Bene. Eccoci qui.
Ieri sera sono stata ad una delle più noiose conviviali della storia (se la gioca con quella sull'Africa...). Abbiamo cominciato a mangiare all'alba delle 10 e mezzo (almeno la relazione sull'Africa l'avevamo ascoltata a stomaco pieno..).
Nonostante tutto, ho trovato piacevoli spunti da condividere con voi.
Il tema della serata oscillava tra il sociologico e lo psicologico mantenendo come sfondo il trattamento dei c.d. "nuovi sintomi" di psicosi che affliggono il nostro tempo (tossicodipendenza, anoressia etc.).
Il Relatore sosteneva che la nostra società capitalista e consumista ci spinge a concentrare la nostra attenzione su qualcosa che in realtà non ci appaga. Ciò, secondo il suo pensiero, formatosi sulle teorie psicanalitiche Freuidiane, è dovuto al venir meno dell'importanza della figura paterna, non solo all'interno del nucleo famigliare, ma anche nella società intera, con riferimento ad alcune figure analoghe (il Papa, il Presidente della Repubblica...). Questa mancanza del padre come figura di "leader carismatico", ci impedirebbe di riconoscerci in movimenti, come dire, di identità collettiva, come lo Stato, il Cristianesimo, il Comunismo...
Ora, tralasciando ogni mio personale commento o critica sulle teorie Freuidiane, durante la relazione, mi è sorta spontanea una domanda.
Alberoni (sto leggendo "Innamoramento e amore"), sostiene che l'innamoramento è lo "stato nascente di un movimento collettivo a due" ove, per movimento collettivo si intende proprio uno di quei fenomeni di identità collettiva di cui parlava il Relatore, come lo Stato, il Cristianesimo, il Comunismo. Ovviamente l'innamoramento tra persone sarebbe una versione infinitesimale di un movimento collettivo, che prevede la presenza di due soli individui; ma Alberoni sostiene che i meccanismi che ci spingono verso un altra persona sono gli stessi che ci spingono ad identificarci in una determinata ideologia che prevede la presenza di un "leader carismatico".
Dunque, compiendo un semplice sillogismo, se il nostro illustre Relatore sostiene che non siamo più capaci di identificarci in un movimento collettivo, significa che non siamo più capaci di innamorarci?
Ho posto la domanda a T., sottovoce, mentre il Relatore continuava a elucubrare. Lei mi ha risposto che il numero di matrimoni è inversamente proporzionale al numero di divorzi e che quindi la risposta scontata è sì.
Ma, a ben pensare, ciò che porta avanti un matrimonio (ci tengo a sottolineare che comunque io intendevo "innamoramento" in senso più lato...qui bisogna specificare tutto, altrimenti passo per la solita donnetta che non sa fare altro che parlare di "amore romantico" e tutta la serietà del mio discorso si trasforma in tristissima banalità) non è l'innamoramento ma l'amore, che subentra, sempre per Alberoni, in un momento successivo ed è un sentimento un pò più...intercambiabile. Quindi, se mai, il dato riportato da T. dimostra che non siamo più in grado di provare amore.
Io invece intendevo sostenere che, forse, questa crisi delle istituzioni, delle grandi ideologie, è dovuta al fatto che nulla più ci scuote, tutto è noia (non "tutto il resto"...proprio tutto tutto), tutto è uguale, aborriamo il conformismo, alla continua ricerca di una identità personale e non sociale, immersi in un mondo che non fa altro che propinarci una serie di stereotipi infinitamente più conformati di quelli che rifiutiamo con tanta convinzione.
Il Relatore lamentava che tutti, in preda a questa "mania di sentirsi speciali e unici", pretendono che anche i loro sintomi siano unici. Secondo il suo eminente parere, sarebbe auspicabile un ritorno al conformismo in pieno stile Mao (non in senso politico...semplicemente era un'immagine che secondo me rendeva bene l'idea..).
Quando ho raccontato questa cosa a V., mi ha risposto che tutti sono speciali. Che sia questo il conformismo moderno? Se tutti siamo speciali, in fondo, è come dire che non lo è nessuno.
Eppure è difficile negare, secondo me, che certe persone siano speciali, che abbiano più carisma di altre. Al di là del carisma, comunque, sono sempre più convinta che quello che fa davvero la differenza siano le esperienze.
"Balliamo" "Perchè?" "Per poterlo ricordare" (vi sfido ad indovinare la citazione ma, per inciso, ci tengo a dirvi che credo che questa sia una delle cose più romantiche che un uomo possa dire ad una donna. Riformulo: credo che questo sia uno dei concetti più romantici che un uomo possa esprimere ad una donna...non impuntiamoci sulla danza..). E' l'assunto mentale che ho messo in pratica oggi con V. e C. quando, in un'Università completamente deserta, abbiamo fatto le corse per i corridoi con le sedie dell'aula tutor. A volte si fanno cose che non hanno senso ma che vale la pena sperimentare per il solo fatto di poterle ricordare. E poi, come ha detto V.: "Chi altro può dire di averlo fatto?".
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