martedì 6 marzo 2012

L'incertezza della potenza

"Potenza". E' la parola do oggi. Che bella parola. Esprime tutto il senso di forza e di...ma si, chiamiamola aggressività, in senso un pò traslato, ma ci siamo capiti. Cioè, "potenza" è una parola forte, una parola che esprime perfettamente il suo significato in maniera quasi onomatopeica! Ma io intendo "potenza" in un senso diverso. Posizionerei questa parola esattamente dove deve stare, in bilico. E' una parola che esprime una situazione in bilico, in potenza appunto, tra l'essere e il non essere. Mi spiego. Una situazione in potenza è qualcosa che ha tutti i presupposti per esistere ma ancora non esiste. Esisterà? Boh. In potenza si. Ma questo bilico crea decisamente una incertezza. Ed ecco che il fantastico senso di forza che ci dava la parola "potenza" si trasforma inesorabilmente in un baratro nero di insicurezza e paura. No beh non esageriamo...Però un lieve ronzio all'altezza dello stomaco si. Un piccolo tarlo che rosicchia, una mosca che ronza insinuando il dubbio atavico intrinseco alla bilanciata situazione fifty-fifty. Cioè, quando ho il 50% di probabilità che una situazione si verifichi nella realtà ontologica è come se fossi su una bilancia in perfetto equilibrio. Ma a chi piacciono le situazioni in perfetto equilibrio? Sono noiose o, meno banalmente, sono statiche, indecise, incerte, nè carne nè pesce. Personalmente preferisco una situazione sbilanciata ma decisa, da una parte o dall'altra, al di qua o al di là del 50%. D'altra parte la situazione in potenza ha i suoi indubbi vantaggi: non rientra ancora nella parte fallimentare del 50%. E' ancora presente un buon 50% di possibilità di riuscita, che è un'ottima percentuale!
E quindi mi chiedo: vale la pena sbilanciare il contrappeso di un rapporto in potenza? V. che ha suggerito il titolo di questo post mi dice: "valuta i pro e i contro e agisci di conseguenza". Ma nel caso peculiare del rapporto in potenza i pro e i contro sono sfalsati! Non si può certo dire che il titolare di un rapporto in potenza non abbia nulla da perdere. Ha da perdere la potenza stessa, cioè quel 50% di probabilità di riuscita che, illusoriamente, potrebbero concretizzarsi in momenti più propizi. Un pò come una perdita di chance, ma senza la possibilità del risarcimento del danno, perchè una volta persa la potenza è perso tutto. E' un tipo di relazione "tutto o niente" come le contrazioni di certe fibre muscolari: l'intensità della contrazione del muscolo non è data dal numero di fibre che si contraggono ma dall'intensità con cui lo fanno, tutte insieme. Tutto o miente. Visto? E' la dimostrazione che questa teoria del rapporto in potenza ha tanto a che fare con il cuore. E, per citare qualcun altro, "non si vede bene che col cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi" (e nota bene "l'essenziale" non le cose importanti o le cose necessarie o altro...le cose essenziali!). E dato questo presupposto forse sarebbe più consigliabile chiudere gli occhi ordinari e agire secondo quello che vedono gli occhi del cuore. Come dice A., capire ciò che ci renderebbe felici e andare a prenderselo. Perchè alla fine, la riuscita dipende sì dal destino ma anche dalle spintarelle che decidiamo di dargli. E' un equilibrio precario tra azione e silenzio, con l'incognita della reazione. D'altro canto, come insegna l'esperienza: alcuni sogni sono desideri...altri si avverano.

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