venerdì 10 giugno 2011

Sport discrimina(n)ti

Ok. Sfatiamo questo mito.
Mi chiedo perchè debbano esserci sport di serie A e sport di serie B.
Perchè chi gioca a calcio è un figo, si merita uno stipendio che permetterebbe di comprare un villino Tramontana al mese (alternandolo con un panfilo...), mentre chi gioca, che so, a curling, si merita a stento una menzione di sfuggita alle olimpiadi invernali?
Io sono, per chi se lo stesse chiedendo, una vera campionessa negli sport sfigati e ci terrei a non essere discriminata per questo. C. mi prende sempre in giro e la nostra sfida a chi ha fatto più sport è palesemente a suo favore, ma...voglio dire, chi può vantare un'esperienza nel fantastico mondo del tchuckball? (so che la maggior parte dei miei lettori sanno di cosa si tratta, anche perchè forse un paio di loro hanno condiviso questa esperienza con me ma, dai...chi sa veramente cosa è il tchuckball?).
Cioè, tutti possono dire di aver giocato a basket o a calcio o a tennis (e lo dico da persona che ha provato almeno una volta tutti questi sport: a basket quando avevo sei anni, col maestro Silvio, di cui ero perdutamente inamorata, il calcio l'ho visto dalla porta dove venivo relegata e dalla quale guardavo la palla rotolare tranquillamente, a tennis durante le fantastiche vacanze sportive che hanno segnato la mia adolescenza, con risultati tutto sommato accettabili), ma chi può dire di aver giocato a tchuckball?
Questa polemica sterile è maturata con C. già da un pò, ma oggi, mentre la accompagnavo in stazione, sentendomi esclusa dalla conversazione, che verteva sul tema "mosse di judo: come si chiamava quella con movimento del piede e rovesciata?", ho proposto uno dei miei pochissimi meriti sportivi (sono stata campionessa provinciale di pesca sportiva) e sono stata impietosamente presa in giro.
E vogliamo parlare della regolarità? Venga, chi parla di relatività del tempo, a fare una gara di regolarità, per vedere la relatività del tempo applicata alla realtà. Perchè Einstein, per elaborare la teoria della relatività, non poteva non aver pensato alla regolarità. Ci penso tutte le volte che sono in macchina, a come sia davvero incredibile che un'ora voli in un lampo, mentre dieci secondi sono eterni. E in questo periodo funziona anche nella vita di tutti i giorni. Il tempo ha una elasticità che mi spiazza, il più delle volte. Mesi interi volati nel nulla e minuti che durano un'infinità. Poi mi metto nel letto la sera e penso che un'altra giornata è finita. Poi V. mi fa vedere le fotografie di questo inverno e mi dice è stato un anno bellissimo. Poi, parlando al telefono, le chiedo se si ricorda di quando questo inverno, al Central, parlavamo dell'assurdo e di come eravamo diverse solo sei mesi fa. L. ci ha sgridate dicendo che abbiamo perso un sacco di tempo, tra aula tutor e il resto. Ma io penso che quello che ho vissuto davvero sia l'esperienza. Cioè, credo di aver avuto tanto da questi sei mesi. E quando V. mi ha detto, l'altro giorno, che le sembrava che un'era fosse finita mi è venuta una gran tristezza. Perchè questa era finirà. Presto. E, magari una notte, tra qualche settimana, andrò a letto e penserò a stasera e mi sembrerà che tutto sia finito davvero. Ma ho deciso che prima di permettermi di pensare questo, voglio commemorare l'era dell'aula tutor. Il pezzettino della mia vita che ricorderò senza rimpianti, solo perchè è stato bello. Senza pensare "potevo, dovevo, volevo...". Solo perchè è stato bello. Solo allora potremo dire che l'era è finita.

Nessun commento:

Posta un commento