venerdì 15 luglio 2011

In diretta dall'aula tutor

Post in diretta. Ci vuole.
Ho tagliato il cordone ombelicale. Quello che mi legava a questo posto. Ho ufficialmente eliminato la mia impronta dall'aula tutor. Ora sembra incredibilmente grande. Sembra vuota. Forse perchè più che con le nostre cose l'avevamo riempita della nostra presenza. Ora la nostra assenza non solo si vede ma si sente. Guardo la parete di fianco a me e vedo C. in piedi sul tavolo che fissa la bandiera della Svizzera con le puntine. Guardo la scrivania alla mia destra e vedo M. che litiga con V. perché non vuole provare la parrucca viola. Guardo la finestra e vedo T. che cerca di ripararla in piedi sul davanzale. Guardo la sedia vuota davanti a me e vedo C. che mangia un panino. Guardo addirittura i fili elettrici e vedo M. e C. che li fissano al pavimento con lo scotch (era una mia idea!).
Guardo fuori dalla porta e vedo il viavai di una mattina di lezione, sento le voci dei professori, sento R. che urla e che ci sgrida per il pollaio, sento l'odore della carta stampata.
Poi torno alla realtà. Vedo paura e incertezza. Emozione e... e qualcosa. Non so cosa ma qualcosa c'è. Deve esserci. Dopo, dico. Cosa c'è dopo? Sono sull'orlo del baratro e guardo giù. Lunedì qualcuno mi darà una spinta (più o meno violenta) e cadrò giù (c'era anche una canzone che diceva "cado giù"). Non dico tutto questo come polemica sterile o come lamentela, o con sguardo autocommiserativo. Lo dico con sguardo nostalgico e mi chiedo cosa sia in realtà la nostalgia. Sono sempre stata convinta che la nostalgia sia un sentimento preventivo. Qualcosa che si può  provare solo vivendo un momento incredibilmente bello e, mentre lo si vive, si ha la sensazione tangibile della sua caducità e si è presi da una morsa allo stomaco pensando al prossimo futuro in cui la bellezza del momento sarà solo un ricordo. Ora vivo tutti quei ricordi. Tutto ciò che l'esperienza universitaria mi ha dato in termini umani più che in termini culturali. Mi chiedo se sia davvero importante il lato umano di questa esperienza, dal momento che nessun datore di lavoro mi chiederà mai di esporre la mia esperienza umana. Ma poi mi rispondo che preferisco aver vissuto tutta l'umanità possibile prima di non potermelo più permettere.

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