La giornata di oggi è cominciata con un bidone.
Sì, le mie amiche, quelle che vantano lo spirito avventuroso che dovrebbe contraddistinguere le Women on a Mission, hanno preferito dormire piuttosto che cominciare un'altra splendida giornata...e mi hanno lasciata da sola al bar con un messaggino a distanza di 3 minuti l'una dall'altra...Sicchè, derisa dal barista, me ne sono andata in Università dopo un solitario caffè.
Credo che oggi l'aula tutor sia stata teatro di uno dei più bassi spettacoli di pollaio mai visti (anche se credo che, impegnandoci, riusciremmo a raggiungere livelli anche inferiori). Il colmo è stato raggiunto quando A. è passato davanti alla porta aperta dell'aula trovandosi davanti il seguente fotogramma: M. che agitava la mia mano verso T. (new entry) e C. che gattonava sotto la scrivania, il tutto condito da un disordine abissale. Ora, per chi conosce A. (e sono certa che molti lettori lo conoscono) non dovrebbe essere difficile immaginare quanto ci siamo sentiti in imbarazzo e con quanta concitazione io cercassi una pala per scavare una fossa e sotterrarmi. Però C. ha detto che quando è passata davanti al suo ufficio l'ha visto sogghignare...col suo ghigno cattivo da lato oscuro della forza. Che poi, dopo la battuta che ha fatto oggi su L., ha perso ogni rispetto che potevo avere per lui...cioè si merita di essere eliminato dal novero dei nostri supereroi, come minimo.
La mission del pomeriggio: in gita al lago sui tappeti elastici.
Ebbene si. Trovo che ci sia qualcosa di poetico e di patetico (che poi, in realtà, che distanza cè tra il poetico e il patetico? Non è forse poetico e patetico insieme Chaplin? Va beh...) in tre giuriste quasi laureate che saltano sui tappeti elastici.
Forse è questa la nostra licenza poetica, quel quasi. Quel non ancora. Il vuoto allo stomaco della fase discendente del salto è una sensazione molto simile a quella fiammella che brucia al livello del cardias di cui parlavo qualche post fa. Una specie di ansia da cambiamento, ansia positiva, ma pur sempre ansia.
E non è detto che, nella vita, ci sia sempre una rete elastica sulla quale cadere. Ma l'emozione che si prova nel tendere verso il cielo, anche in un banale salto...vuoi mettere?
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