sabato 7 gennaio 2012

Vergogna!

"Signora, sua figlia è appena morta, come si sente?"
"Signore, è preoccupato per suo figlio che è appena stato rapito?"
"Mi scusi, come si si sente a sapere che suo fratello è un serial killer perverso e crudele?"
"Signora, durante il processo guarderà negli occhi l'assassino di sua figlia?"
Ecco. Solo alcuni esempi virtuosi di giornalismo moderno. Oggi, nell'era del Grande Fratello che basa le sue ormai debolissime fondamenta sulle lacrime forzate e forzose di concorrenti sempre più anonimi, anche il telegiornale esordisce con queste amene domande. Immaginate la scena (del crimine): tua figlia imbrattata di sangue, morta, uccisa in casa sua dal fidanzato, il ragazzo che fino al giorno prima avevi ospitato a cena, quello per cui avevi praparato i regali di Natale. E la giornalista, sgomitando con tutti quelli che stanno cercando di scattare fotografie, allungare microfoni e registratori, non ha di meglio da chiederti che: "Signora, ma è triste?". NO! Sono contenta! Cavoli, l'ho pagato io per farla fuori, quella rompipalle!
Ecco, a quale titolo una domanda del genere rientra nel diritto di cronaca (locuzione ormai talmente abusata da aver perso qualunque significato..)? A chi, A CHI, interessa a titolo di cronaca, sapere se la signora è triste o no per la morte di sua figlia, ma soprattutto, chi mai potrebbe avere il dubbio, inevitabilmente da chiarire, che la signora non sia triste?!
Tutto questo sfogo nasce, oltre che dalle domande sempre più idiote dei giornalisti televisivi (che cercano, senza riuscirci, di trasformare la notizia in sensazione), anche dalla scelta di gusto e sensibilità operata dal sito del Corriere della Sera.
Inquadratura stretta, bianco e nero, immagine nitida: è un buco nero, contornato da terra. Scarpe di poliziotti e di periti tutte intorno al buco. Alcune corde calate nel nero. Al centro del buco, braccia e gambe aperte, una sagoma sformata e irriconoscibile, alla lontana riconducibile ad una forma umana. No, non è l'opening di un film horror. E' una delle 10-15 fotografie che il Corriere ha pubblicato sul sito. Fotografie mostrate duante un processo famoso, l'ennesimo processo mediatico. Sono le foto del recupero del corpo di Sara Scazzi.
Ora. Siamo proprio sicuri che queste foto siano protette più dal diritto di cronaca che dal segreto istruttorio? Meglio: siamo sicuri che queste foto siano protette più dal diritto di cronaca che dal comune senso del pudore, della decenza, del rispetto, della civiltà?
In Università mi hanno fatto leggere pagine e pagine, fiumi d'inchiostro, sulla definizione di "buon costume". Cosa è contrario al buon costume? Non si capisce mai, la dottrina e la giurisprudenza oscillano, come sempre, c'è addirittura chi dice che il "buon costume" sia una locuzione anacronistica. Beh,  a mio modestissimo parere, QUESTO è contrario al buon costume. Sotto tutti i punti di vista. La pubblicazione di foto del genere non è giustificabile in assoluto. E questo è il culmine dell'inutile sensazionalismo che la tv va ricercando in maniera intensva. E ma ormai non ne possiamo più. Quando vediamo la notizia sensazionale, lo spettacolo delle lacrime, del sangue e del sentimento cambiamo canale. Meno male. Certo, mi si potrebbe chiedere, ma chi ti ha detto di andartele a vedere le foto? Nessuno, non l'ho scelto io, mi sono comparse nella home page, sotto la scritta, probabilmente consigliata caldamente da un avvocato imbecille a scopo di sgravio di responsabilità: "Attenzione: immagini che potrebbero urtare la sensibilità". Grazie, Corriere, grazie perchè la mia giornata non avrebbe avuto senso senza vedere il corpo sfatto di una ragazzina che non riesce a trovare pace nemmeno nella morte. Grazie perchè non mi bastava "Quarto grado" che non ha di meglio da fare che intervistare, una settimana si e l'altra pure, Michele Misseri e farmi vedere, come il celeberrimo "occhio della madre", l'"occhio del PM" che indagatore si insinua nelle menzogne del mentitore seriale (puesta parte è del tutto inventata perchè, me ne vanto, non ho mai visto nemmeno una puntata di "Quarto grado"). Spero vivamente, sinceramente, che subentri una nuova generazione di giornalisti d'assalto, che sia in grado non solo di dare notizie coerenti con il DOVERE di cronaca (che è ben più utile e pregno del diritto, perchè è un impegno preso con tutti noi), ma anche che sappia mostrarci, ogni tanto il lato buono (che spesso è quello giusto) delle cose.

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