sabato 14 gennaio 2012

Note di qualità

Non ce la faccio più, ho bisogno di una valvola di sfogo (non vi preoccupate, non vi aspetta una pappardella sulla tristezza del mondo e la crudeltà della vita..).
E' che a volte si trova qualcosa di talmente bello che 1) si ha bisogno di condividerlo con tutti e 2) ogni volta, il contatto provoca una specie di contorsione intestinale, una cosa molto simile all'innamoramento, quando vedi una persona e ti compare un sorrisino scemo sulla faccia, cominci ad arrotolatri ciocche di capelli intorno alle dita e, appunto, il tuo intestino si ribella, ti passa la fame, ti passa il sonno e, cosa peggiore, non ti passa il sorrisino scemo.
Bene, io ho trovato la musica. Devo dire che da bambina (al di là di Cristina D'Avena, chiaramente) e da adolescente non ho mai avuto un gusto musicale propriamente definito. Quando mi chiedevano che musica apprezzavo mi mettevano sempre in crisi. La domanda sul cantante preferito era un vero supplizio perchè, finita l'era di Cristina D'avena, mi trovavo ad incurvare sgraziatamente gli angoli della bocca verso il basso, sollevare le sopracciglia e rispondere: boh! Andava un pò meglio con la domanda sulla canzone preferita, nel senso che c'è sempre stato un certo numero di canzoni che non mi dispiacevano, ma da qui a dire quale fosse quella che avrei fatto suonare al mio funerale perchè proprio mi faceva torcere il fegato, beh...boh!
Diciamo che però sapevo benissimo cosa non mi piaceva. Quasi tutto. La musica, al di là delle colonne sonore dei film (e sempre della cara Cristina, ovvio) non ha minimamente segnato la parte spensierata della mia giovinezza, non saprei nemmeno dire perchè.
Però ultimamente ho scoperto la musica. Forse è semplicemente successo che è cambiata la musica (chi fermerà la musica? l'aria diventa elettrica) e ora incontra i miei gusti.
In principio era Il Genio e un concerto al Twiggy di Varese, mi pare il 2 ottobre del 2010. Ero nella saletta nera, birra in mano, scarpe nuove, tacco vertiginoso, avevo appena finito di litigare, avevo le lacrime negli occhi e Alessandra è salita sul palco e ha cominciato a suonare. Mi è piaciuta subito, ho pensato: ecco è questa la musica che mi piace, dove è stata finora? Dopo Il Genio ci siamo distratti, ci siamo appartati a parlottare in corridoio, e intanto suonava un ragazzo con un sacco di capelli castani e una chitarra. Mentre parlavo mi raggiungeva un'eco sonora in sottofondo: "quando fai la spesa cosa comperi? Di che colore hai colorato i mobili?" chiedo a G. : "chi è questo?" E lui: "Dente. Mi piace. Questa canzone si chiama Buon Appetito". Quando sono tornata a casa, per prima cosa ho comprato su i tunes l'album del Genio e mi sono innamorata di ogni singola canzone. Poi ho cercato quella Buon Appetito, cantata da quel tipo strano che avevo visto di sfuggita. Ad un anno e mezzo di distanza Dente è protagonista del 50% delle mie conversazioni, ho frantumato l'anima a diverse persone dicendo quanto è bello di qui quanto è bello di lì, sono stata a vedere due suoi concerti, ho i suoi album, e per ascoltare il suo vinile ho fatto riparare il vecchio giradischi di mio nonno. Dente mi buca il cuore, parla al mio cervello, e non c'è nulla di più affascinante. Accompagna i miei viaggi in macchina e la mia mente viaggia oltre la strada che mi sta davanti, segue percorsi suoi, presenti nel passato, o forse nel futuro, compagno preferito della mia immaginazione.
Ma da quella volta, al concerto, quando ho pensato che quella (quella comunemente conosciuta come indie) era la musica che mi piaceva, ho anche approfondito i miei gusti in merito. Dopo Dente è arrivato Vasco Brondi, mi piaceva il nome che aveva dato al suo progetto musicale: Le Luci della Centrale Elettrica. Mi piace, anche se se la tira un pò troppo, i suoi testi sono un elenco di associazioni di parole improbabili e assurde, la musica è sgraziata e dissonante. Ma mi piace.
