiche tradotte, in realtà, in finte filosofie che esprimono banali semplicità, Godard ci racconta una storia (a modo suo) d'amore. L'amour così distaccato, freddo, passionale, istantaneo, romanzato, da film francese. Quell'amore solo di fatto ma non di sostanza, quel dirsi "ti amo" senza niente sotto, senza un perchè. Il film, in bianco e nero, anzi, in sfumature di grigi, mostra una Parigi triste e fredda anche se c'è il sole, la Senna, gli alberi, le case. Tutto immerso in un perenne autunno ingiustificato. Sta di fatto che ad un certo punto mi sono girata e ho visto il riquadro della mia finestra riempito di giallo, come a ricordarmi che l'autunno reclamava i suoi bellissimi colori.
La storia della rapina sembra solo una scusa per farci entrare in questo rapporto distorto e distratto tra i tre protagonisti, due uomini e una donna. Come in Juls e Jim (Truffaut altro esponente della Nouvelle Vague), come in The Dreamers (Bertolucci, che attinge a piene mani da Bande a part, come Tarantino, del resto), vige la legge dell'ambiguità e dello scambismo, anche se devo dare atto, dopo tante critiche, che in questo Bertolucci è riuscito a colpire meglio nel segno.
Amabili alcune scene, come quella del ballo nel bar (citata in Pulp Fiction), della lettura dell'ultimo passo di Romeo e Giulietta e, ovviamente, della corsa nel Louvre (citata un pò ovunque). Sono quelle che creano l'atmosfera, quelle che, ripensandoci mesi dopo, evocate da una musica dolce nell'aria e da tanta tanta voglia di romanticismo, tornano su come la polenta con i bruscitt il 15 di agosto e fanno stringere gli innamorati al motto "fammi ballare come in un film francese".
Notabile anche l'espediente, ormai un clichè, della voce fuori campo, del narratore onniscente, che tutto sa e tutto vede, con la pretesa di aprire parentesi contenenti i sentimenti dei protagonisti (parentesi vuote ovviamente).
Il bilancio è tutto sommato positivo, la visione è piacevole, e abbastanza scorrevole. Agli atti che la versione italiana è andata probabilmente dispersa, visto che ho visto una vecchia registrazione da rai 3 in francese, con i sottotitoli sgranati e senza interruzioni pubblicitarie (il che mi fa pensare che la registrazione sia stata fatta a notte fonda...).
Piccolo, residuo, commento: avevo deciso di vedere questo film, ovviamente, per la scena del Louvre (che mi piacerebbe un giorno replicare per battere il record, e per questo si cercano volontari... non sgomitate, mi raccomando). Mi aspettavo chissachè, invece dura 10 secondi senza particolare sottolineatura se non lo spirito di intrinseca affascinante follia del gesto.

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