L'ho ritrovata! Dopo lunga ricerca ho ritrovato quella lettera pubblicata su Varesenews di cui forse ho parlato, in passato, anche in questa sede.
Studentessa Italiana lamentava, a suo tempo, che l'Insubria avesse esposto un avviso per comunicare la sospensione delle lezioni "a causa" e non "in onore" delle celebrazioni per l'Unità d'Italia. Scandalo! Posizione politica! Ne risponda il Rettore!
Ora, Studentessa Italiana, chiunque tu sia, non hai nulla da fare se non controllare la grammatica degli avvisi dell'Insubria? Confesso, mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. L'avviso l'ho scritto io. A due ore scarse dalla chiusura dell'ufficio, R. mi ha detto: "scrivi un avviso per la sospensione delle lezioni" e io l'ho scritto. Senza pormi troppi problemi sulla forma, sinceramente. Ho scritto "a causa" pensando ad un complemento di causa da riferire alla sospensione delle lezioni. Visto che ancora la nostra grammatica non prevede un complemento di onore (e grazie al cielo, altrimenti alcuni ne farebbero un uso spropositato!).
Mai più avrei pensato che qualcuno potesse ricondurre un misero avviso esposto in bacheca alla espressa volontà dei piani alti! Questo per rassicurarti, Studentessa Italiana. La tua università è patriottica e santifica le feste (anche quelle civili), non preoccuparti. Se poi ti riconoscessi in questo post e volessi venire a parlarne di persona, mi trovi in aula tutor tutte le mattine.
Cambiando discorso...Sto impazzendo. Davvero. Ho fatto una settimana a non mangiare e non dormire. Sarà l'amore, direte voi. No, sarà la tesi! Ormai ho ripetuto questa parola tante di quelle volte che non ha più senso. Tesi tesi tesi tesi. Chi mi sta intorno mi odia, non mi sopporta più perchè sono diventata una specie di bomba che esplode senza nemmeno accendere la miccia. Passo le giornate davanti al computer, cerco di far funzionare il cervello, di fare il punto della situazione (invano) e finisco per scaricare la mia frustrazione su questo blog. Alla fine serve anche a questo, no? Tutta la paura di cui parlavo negli scorsi post si è trasformata in ansia. Trasudo ansia. E con questo caldo è peggio, perchè trasudo anche nervoso. Nervoso e ansia. Senza la minima percezione dei miei comportamenti. Perchè mi rendo conto che a volte sono davvero cattiva, ma non ci posso fare nulla. Non riesco a parlare di niente. Non voglio parlare di vacanze, di luglio, di TESI, di laurea, di diritto amministrativo, di libri, di scuola, di lavoro, di futuro, di presente, di passato, di filosofia, del tempo, della perdita di tempo, di gare di regolarità, di Varese Campo dei Fiori e nemmeno di Lumezzane (che è a settembre), di casa, di pratica, di feste, di conviviali, di segretari rac, di compleanni, di programmi, di scadenziari e mansionari...Capite che, alla fine, gli argomenti di cui parlare rimangono veramente pochi. E non è detto che una volta intrapresi non finiscano direttamente nella lista nera. Chissà cosa si prova nel prendere la consapevolezza che la scuola è finita. Ma finita per davvero. Che non ricomincerà mai più, che settembre sarà solo un mese come un altro nel rullo che annualmente ci schiaccia...Forse è anche per questo che mi piacerebbe insegnare, perchè la scuola, in generale, ha avuto un peso talmente preponderante nella mia vita che non riesco a distaccarmene. La scuola è una sicurezza, una specie di guscio brutto e cadente, con crepe e impalcature, ma accogliente e mio. Mi ricordo che L., durante una delle prime lezioni di diritto romano aveva detto che lui invecchiava mentre noi avevamo sempre la stessa età. Era vero, e sul momento non ci avevo fatto caso. Finchè sei a scuola subisci una crescita controllata: sai che entri ad una certa età e che, se tutto va bene, esci ad una certa altra età. Ma uscita dall'università comincerò ad invecchiare (e spero che non succeda, come sostiene qualcuno, che le donne, dopo la laurea passano da "ragazze" a "vecchie"...) sul serio. Sarò nella schiera di quelli che crescono. Non più Isola che non c'è, ma triste realtà. E allora, per un logico procedimento di sillogismo, non credete sia giusto che passi dall'altra parte della cattedra?
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