Dopo Vasco Brondi, I Tre Allegri Ragazzi Morti, Baustelle, PerturbAzione, con la bellissima cover di Belle e Sebastian "Portami via di qua sto male" (titolo poco allettante ma, credetemi, ne vale la pena) DiMartino, Non Voglio che Clara, Zen Circus, Vinicio Capossela (che non c'entra molto con l'ambiente Indie, ma lo annovero lo stesso).
Un paio di settimane fa mi sono approcciata a Brunori SAS. Ecco. Se Dente si può definire tranquillamente l'erede di Battisti, di certo, Dario Brunori è l'erede di Rino Gaetano. Voce rauca, parole urlate direttamente dallo stomaco alla gola passando per il cuore. Le canzoni sono dei piccoli gioielli, delle ministorie, perfettamente definite, emozionali, viscerali, quasi patologicamente nostalgiche. Non ho apprezzato Brunori subito. All'inizio, come le cose che amo di più, non mi piaceva per nulla, lo trovavo sgraziato e poco musicale. Poi l'ho amato. Al punto di sognarlo. Ma ho capito che era un genio quando, leggendo "Cosa volete sentire?", ho trovato nel suo racconto la mia teoria del silenzio (e con questo non mi sto dando del genio, ma diciamo che ho notato una certa affinità, tale da farmi esclamare sul treno di ritorno da scuola: "Geniale!").
Direi che, ad occhio e croce, il cantautorato italiano degli anni zero è fortemente influenzato dal passato: dalle influenze anni 70 di Dente e Brunori a quelle sfacciatamente anni 80 degli Ex-otago e PerturbAzione. E' anche abbastanza riottoso e scontento come si può ampiamente dedurre dai testi di Vasco Brondi e Baustelle. E' incredibilmente più attento al testo che alla musica, cosa che si può agevolmente desumere da tutte le esperienze dei succitati cantautori.
Seguire questo tipo di evoluzione musicale è un pò come fare gare di regolarità: nessuno sa di cosa si tratta e, fondamentalmente, le persone che trovi sono sempre quelle.
Certo, le valutazioni da fare sono molteplici quando si parla di un possibile "scatto di carriera" di queste piccole gemme preziose ancora sepolte della musica italiana. Prendiamo Dente. Cosa ne sarebbe di lui se partecipasse a S. Remo, come molti auspicano? Diventerebbe famoso, certo, magari vincerebbe giusto un premio della critica, verrebbe deriso da Striscia per il suo nome (forse anche per i capelli, che sarebbe ora di tagliare), verrebbe sottoposto ad un attacco mediatico di medie proporzioni. Sicuramente guadagnerebbe di più. Potrebbe ancora permettersi testi come quelli de "L'amore non è bello"? Si sentirebbe in dovere di essere più commerciale, qualche agente gli direbbe di essere meno monotono, più vendibile. Insomma, in tempo zero sarebbe rovinato. D'altronde è anche mia speranza personale che un talento del genere venga condiviso dal maggior numero possibile di persone, perchè se le cose funzionassero bene sarebbe lui ad avere successo, non gli amici di Maria. E questo discorso si può girare a tutti gli artisti succitati (nota dedicata ad una ragazza che vendeva i biglietti per una festa a cui ho partecipato mesi fa: io chiedo "Quant'è?" "20 Euro" "20 Euro?! Ma almeno è compresa la consumazione?" "No! Ma ci sono un sacco di artisti!".....Ecco, tesoro bello, se ti stai ancora chiedendo perchè ti sono scoppiata a ridere in faccia in quel momento, leggiti questo post...Per la cronaca, gli "artisti" erano del calibro di Dj Tizio, Rapper Caio, e Tamarro Sempronio, per culminare con uno di cui nemmeno ricordo il nome che ad un certo punto ha chiamato due ragazze del pubblico a ballare sul palco: Sara e Giada. Ecco Sara era abbastanza disinibita di suo, Giada, invece, più in carne e meno sciolta, era caldamente incitata dal fine galantuomo: "Dai Giada! Facci vedere il culo!").
Vi annuncio anche che a breve (spero) ospiterò una guest star sul blog, giusto per far approfondire questo argomento da un vero esperto, uno che ne capisce. Intanto compiti a casa: andare a cercare su youtube tutti i miei citati cantanti, ascoltare la vera musica italiana di ritorno dalla tomba e leggere "Cosa volete sentire?", domanda che dopo, inevitabilmente, porrete a voi stessi aprendo un vuoto interiore emozionale colmabile solo con note di qualità.

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