Ok.
Oggi, in preda a non so quale delirio isterico, sono andata a fare la spesa all'Iper. Oggi. Per chi non se ne fosse accorto oggi è sabato. Per chiunque abbia un minimo di cervello "sabato" e "Iper" sono due parole che non stanno bene nella stessa frase...
C'era un delirio inimmaginabile. Ho capito che ho fatto un'idiozia a studiare giurisprudenza: qui vige la legge della giungla. Tra i due litiganti non gode il terzo, ma quello che ti spintona più forte. Vince la vecchietta che se ne infischia di averti sulla sua strada, ti atterra con una carrellata negli stinchi. Vince la coppia di tamarri che arriva con la Honda blu elettrico con i subwoofer a palla che si intrufola nel parcheggio che stavi aspettando disciplinatamente da mezzora (perchè la mamma con 4 bambini tra i 6 mesi e 3 anni ci mette una vita per stipare nel baule del suo minipullman una spesa che potrebbe sfamare un reggimento di alpini, mentre il marito si limita a tenere fermo il carrello aspettando con spasmodica impazienza di poter estrarre la monetina dal meccanismo di sicurezza).
Poi mi fanno morire quelli che portano i bambini al centro commerciale. Bambini con due settimane di vita che devono sorbirsi il chiasso e la confusione di un ipermercato il sabato pomeriggio. Ma perchè, povere creature? Per poi trovarsi costretti, all'ora della pappa (che cade ogni due ore) ad apparecchiare una panchina con scaldabiberon, dosatore del latte in polvere, acqua calda elemosinata al bar, e pargolo strillante in braccio!
E ancora, nello stress infinito che un posto del genere mi provoca, ho sentito fortissima l'esigenza di consultare un bravo avvocato. Sì, uno di quelli che attaccano direttamente la giugulare. Cosa direbbe Sacco, mi sono chiesta, dell'obbligazione generata dall'acquisto di un sacchetto di plastica? Se faccio la spesa e mi premuro di spendere 10 centesimi in più per uno di quei puzzolentissimi sacchetti ecologici (io e una signora in coda alla cassa abbiamo anche discusso sulla natura della puzza: io sostenevo ristorante cinese, lei pollo arrosto bruciato), quando l'obbligazione relativa al sacchetto può dirsi adempiuta? nel momento in cui ci metto dentro la mia roba? O è prevista una resistenza minima del sacchetto in questione che mi consenta di arrivare almeno alla macchina? Oppure ancora che tale resistenza sia estesa, nel tempo e nello spazio, fino al momento in cui riporrò la mia spesa in frigorifero? Quello che voglio sapere è: posso chiedere un risarcimento del danno causato dalla rottura del maledetto sacchetto tre passi dopo la cassa (tranciato di netto)? E posso chiedere il detto risarcimento commisurandolo al valore del sacchetto (10 cent), al valore della spesa persa e sparsa sul pavimento del supermercato, tra cui una bottiglia di birra esplosa, al danno emotivo causato dall'imbarazzante situazione (non uno che alzi un dito, comunque), al danno da ritardo (nel preparare la cena), per una somma complessiva pari al montepremi odierno del Superenalotto? Per intanto mi sono fatta dare un nuovo, puzzolente sacchetto...
Alla fine a che conclusione sei giunta? puoi o non puoi?
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